Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot


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La coscienza infelice. Il complottismo come patologia del dissenso

1. Complottismo e paranoia

Negli ultimi mesi i quotidiani hanno dato un peso significativo alle manifestazioni, svoltesi in tutta Italia, per denunciare la gestione dell’emergenza sanitaria, specie rispetto al tema vaccini. Protagonista di queste manifestazioni è l’ormai onnipresente figura del “complottista”, uomo dai mille sospetti, in preda a un’inquietudine civile pronta a riempire le piazze. Può essere dunque interessante valutare la fenomenologia di questo personaggio controverso, destinato, a quanto pare, ad avere un ruolo di prim’ordine nel panorama politico contemporaneo.

Con la parola “complottista” – che ha una sua storia, qui impossibile da trattare – si vuole anzitutto indicare il vasto panorama della cultura popolare dedita alla speculazione fantascientifica e fantapolitica. Il termine indica colui osserva le verità ufficiali come il camuffamento di progetti invisibili, spesso finalizzati al controllo politico e sociale. Il mondo, per il complottista, sarebbe popolato di trame sfuggenti e ostili, fantasmi persecutori, pericolose (e occulte) autorità sadiche.

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“Capitalismo o barbarie”. Ideologie legittimanti e lotte di classe al contrario

1. Dalla lotta di classe alla sinistra dei valori

C’era una volta una sinistra politica il cui interesse principale era il rapporto fra capitale e lavoro. Predicava il conflitto di classe e riteneva che l’obiettivo della lotta fosse la soppressione di ogni forma di sfruttamento capitalistico. Era la sinistra di Gramsci e di Togliatti, direttamente ispirata all’insegnamento di Karl Marx.

Che cosa rimane di questa Sinistra? Dopo le trasformazioni a cui il Partito Comunista Italiano è andato incontro con Enrico Berlinguer, con l’eurocomunismo e la socialdemocrazia, con il Partito Democratico della Sinistra, coi Democratici di Sinistra (senza falce e martello) e infine col Partito Democratico? Che rapporto c’è – tendendo i due estremi della sua evoluzione storica – fra un Antonio Gramsci e un Matteo Renzi?

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Il nuovo proletariato. Considerazioni sulle disuguaglianze economiche e sociali a cento anni dalla fondazione del Partito Comunista Italiano

1. Trasformazioni del proletariato nel XXI secolo


Può avere senso oggi parlare di proletariato? Questa domanda assume un senso particolare per chi, come il sottoscritto, è nato dopo la caduta del muro di Berlino. La fine della società verticale, l’indebolimento delle agenzie tradizionali di potere e l’ampliamento del mercato (divenuto globale) hanno segnato in modo irreversibile lo stesso registro politico. La povertà si è resa, almeno in apparenza, una questione individuale e non sociale. Una faccenda privata, non più di classe.

Questo rivolgimento ha determinato la fine di un vocabolario politico intessuto sul conflitto fra “borghesi” e “proletari”. Divenuti atomi slegati, dediti al consumo e al profitto, le donne e gli uomini del nostro tempo non hanno più saputo riconoscersi in questa o quella frangia della società civile. In un sistema dove tutti sono uguali e tutti vogliono le stesse cose, il povero e il ricco sono sposati da un rapporto unicamente emozionale – di invidia o di ammirazione. Nella retorica corrente, l’aut aut fra gli uni e gli altri è scandito da un giudizio di valore: da una parte c’è “chi ce l’ha fatta”, dall’altra “chi no”.

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Psicoterapia della storia. Aspetti escatologici ne “L’avvenire di un’illusione” di Sigmund Freud

 

 

1. La storia come progresso

Come altri modelli di pensiero nati nell’epoca moderna, anche la psicologia del profondo eredita (qualche volta in modo cosciente, qualche volta no) la visione della storia tradizionale. Con una specificità: in Sigmund Freud, infatti, si trova un atteggiamento escatologico che assume la forma di un percorso di crescita esponenziale verso una maturità psichica collettiva. Come il singolo procede al pieno sviluppo delle sue facoltà, così anche la civiltà concorre alla realizzazione integrale del suo potenziale, liberandosi dei soffocanti retaggi del passato e procedendo a conseguire l’emancipazione dell’età adulta. È un aspetto che si rinviene anche in Jung (Dell’Amico 2020, pp. 54-75). Continua a leggere


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«Il Regno è vicino». Escatologia e ateismo cristologico in Ernst Bloch

 

 

 

Introduzione

Nel presente articolo vorrei evidenziare la particolare prospettiva di redenzione escatologica formulata dal filosofo marxista Ernst Bloch. Il pensiero di Bloch, come quello di altri grandi teorici marxisti del secolo scorso, è infatti stato profondamente animato dall’idea di una ri-fondazione dell’umanità attraverso il superamento delle sovrastrutture oppressive che ne hanno impedito il pieno sviluppo. Nel far questo, però, il filosofo tedesco ha proceduto secolarizzando le istanze apocalittiche del pensiero religioso, prospettando una parusia laica dominata dalla nascita dell’homo novus. Si metterà dunque in luce come l’idea marxista che la storia abbia una senso di marcia, direzionato al conseguimento di un traguardo specifico e pacificante, sia per Bloch certamente desunta dalla teologia e trovi forti testimonianze anche nelle Scritture.

1. Teologia della storia e marxismo

Nel suo Significato e fine della storia, Karl Löwith afferma che «la filosofia della storia dipende interamente dalla teologia, cioè dall’interpretazione teologica della storia come storia della salvezza» (Löwith 1998, p. 21). Infatti, «la moderna filosofia della storia trae origine dalla fede biblica in un compimento futuro e finisce con la secolarizzazione del suo modello escatologico» (ivi, p. 22). In questo senso andrebbe interpretato l’idealismo hegeliano, con il quale Hegel riteneva «di essere rimasto fedele al cristianesimo e di attuare il regno di Dio sulla terra» (ivi, p. 79), o il materialismo marxista, secondo cui l’attuale sistema capitalistico-borghese precede la rivoluzione ed il «terreno regno di Dio» della società futura (ivi, p. 55). Continua a leggere