
Cambiare le cose
Abbiamo appreso qualcosa anche sul piano collettivo, oltre che personale? Michel Houellebecq è chiaro al riguardo: «Non credo neanche per mezzo secondo alle dichiarazioni del genere “Nulla sarà più come prima”. Al contrario, tutto resterà esattamente uguale». Ma non sono in molti a pensarla così[21]. Siamo stati sommersi dai commenti di chi ha voluto vedere nell’evento pandemico un’occasione per riflettere sullo stile di vita cosiddetto occidentale: riguardo al lavoro (sempre più diffusamente agile, nelle previsioni), all’economia (che dovrebbe recuperare una sobrietà — ove mai ne abbia avuta una — foriera di ritmi meno forsennati e una maggiore giustizia distributiva), alle relazioni umane (che sembrerebbero tornare a essere un valore fondante, a dispetto delle mille tecnologie che ci tengono a distanza dietro gli schermi), al ruolo dello Stato: «Oggi le persone chiedono allo Stato di funzionare sempre di più e sempre meglio, e si pentono di aver permesso che si tagliassero la sanità pubblica e la ricerca, e si affidasse al mercato tanta parte, quasi tutta, della loro vita. E scoprono l’impossibilità di salvarsi da soli. Essere responsabili verso gli altri, aiutare gli altri a salvarsi, è la condizione per salvare se stessi» (Andrea Ranieri, Il prezzo della pandemia). Un rilievo particolare ha assunto il problema ambientale: qualcuno ha visto il virus come messaggero di una natura intenzionata a prendersi una specie di rivincita sull’uomo ovvero, in termini meno antropomorfici, di una natura che torna a una vita meno inquinata dalle mille deiezioni umane. Così ad esempio Galimberti[22]: «Sono assolutamente convinto che c’è una stretta correlazione fra l’espandersi di questo virus e il modo in cui abbiamo ridotto la Terra. Non possiamo fare della Terra quello che vogliamo, siamo passati dal suo uso alla sua usura. Fenomeni come la deforestazione, la strage animali, la contaminazione delle acque e dell’aria, tutto c’entra in quello che sta accadendo. [La Terra] si sta vendicando, la trattiamo troppo male». Nello stesso solco Paolo Giordano, nel suo Nel contagio, profetizza — seppur in maniera scientifica; con la scientificità che ci si può permettere in un volumetto di sessanta pagine — che non solo avremo altre crisi come questa, ma che «quanto sta accadendo con la Covid-19 accadrà sempre più spesso. Perché il contagio è un sintomo. L’infezione è nell’ecologia».
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