Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot


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Eutanasia illegale: alcune considerazioni non popolari.

La filosofia è sguardo creatore dell’orizzonte; sguardo in un orizzonte (Zambrano, L’uomo e il divino, p. 245)

Il conflitto etico e le buone ragioni.

Nel convulso e caotico crocevia dei recenti eventi internazionali (Afghanistan), delle polemiche interne su vaccini e greenpass, ancora freschi di campionato europeo appena vinto, c’è un movimento referendario che sembra aver raggiunto la soglia delle 500mila firme, tappa fondamentale per potersi validamente candidare a momento di convocazione dei seggi. È la proposta chiamata “Eutanasia legale”, sulla quale svolgerò in questa sede alcune veloci ed efficaci considerazioni non popolari, ovvero che non piaceranno ai più, e probabilmente proprio ai promotori referendari e ai loro molteplici sostenitori, tifosi e partigiani.

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Cosa può generare una crisi economica e sociale?

L’emergenza pandemica non avrà solo delle conseguenze sulla salute nei vari Stati, ma andrà ad incidere notevolmente sulle comunità dal punto di vista economico e sociale. Tanto è vero che, tutti gli istituti economici più qualificati mettono in evidenza la perdita dei P.I.L. dei singoli Stati, con delle conseguenze notevoli nella società.
A fortiori, già nella fase di massima espansione del virus in Italia,  si notavano delle spinte disgregatrici nella società, a causa delle mancanza di efficacia della Pubblica Amministrazione nel distribuire aiuti economici alle fasce sociali più colpite e in difficoltà.
Ebbene, in questi mesi sono andati formarsi sull’onda emotiva della crisi dei veri e proprio movimenti “ liquidi”, come forma di protesta nei confronti delle Istituzioni nazionali e sovranazionali.
Va pure evidenziato, come nei periodi di crisi economica è consuetudine il formarsi di movimenti sociali, che possono avere diverse caratterizzazioni, ma tutte hanno un elemento comune che è il sovvertimento dell’ordine politico e sociale.
È dirimente, prendere in considerazione che l’eventuale crisi economica che deriverà dall’emergenza pandemica, si andrà ad aggiungere ad altri fattori, quali la crisi della globalizzazione e del paradigma economico e sociale neo-liberale, i quali avevano già determinato la crisi economica del 2008, da cui alcuni Stati, come l’Italia, non erano del tutto usciti.
È  fondamentale immaginare una ricostruzione di una società intermediata non solo dal punto di vista formale, ovvero con la nascita di nuovi corpi intermedi, ma risulta opportuno che si sviluppino nuove visioni e nuovi manifesti politici e culturali delle varie grandi ideologie, dal momento che in questi anni è venuta a mancare la funzione delle formazioni sociali nel nostro Paese, generando degli impulsi estremisti e disgregatrici che possono portare a conseguenze, molto spesso non immaginabili.
Ciò che è avvenuto nelle Piazze di Milano e Bologna, ovvero le manifestazione dei gilets arancioni, nonostante i numeri modesti che hanno fatto registrare, non possono essere, però, sottovalutate dal momento che in mancanza di formazioni sociali, che mitigano gli istinti e la rabbia dei cittadini, a causa delle difficoltà economiche, possono determinare scenari che ad oggi sono impensabili ed inimmaginabili, ma che negli anni possono avere risultanze differenti.
D’altronde, un esempio lampante è possibile rintracciarlo nel movimento dei Gilets Jaunes, che è nato nel 2018  per l’aumento dei prezzi sul carburante, ma in pochi mesi la protesta è diventata uno scontro sociale, dal momento che i gilets gialli rimarcavano nel loro manifesto e nelle proteste in piazza lo status delle classi più deboli, rivendicando maggiori diritti sia nell’ambito lavorativo che socio-economico. 
Altresì, nonostante potrebbe sembrare un paragone lontano e molto risonante, ma le istanze e le rivendicazione sia dei Gilets Jaunes che dei Gilets Arancione, fino ad arrivare al V-Day, sono confrontabili al manifesto del movimento dei fasci del 1929.
È lapalissiano che non si vuole esprimere giudizi o caratterizzare i movimenti odierni, con ciò che è avvenuto nella prima metà del ‘900, piuttosto è stimolante per la discussione posta in essere mettere in evidenza dei tratti comuni, seppur con parabole e risultanti diverse tra esse.
In conclusione, il ragionamento centrale  e rilevante da prendere in considerazione è che questi movimenti i quali hanno una forte spinta sociale, proveniente dalle criticità sociali non possono essere caratterizzate ed inquadrate in un unico “ campo politico”, bensì la particolarità è proprio la provenienza culturale, sociale e politica trasversale degli attivisti e dei cittadini che aderiscono a suddetti movimenti. Continua a leggere


