Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot


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L’io reciproco. Lo sguardo di Simmel. Un saggio Mimesis di Antonio De Simone

> di Alessandra Peluso

Il silenzio è la notte oscura della parola, ma è in questa notte che il pensiero germoglia. La più elevata funzione del silenzio si rivela in quello spazio che deve crearsi, affinché sia possibile il dialogo, l’incontro; nel silenzio il lettore, l’interlocutore riesce a relazionarsi con se stesso, con l’altro ed avverte lo sguardo, quello disincantato di Georg Simmel. Uno sguardo esteso, divino, provvidenziale del quale ne è intrinseco il pensiero. Se Zeno ha ricorso alla scrittura per curare i suoi mali e riprendere il potere della parola, si pensi a “La coscienza di Zeno”, di Italo Svevo, questa distonia non appartiene di sicuro al filosofo tedesco che è andato oltre la parola, ha contagiato secoli e secoli con le sue teorie filosofica, politica, sociologica, pedagogica e senza porsi l’intento della cura, certamente, leggendolo, qualche male lo si riesce a risolvere.

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Alterità. L’identità come relazione. Un saggio Mucchi di Roberto Marchesini

> di Luca Pantaleone

In un testo del 2016 (R. Marchesini, Alterità – L’identità come relazione, Mucchi Editore, Modena, 2016) l’etologo e filosofo Roberto Marchesini avanza una nuova proposta di antropologia filosofica, cioè di costruzione dell’identità umana, che pone al centro l’alterità e l’ibridazione animale quali unici elementi in grado di traghettarci verso una dialettica sociale post-umana.

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Il bisogno di pensare. Vito Mancuso fra filosofia, scienza e teologia

> di Paolo Calabrò

La letteratura, come tutta l’arte, è la confessione che la vita non basta.
Fernando Pessoa

Leggere può far male? Come per tutte le cose, l’eccesso porta fuori strada, e il fine della lettura – nutrire il pensiero – può diventare qualcosa d’altro: anestetizzare la propria capacità critica rendendola dipendente dalle opinioni di altri – gli autori di libri e giornali, appunto – finendo, come rilevava Schopenhauer, per “pensare con la testa altrui, anziché con la propria”…

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«Incontri ravvicinati e rischiosi». Recensione a “Generare Dio” di Massimo Cacciari.

di Francesco Brusori

[M. Cacciari, Generare Dio, il Mulino, Bologna 2017]

In questo saggio, che inaugura per “il Mulino” la collana Icone – pensare per immagini, il filosofo Massimo Cacciari dimostra ancora una volta la sua indiscussa capacità filosofica di approcciare quesiti radicali, quali quelli che informano l’intera civiltà occidentale alla luce del signum cristiano, spingendosi con le dovute precauzioni e la necessaria modestia oltre l’isola del ‘conoscibile’ (di kantiana memoria) per affrontare la distesa marittima che naturaliter interpella ciascun Essere umano. L’autore infatti va definendo tra le righe di queste pagine uno studio della icona di Maria, che fin da subito si mostra interpretando irriducibilmente un suo proprio divenire:«l’icona di Maria diviene; si accompagna a quella del Figlio, ma ancora più di questa sembra sfuggire a ogni astratta tipizzazione». Accompagnando il Figlio, ella accompagna anche la Voluntas Dei, rendendo possibile «il primo atto della kénosis del Signore» (p. 7). Continua a leggere


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Quei che volontier perdona

“Quei che volontier perdona”

