Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot


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I conti con il male. Ontologia e gnoseologia del male secondo Giuseppe Brescia

> di Gianfranco Bosio*

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Dopo Il vivente originario (Albatros, Milano, 2013 con nostra “Prefazione”), e Tempo e Idee (Gazzaniga ed., Milano 2014), in questo suo ultimi e recentissimo libro Giuseppe Brescia (che tra l’altro è Presidente della “Libera Università G.B. Vico” di Andria ed è stato anche insignito dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica), ci presenta una nutritissima rassegna di vedute e di risposte di grandi pensatori come Kant, Schelling, Nietzsche, Heidegger, Pareyson riguardanti la grande domanda sul “perché” del male nel mondo, nelle sue forme di “male metafisico”, “male morale” e “male fisico”. In primo piano si staglia la figura di J.F. Schelling, fra i cui scritti emerge soprattutto il trattato del 1809, Ricerche sull’essenza della libertà umana del 1809. Brescia rileva come il male sia intimamente ed essenzialmente connotato dalla libertà della volontà e dalla sua originaria spiritualità. Continua a leggere


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Epifania animale. Un saggio Mimesis di Roberto Marchesini

> di Paolo Calabrò

Roberto Marchesini non si perde in chiacchiere ed apre il suo ultimo Epifania animale. L’oltreuomo come rivelazione con la domanda: «Esistono gli animali?», con l’intento esplicito di rivedere da cima a fondo il paradigma specista basato su una presunta essenza dell’uomo completamente eterogenea rispetto a quella animale: l’uomo e l’animale non sono né lo stesso né, reciprocamente, il “totalmente altro” di certa teologia. L’antropocentrismo che ha caratterizzato l’esperienza intellettuale dell’uomo fino ad oggi (pure in mezzo alle tante burrascose e dolorose corrosioni, dall’eliocentrismo all’evoluzionismo), va rivisto in profondità e, forse, completamente cassato. Per almeno due buoni motivi (e con ciò volendo sorvolare

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Pazienza. Un libro Mursia di Luciana Regina

> di Paolo Calabrò

Tutti i giorni facciamo i conti con la pazienza. Più spesso, magari, con la sua mancanza. Sembra già difficile mantenerla (figuriamoci poi provare ad aumentarla con l’“allenamento”), eppure siamo solerti nell’additare gli impazienti (per non parlare degli irascibili). Ma nonostante ci siamo abituati, difficilmente sapremmo dire di che si tratta, da dove venga, come si conservi: chi volesse cimentarsi ad indagare questi aspetti trovare ben poco materiale a disposizione. In più, trattandosi di un’umana virtù, occorre una riflessione che parta, sì, dalla teoria, ma che sia utile (anzi, applicabile) alla pratica quotidiana: un esercizio di “filosofia in pratica”

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Karl Jaspers e la politica. La lucida analisi di Elena Alessiato

> di Pietro Piro

«La concordia raggiunta discutendo insieme e comprendendoci gli uni con gli altri porta a quella comunità che resiste»

Karl Jaspers, Die Schuldfrage.

Alessiato

I.

La straordinaria densità di analisi e la profonda volontà di comprendere alla radice le implicazioni del pensiero politico di Karl Jaspers costringono il lettore del libro di Elena Alessiato, Karl Jaspers e la politica. Dalle origini alla questione della colpa, Orthotes Editrice, Napoli 2012, a un intenso sforzo di attenzione e di partecipazione intellettuale. L’autrice cerca di superare – e a mio avviso il tentativo è perfettamente riuscito – il pregiudizio secondo il quale l’interesse per la politica di Jaspers sia successivo alla fine della seconda guerra mondiale. Perché: «se ampiamente trattati sono gli ambiti della psicologia, della riflessione medica, della filosofia in tutte le sue declinazioni, inesplorato dal punto di vista dell’interesse politico rimane il periodo precedente, quello compreso tra lo scoppio della Prima Guerra mondiale e la conclusione della Seconda» (p. 9).

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