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Arrischiarsi a sapere l’oggi. Invito alla lettura di Ivano Dionigi, “Osa sapere. Contro la paura e l’ignoranza” (Solferino, Milano 2019)

È possibile oggigiorno pensare ciò che ci circonda e ci interpella, senza cedere a infingimenti o a sterili etichette? Si può in un qualche modo osare di più, nel tentativo di renderci meno alieno questo complesso presente? Di certo Ivano Dionigi nel suo Osa sapere. Contro la paura e l’ignoranza (Solferino, Milano 2019) non solo ne accerta l’eventualità, ma ne dimostra soprattutto l’impellente occorrenza. A fronte delle sfide che il nostro tempo ci impone si rivela sempre più necessario «abitare la domanda», senza accontentarsi di frequentare fugaci e superficiali opinioni. Aprirsi finalmente ai «perché interrogativi» (p. 13) significa non solo nutrire una curiositas rivolta a ciò che è vero (e non solo verso ciò che appare ovvio), ma anche prospettare la retta condizione sotto cui germogli il sapere: non c’è vera risposta che non derivi da un interrogativo posto correttamente. Continua a leggere


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La società libera – Terza parte

[Leggi la seconda parte]

> Vito J. Ceravolo*

La libertà, per essere completa,
deve recare con sé non soltanto la mera
assenza di repressione, ma anche la
possibilità di autorganizzazione
.
H. Tawney[1]

 

Abstract: Applicazioni preliminari della libertà ai rapporti sociali.

Indice:

PRIMA PARTE – COMPOSIZIONE DELLA SOCIETÀ LIBERA
1. Dall’universo alla società. 2. Libertà deontologica e scontri. 3. Libertà positiva e negativa. 4. Libertà sociale. 5. Libertà personale. 6. Libertà matematica (facoltativo).

SECONDA PARTE – MOVIMENTI DELLA SOCIETÀ LIBERA
7. Tendenze della società libera. 8. Limiti positivi della società libera. 9. Limiti negativi della società libera. 10. Limiti della società libera. 11. Doli e mali della società libera. 12. Vantaggi e beni della società libera.

TERZA PARTE  – VITA E PRATICHE DELLA SOCIETÀ LIBERA
13. Libertà e bene. 14. Libertà economica. 15. Libertà etica. 16. Libertà tecnica. 17. Libertà clandestina. 18. Conservazione della libertà individuale e collettiva.

QUARTA PARTE  – DIRITTO E NATURA DELLA SOCIETÀ LIBERA
19. Libertà macroindividuale. 20. Libertà politica. 21. Libertà e diritto. 22. Libertà e schiavitù. 23. Libertà naturale. 24. Libertà universale.

PROLOGO
25. Esiste la libertà?

QUARTA PARTE
DIRITTO E NATURA DELLA SOCIETÀ LIBERA

19. Libertà macroindividuale

Dire che la società è la manifestazione dei suoi individui e collettività, significa dire che la partecipazione di un gruppo di individui in un macro individuo è una società, espressione della libertà e coercizione di ogni suo membro: la libertà individuale e collettiva sono le parti della libertà sociale, di questo macroindividuo che alla libertà del mondo si riconduce – Regola XXIII. Continua a leggere


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Generazione Erasmus. Un libro Oaks di Paolo Borgognone

di Francesco Brusori

[Paolo Borgognone, Generazione Erasmus: i cortigiani della società del capitale e la “guerra di classe” del XXI secolo, OAKS Editrice, 2017]