ABSTRACT

Si è chiuso da poco tempo il Giubileo straordinario della Misericordia indetto da Papa Francesco, ma ancora, inevitabilmente, resta aperta l’interrogazione su come poter intendere e interpretare la misericordia divina. Con quali parole, ad esempio, converrebbe tratteggiarla senza tradirla in pieno. Una delle poche certezze circa una tale riflessione è che ‘misericordia’ rimandi directe a un qualche cosa di fragile, facile da sgualcire con mere banalizzazioni, e che si mostra del tutto disarmato di fronte ai tentativi moderni di annichilimento. Forse per ciò stesso essa, qualunque ‘cosa’ sia, sembra aliena alla condizione umana esplicata nel contemporaneo e che si muove all’insegna di un continuo accrescimento della potenza. E nondimeno, a tutt’oggi, ‘misericordia’ smuove e impone l’interrogazione su di sé, non appena vi si porga pazientemente l’orecchio.
Ecco, in conformità con quanto detto, nella Divina Commedia Dante fornisce storie di persone nel tentativo – coraggioso – di mostrare per immagini quel che ‘misericordia’ forse è. Non un discorso di matrice scolastica, soppesato logicamente, bensì una semplice esposizione di esperienze di misericordia. Un’operazione, quella condotta dal poeta fiorentino, che pretende di prendere forma al riparo da qualsiasi disputatio avanzata serratamente, dando luogo così a un ‘sussurrare’ sulla misericordia che tanto ricorda il ‘balbettio’ ammesso da Hans Jonas su Dio. Entrambi, in certo qual modo, desiderano dare voce alla possibilità – e non alla certezza matematicamente conquistata. Non v’è qui, infatti,  dimostrazione di spinoziana memoria, more geometrico.
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Dialogo da uomo a uomo su un Dio: H. Jonas interprete della Suprema mancanza

> di Francesco Brusori*

La storia del pensiero europeo ha archiviato un numero enorme di testi, la maggior parte dei quali presenta una corporatura ben piazzata, quasi a voler scoraggiare i più a prenderne seria visione. Questa prolifera produzione è facilmente spiegabile: esplicitare ‘tutto’ in maniera perfecta è già di per sé impossibile, soprattutto poi se addirittura all’interno di questo ne va della nostra stessa presenza. Interrogarsi è infatti difficile, costoso. Capirsi è perlopiù illusionistico. Tuttavia l’uomo non è mai indietreggiato di fronte a questo improbus labor, a tale profonda e radicale investigazione dell’esser-ci. Così gli scaffali delle biblioteche danno da secoli ospitalità ai vari tentativi che egli ha eroicamente cercato di portare a termine in seno a una tensione, più o meno sincera, di intelligere la cosa. Una continua lotta da parte di quest’ultimo perpetrata contro la sua natura di in-fante – incapace di dire compiutamente circa se stesso. Continua a leggere


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Il coraggio di essere liberi. L’ultimo libro di Vito Mancuso

> di Paolo Calabrò

mancuso - il coraggio di essere liberi

“Fare teatro vuol dire vivere sul serio quello che la maggior parte della gente, di solito, recita male”. Il celebre aforisma di Eduardo De Filippo porta alla luce immediatamente la contraddizione insita nel ruolo dell’attore: l’ambiguità intrinseca connotata, da un lato, dal doversi calare una maschera sul volto per interpretare vite diverse dalla propria; dall’altro dall’autenticità di una forma d’arte – il teatro, appunto – che sola riesce a portare alla luce le radici più profonde e nascoste delle cose – azioni, pensieri, emozioni – che nutrono l’esistenza. È la stessa contraddizione di fondo della condizione umana: la quale ha bisogno, allo stesso tempo, tanto che l’individuo possa svilupparsi nel fertile silenzio della solitudine, quanto delle relazioni della persona con gli altri, ciascuna caratterizzata da un diverso approccio, un diverso intendimento, un diverso modo d’essere. Considerazioni che pongono contestualmente sia la domanda su dove si trovi la verità del soggetto, sia quella radicale sulla libertà dello stesso: quand’è che la persona è veramente libera? Nella clausura della propria interiorità senza vincoli, o nell’ambito delle costrizioni creategli dai suoi legami sociali?
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Cristianesimo. L’ultimo volume dell’Opera Omnia di Raimon Panikkar in edizione Jaca Book

> di Paolo Calabrò

Dopo la pubblicazione del primo tomo, nella seconda metà dell’anno scorso, arriva finalmente in libreria il secondo tomo del libro Cristianesimo (Una cristofania. 1987-2002), volume terzo dell’Opera Omnia di Raimon Panikkar, a cura di Milena Carrara Pavan. Rispetto al precedente
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Maurice Bellet introdotto da Paolo Calabrò

