Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot


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Sistemi biologici; sistemi tecnici. Parte seconda

3. noi siamo i Suoi ricordi

Il pensiero e il linguaggio di Jean-Francois Lyotard hanno spesso un’influenza tanto particolare quanto profonda sui lettori interessati a trovare risposte sulla questione della modernità e del suo superamento. Yuk Hui riconosce in Lyotard un riferimento, e gli dedica un capitolo – Anamnesi del postmoderno, forse il più oscuro. In esso è centrale il tema del passaggio e della possibilità del passaggio come Durcharbeitung, farsi-strada-attraverso l’inconscio tecnologico oltre la modernità. In Freud, la Durcharbeitung (anamnesi) è quel momento della terapia in cui il paziente deve essere messo in grado di riconoscere le resistenze psichiche non inscritte, ovvero quel contenuto che non si manifesta alla memoria ma che comunque agisce continuativamente sulla psiche del soggetto. Riprendendo l’idea di Stiegler per cui la modernità è l’oblio della tecnica, attraverso Lyotard Hui vuole sottolineare come il techno-logos agisca senza avere alcuna origine manifesta: la razionalità tecnica agisce senza che la si ponga in questione, come struttura integrante del pensare, forma a priori. È l’anamnesi di una intera cultura, l’occidente e la sua modernità, a rendere possibile un recupero del non-inscritto, dell’automatico, del ripetuto. Il pericolo, in piedi sulla riva opposta del torrente – l’Altro Uomo – è quello della neghentropia, della Grande Monade.

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Sistemi biologici; sistemi tecnici. Parte prima

Un rizoma non comincia e non finisce, è sempre nel mezzo,
tra le cose, inter-essere, intermezzo. L’albero è la filiazione,
ma il rizoma è alleanza, unicamente alleanza.
L’albero impone il verbo “essere”, ma il rizoma ha per tessuto la congiunzione
“e… e… e…”.

Tra le cose non designa una relazione localizzabile […]
ma una direzione perpendicolare, un movimento trasversale
che le trascina, l’una e l’altra,
ruscello senza inizio né fine, che erode le due rive e prende velocità
nel mezzo.

– Introduzione a Mille Piani (2017),
Gilles Deleuze e Felix Guattari, pp. 65-66.

  1. Noi non saremo nei loro ricordi

La favola postmoderna narra la storia di un futuro in cui il Sole raggiungerà lo stato di morte termica, sancendo la fine del sistema che da esso dipende – destinato a venir inghiottito e cancellato, a perdere lo statuto di “dimora della vita”. Sarà umano, ciò che lascerà il sistema solare prima del collasso? Questa è la domanda a cui la favola voleva render conto. Eppure al di là della morte del Sole, oltre il tempo di quella morte, a parsec e megaparsec di distanza, gli individuali agglomerati di materia e i flussi di energia non sarebbero stati destinati alla stessa fine. La morte termica del Sole non scalfirebbe granché lo spazio tutt’attorno. La questione è interna al sistema, parla di esso – ma lo sguardo della storia è volto altrove, oltre i confini di ciò che è la nostra casa, e che cesserà di esserlo a un certo tempo. Cosa ne è del tempo oltre quella morte? E del tempo che conduce a quella morte?

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