> di Paolo Calabrò
It Follows, di David Robert Mitchell (2014), si apre con una ragazza che fugge da qualcosa di invisibile: un minuto dopo, l’inseguimento ha termine sulla spiaggia, dove la vediamo uccisa brutalmente. Dopo questo prologo, si passa alla storia di Jay, che esce con Hugh, un ragazzo conosciuto da poco. Una sera i due ragazzi si appartano in macchina e hanno un rapporto sessuale; in seguito, Hugh spiega alla ragazza di essere stato perseguitato da un’entità malvagia, e che l’unico modo di liberarsene è fare l’amore con qualcuno. Ora che Hugh ha passato a Jay la maledizione, sarà lei a essere inseguita, finché non troverà qualcuno col quale avere un rapporto. Attenzione, però: se questi muore, la maledizione torna indietro e, con essa, il persecutore.
La critica, unanimemente entusiasta, ha proposto del film varie interpretazioni. Si è parlato di IT (l’entità che segue le persone per fargli del male) come dell’“incarnazione del Male assoluto”; come metafora delle malattie sessualmente trasmissibili; come ciò di cui si ha paura perché ignoto e privo di senso; come metafora della condizione umana mortale. Nessuna di queste mi convince a fondo, di seguito spiego perché. E propongo una nuova interpretazione che a mio avviso è in grado di reggere alle critiche tenendo uniti tutti i pezzi. Continua a leggere