> di Daniele Baron

Calabrò_Bellet

Cosa accomuna l’economia, la psicoanalisi, la teologia, la filosofia, l’antropologia, la letteratura? Questo di primo acchito viene spontaneo domandarsi a uno sguardo di sorvolo sull’opera proteiforme di Maurice Bellet – filosofo, teologo e psicanalista francese – che si muove in tutti questi ambiti. Rimandando per il momento a dopo la risposta, ciò che voglio rimarcare ora è il fatto che la prima sensazione che ci donano la figura e l’opera di questo pensatore e scrittore è lo stupore per la sua versatilità, per la sua straordinaria capacità di cimentarsi con differenti ambiti, stili e saperi. La complessità del percorso di questo autore, ancora poco noto in Italia, è grande in primo luogo proprio in virtù di questo suo dono nello spaziare ed è pari alla sua originalità. Dobbiamo riconoscere, quindi, a Paolo Calabrò, nel suo La verità cammina con noi. Introduzione alla filosofia e alla scienza dell’umano di Maurice Bellet, Il Prato, 2014 Saonara (PD), un primo merito, quello di rielaborare un percorso ermeneutico “sistematico”, che ci dà una visione d’insieme e che coglie i principali nodi teoretici del pensiero di Bellet, organizzandoli per temi. Di fronte alla oggettiva difficoltà di trovare un bandolo, si tratta di un’ottima introduzione per inquadrarne il pensiero e per ricostruirlo nella sua totalità. Non una mera ripetizione o divulgazione, ma utile opera di appassionata sistemazione, spesso condotta su testi ancora non tradotti in Italia. Continua a leggere


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Questa vita. L’ultimo libro di Vito Mancuso

> di Paolo Calabrò

9788811689027g

Il neodarwinismo imperante in biologia ritiene che la vita sia sorta dal caso e che sia dominata dalla competizione violenta. È veramente così che stanno le cose? È l’unica visione della realtà in accordo con la scienza moderna? Prima di porre tali domande, ci sarebbe da dimostrare che questa impostazione regga davvero alla prova dei fatti: ebbene, pare che non sia così, poiché oggi sappiamo (è la stessa scienza a renderlo noto) che la vita si sviluppa secondo una logica di aggregazione e di cooperazione, oltre che di selezione. Il neodarwinismo è dunque un’idea quanto meno parziale. Continua a leggere


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Spesso il male di vivere ho incontrato: Manlio Sgalambro e Guido Ceronetti

> di Luca Ormelli

«Per quanto quel che segue possa dunque essere costituito da minutissimi pezzi, lacerati, chissà, dallo stesso autore in uno dei suoi momenti peggiori, se essi non hanno esaltato solo la sua voce ricevono impresso uno stampo e un ferreo sistema dalla realtà stessa delle cose, come succede a ogni pensiero che non si sia gingillato con se stesso» [M. Sgalambro, DMP].

«L’unità non è un luogo; il frammento è un luogo, è tutti i luoghi, e l’unità lo abita inapparente» [G. Ceronetti, TP].

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La religione dissacrante di Franco Ferrarotti. La persistenza del sacro nell’epoca del disincanto

> di Pietro Piro*

Questo uomo è letteralmente dissolto:
che sia in nome del mito o della dialettica,
l’uomo, perdendo la verità, perde se stesso.
In realtà non c’è più l’uomo, perché non c’è nulla
che trascenda l’uomo
[Henri de Lubac, Il dramma dell’umanesimo ateo]

Franco Ferrarotti - La religione dissacranteI.

I fatti recenti che hanno coinvolto la Chiesa cattolica – gli scandali legati agli abusi sessuali del clero, le faide interne per accaparrarsi un posto di privilegio nella gerarchia, le fughe di notizie rubate da maggiordomi dalla psicologia incomprensibile [1], il gran rifiuto del Papa teologo, l’avvento del nuovo Papa venuto dalla fine del mondo – hanno generato una spirale d’interesse sulle vicende della vita della Chiesa cattolica che supera i confini del mondo dei fedeli e che coinvolge anche coloro che di questi argomenti generalmente non si occupano per niente.

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