Generazione Erasmus COVER

Non è la prima volta che mi trovo a proporre pubblicamente una recensione letteraria. Per Filosofia e Nuovi Sentieri (FeNS) ho potuto infatti curare diverse pubblicazioni di questa natura. Tuttavia, diversamente dal passato, ci tengo a formulare una breve chiosa iniziale per amor di chiarezza e per non tradire quell’onestà intellettuale che apprezzo in molti intellettuali di personale riferimento e che cerco sempre di rispettare nel mio modesto lavoro, in prima persona. Dunque, rispettosamente sia nei confronti dei lettori, non meno che dello stesso autore di quest’opera, e anzitutto di me stesso, vorrei fissare alcuni punti introduttivi che determineranno non l’esposizione contenutistica, quanto più quella formale del mio intervento. Ho letto con interesse l’elaborato assai documentato di Borgognone sapendo fin dall’inizio di non approcciare certo un lavoro che avesse le mie medesime posizioni filosofiche, politico-sociali – nel senso più generale possibile –, nondimeno l’obiettivo vocazionale che molto umilmente perseguo non solo nella collaborazione portata avanti con passione con la rivista FeNS, ma anche nella vita è il comprendere. Per dirla à la Spinoza: “né piangere né ridere, il comprendere”. Ragion per cui non disdegno affrontare letture lontane dalla mia prospettiva, la quale va formandosi a fronte della mia esperienza singolare, e di studio e di vita materiale. Alla luce di questa generale e vincolante condizione a cui rispondo desidero quindi portare in superficie, con questa mia recensione, il contenuto che l’Autore ha obiettivamente curato e dettagliato. Ovviamente, soltanto gli snodi maggiori della trattazione Generazione Erasmus entro i confini di una contenuta recensione. Detto ciò, però, verrei meno alla mia soggettività non solo in qualità di lettore, bensì pure di persona pensante – o che almeno tenta di esserlo – qualora non mi ponessi con sincerità in dialogo con quanto letto e, mediatamente, con l’Autore. Così, al fine di tenere insieme queste diverse volontà senza fare confusione, proporrò un’esposizione nella quale quel poco che per spazio posso dire per definire alcuni miei pensieri ‘per contro’ o ‘in linea con’ le idee dell’Autore sarà opportunamente evidenziato come tale, ossia in quanto ‘personale’ e che non deve risultare per il lettore come uno statuario movente per declassare l’intero componimento letterario. Continua a leggere


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L’integrazione come garanzia dell’identità culturale

di Domenico Di Maura*

“L’integrazione come garanzia dell’identità culturale”

Abstract

L’integrazione sociale di persone di culture diverse è una problematica, sebbene già presente nelle società del passato, oggi più che mai attuale, soprattutto nei paesi europei. Un’attenta analisi del problema potrà sicuramente aiutare a comprendere meglio quali elementi siano in gioco, e quale atteggiamento teorico adottare nella nostra società sempre più multietnica, affinché sia realizzabile una pacifica convivenza tra persone di cultura differente.
L’argomento principale dell’articolo espone la relazione tra integrazione e identità culturale, e tenta di confutare l’idea che l’integrazione di persone con culture differenti possa nuocere l’identità culturale di un individuo. Tale idea è capovolta: è proprio l’integrazione che permette all’immigrato di acquisire buona parte della cultura della maggioranza, e contemporaneamente di proteggere l’identità culturale di autoctoni e immigrati.
Il quesito sulla possibilità di una integrazione, invece, è stato completamente tralasciato.
L’esame del problema è stato condotto partendo da una distinzione di diversi concetti. Lo studio è accompagnato da numerosi esempi sulle politiche attuali di alcuni Stati, ed è coadiuvato da fonti autorevoli, tra cui la filosofa Martha C. Nussbaum, le cui ricerche, sebbene non si occupino principalmente di integrazione, sono state di ottimo supporto per l’analisi di questa complessa tematica.
Le proposte dell’articolo non hanno la presunzione di risolvere facilmente il problema dell’integrazione sociale dell’individuo. Infatti, non vengono proposte politiche di integrazione sociale, bensì delle idee-guida per la politica attuale, affinché possa affrontare questo problema nel pieno rispetto dei diritti, e della cultura, degli individui appartenenti ad una minoranza etnica.

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Filosofia della precarietà del filosofo odierno. Recensione di ‘Filosofia precaria’ di G. Stamboulis

>Francesco Brusori*

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(G. Stamboulis, Filosofia precaria, il Vicolo, Cesena 2017)

Il saggio di Giorgio Stamboulis introduce subito un quesito stringente, che richiede un ingresso ex abrupto del cogito:«cos’è oggi la filosofia?» (p. 13). E altrettanto violentemente si scarica la risposta: «una grande assenza» (ibid.). Infatti sembra che eminentemente ‘contemporaneo’ sia il problema della filosofia, ovvero il fatto che la filosofia stessa costituisca una grande problematica.
Seguendo l’autore, è evidente che lo status proprio della filosofia versi in una condizione critica. Essa, oggigiorno, si presenterebbe quasi del tutto schiacciata dall’immane peso del suo aulico passato e pronta a soccombere dinnanzi all’orizzonte futuro. Forse perché d’altronde un sapere troppo vasto annienta con la stessa naturalità con cui una tradizione troppo venerabile finisce per immobilizzare ogni intento. In una tale situazione non resta che il naufragio. O meglio: di fronte alla grandezza vincolante del trascorso, risulta – per parafrasare un celebre verso di G. Leopardi – «dolce il naufragar» nel mare magnum dell’avvenire, nel quale però si penetra senza alcuna guida capace di indicare la via nel nuovo stato di cose. E la perdizione della coscienza filosofica non può che avvenire nella persona del filosofo. Continua a leggere


