LEIBNIZ: TRA TEOLOGIA E FILOSOFIA
All’indomani della conclusione della guerra dei trent’anni (1618-1648), che segna l’acme dell’intolleranza religiosa nell’Europa moderna, nel lontano 1646 nasce a Lipsia colui che sarà destinato ad essere innalzato sugli altari maggiori della filosofia: G.W. Leibniz. Egli è ritenuto dai suoi contemporanei e dai posteri una delle menti geniali della storia della filosofia: logica, fisica e metafisica sono i suoi campi preminenti, sulle quali costruisce le prime impalcature del suo sistema di concetti, rivolti a questioni capillari: di ambito teologico, se parliamo dell’esistenza di Dio; oppure di carattere logico-fisico, se ci spostiamo sull’asse dei corpi in moto, o del calcolo combinatorio. Scorgiamo teologia o filosofia nel filosofo di Lipsia? La risposta, di conseguenza, richiede un lungo ragionamento, attento e rigoroso, il quale toccherà tematiche ostiche, e spesso scevre di soluzioni. Tuttavia, conoscere con precisione Leibniz, mens universalis, non è molto semplice. La sua natura, spiccata e curiosa, ci permette di capire le caratteristiche basilari della sua storia. A proposito di ciò, nel suo ultimo scritto, Storia universale ed Escatologia, del 1715, prima della sua morte, sosteneva l’impossibilità di computare, con precisione e attenzione, tutti i minuziosi dettagli della storia[1] dell’uomo.
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