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La filosofia radicale. La proposta helleriana di un’utopia concreta

> di Alessandra Peluso*

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Una grande maestra di filosofia, certamente, può definirsi Ágnes Heller: esponente di spicco della Scuola di Budapest, allieva di Lukàcs, scrive per noi, per le attuali generazioni “La filosofia radicale. Il bisogno di un’utopia concreta e razionale”, edita da Pgreco Edizoni, Milano. Un testo che riconosce nella filosofia il valore universale di bisogno, una necessità di muovere dalle radici storiche, dalle origini, per proporre una soluzione. Heller prospetta un aiuto sostanziale e concreto nella filosofia. “La filosofia è il demiurgo”, scrive ad un certo punto Ágnes Heller, “essa esige che il mondo diventi la patria dell’umanità”. E non è solo una pretesa, aggiunge la filosofa, ma qualcosa che può accadere, realizzarsi perché la filosofia è democratica, è un bisogno di tutti. Ciascun uomo dotato di ragione partecipa alla discussione filosofica. Un’idea regolativa, quella di Heller, che poggia tra l’essere e il dovere, tra l’apparenza e l’essenza, l’opinione e il sapere.
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Dalla rivoluzione alla democrazia del comune. Un saggio Cronopio a cura di Alessandro Arienzo e Gianfranco Borrelli

> di Paolo Calabrò

Al tempo della fine dell’ideologia, questa non muore: si fa trasparente. “Scompare”, sì; ma solo alla vista. Ecco che con la conclusione dell’utopia comunista (ma è veramente conclusa, quell’esperienza? O non ha forse soltanto – come sostiene ad esempio Boris Groys – cambiato pelle?), non rimane che il fatalismo neoliberista (quello per il quale questo mondo è il meno peggiore dei mondi possibili, perché… non ci sono alternative) e, con esso, l’asservimento dell’uomo al meccanismo della macchina economica. Qualunque cosa si pensi
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Sulla creazione politica, critica filosofica e rivoluzione. Un saggio EIR di Emanuele Profumi

> di Guido Grassadonio*

Il volume Sulla Creazione Politica, critica filosofica e rivoluzione, di Emanuele Profumi, edito da Editori Internazionali Riuniti (EIR), si colloca in perfetta continuità con i precedenti lavori dell’autore. Da un lato l’interesse per la filosofia di Cornelius Castoriadis richiama la monografia dedicata al filosofo greco edita da Mimesis nel 2010 (E. Profumi, L’autonomia possibile. Introduzione a Castoriadis, Mimesis, Milano 2010) dall’altro l’interesse per le vicende politiche dell’America Latina ed il Brasile in particolare continua quanto iniziato con Il Passo del gigante. Viaggio per comprendere il Brasile di Lula, edito da Aracne nel 2012. Continua a leggere


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Epifania animale. Un saggio Mimesis di Roberto Marchesini

> di Paolo Calabrò

Roberto Marchesini non si perde in chiacchiere ed apre il suo ultimo Epifania animale. L’oltreuomo come rivelazione con la domanda: «Esistono gli animali?», con l’intento esplicito di rivedere da cima a fondo il paradigma specista basato su una presunta essenza dell’uomo completamente eterogenea rispetto a quella animale: l’uomo e l’animale non sono né lo stesso né, reciprocamente, il “totalmente altro” di certa teologia. L’antropocentrismo che ha caratterizzato l’esperienza intellettuale dell’uomo fino ad oggi (pure in mezzo alle tante burrascose e dolorose corrosioni, dall’eliocentrismo all’evoluzionismo), va rivisto in profondità e, forse, completamente cassato. Per almeno due buoni motivi (e con ciò volendo sorvolare

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Pazienza. Un libro Mursia di Luciana Regina

> di Paolo Calabrò

Tutti i giorni facciamo i conti con la pazienza. Più spesso, magari, con la sua mancanza. Sembra già difficile mantenerla (figuriamoci poi provare ad aumentarla con l’“allenamento”), eppure siamo solerti nell’additare gli impazienti (per non parlare degli irascibili). Ma nonostante ci siamo abituati, difficilmente sapremmo dire di che si tratta, da dove venga, come si conservi: chi volesse cimentarsi ad indagare questi aspetti trovare ben poco materiale a disposizione. In più, trattandosi di un’umana virtù, occorre una riflessione che parta, sì, dalla teoria, ma che sia utile (anzi, applicabile) alla pratica quotidiana: un esercizio di “filosofia in pratica”

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