«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot
La nuova pagina Batailliana, che si inaugura oggi all’interno della rivista «Filosofia e nuovi sentieri», è interamente dedicata alla figura di Georges Bataille. Si procederà con la pubblicazione di stralci significativi tratti dalla sua opera, di studi a tema, di recensioni di sue opere o di pubblicazioni a lui dedicate; tutto ciò allo scopo di favorire la conoscenza e l’approfondimento del pensiero e della scrittura di quello che reputo uno dei pensatori più originali e senz’altro più singolari del secolo scorso. L’intento è quello di risvegliare l’interesse intorno a un autore ancora poco o parzialmente conosciuto in Italia e spesso più per le sue opere di letteratura erotica che per quelle di riflessione. Continua a leggere →
Diego Fusaro, giovane filosofo, è assurto agli onori della cronaca mediatica e dei social network anche grazie alle sue periodiche apparizioni in qualche talk show: uno, tra tutti, “La Gabbia”, la cui strategia comunicativa è quella di una sorta di arena, nella quale gli ospiti si “sfidano” in piedi, uno di fronte all’altro, con un confronto (sic!) “gridato” – così come sempre più gridata è oramai la natura del confronto tra le persone, accentuato dalle forme linguistiche immediate, apodittiche e “nervose”, prodotte da Internet: confronto, che costituisce – per dirla con Foucault – il vero «effetto di potere» del “dispositivo” web, al punto che, mentre vengono meno vere relazioni comunicative, si produce una sorta di Nervenleben («intensificazione della vita nervosa»), come quel Nervenleben, su cui ha lasciato pagine straordinarie Georg Simmel, aprendo il XX secolo. Con la differenza che mentre Simmel poteva attribuirlo allo choc del “vissuto individuale” per l’eccesso degli stimoli prodotti dalla vita delle metropoli, quello attuale è l’effetto psicologico dell’accentuarsi di una crisi economico-sociale che ha già eroso, in forme accentuate dal 2008, il terreno su cui poggiano i piedi milioni di persone, rese insicure, inquiete e in crisi d’identità – e pertanto giustamente “arrabbiate” – per il vuoto di prospettive del loro stesso futuro.
In tale “contesto comunicativo” vanno inscritti sia l’approccio retorico con cui Fusaro veicola i suoi messaggi sia il “contenuto” dei temi e argomenti politico-culturali che fanno, di quest’ultimo, una figura inedita di “polemista”. Ma l’aspetto che, in Fusaro, a noi appare predominante è una sorta di “cortocircuito” tra teoria e prassi, idee filosofiche e azione politica, pensiero e agire politico, in altri termini, tra filosofia e politica. Quasi a offrire una sorta di fusione tra i due ambiti, analoga alla dinamica praticata da certo marxismo degli anni ’60: stagione politica, peraltro, nella quale il nostro non era neppure nato. Tuttavia, è proprio questo “cortocircuito” che, a nostro avviso, sembra avvolgere, appiattire e, a volte, semplificare i contenuti che il giovane filosofo sostiene nella sua “battaglia delle idee”. Continua a leggere →
Coloro che detengono il potere stanno letteralmente cercando di spezzare una parte della nostra ossatura etica,
di attenuare e dissolvere ciò che rappresenta probabilmente
la più grande acquisizione della civiltà,
la crescita della nostra sensibilità morale spontanea.
S. Žižek, In difesa delle cause perse. Materiali per la rivoluzione globale
Nel suo piccolo ma denso volume Sociologia dell’agire politico. Bauman, Habermas, Žižek (Studium, Roma 2014), Francesco Giacomantonio cerca ragioni valide per motivare un agire politico «intorpidito da una visione della politica, intesa sempre più come mera gestione e governance dell’esistente, che toglie qualsiasi portata ideale» (p. 16). Deve fare i conti però con una “egonomia politica” in cui l’Io diventa un sistema di riferimento, la base dell’organizzazione socio-politica (p. 19). Un nuovo modo d’intendere il rapporto tra autocostrizione e autocostruzione che limita l’autonomia e la responsabilità e favorisce la dipendenza (eteronomia) e la coazione a ripetere.
Francesco Giacomantonio con il suo volume Sociologia e SocioSofia. Dinamiche della riflessione sociale contemporanea (Asterios, Trieste 2012) risponde a pressanti necessità:
Tracciare i limiti epistemologici del fare sociologia;
Riflettere su alcune grandi questioni poste dalle attuali vorticose trasformazioni;
Identificare gli strumenti teorici, pratici, culturali con cui la sociologia lavora nel passaggio dal XX al XXI secolo.
Da qualche tempo non si fa altro che ripetere quanto sia importante la cultura, quanto faccia bene leggere, scrivere, informarsi. Campagne ministeriali – non prive di qualità estetiche ed efficacia comunicativa – ci dicono che grazie alla lettura riusciremo ad arrivare molto più lontano degli altri. Tuttavia, tra i nuovi poveri si trovano giovani istruiti, forti lettori, con molti anni di studi universitari alle spalle. Recenti ricerche sul precariato cognitivo c’informano che proprio il cosiddetto “mondo della cultura” produce sfruttamento, marginalizzazione, precarietà. La cultura è importante – si dice nei salotti buoni – ma a patto che essa tessa l’elogio della struttura del dominio, che si faccia portavoce del discorso neoliberista, che sia a servizio della persuasione e della manipolazione generalizzata e collettiva. Fuori da questa schiavitù volontaria e non necessariamente salariata, il destino della cultura non stipendiata è il ghetto.
Da qualche tempo non si sentiva più tanto parlare di “pensiero debole”, di “postmodernità” e simili, o meglio, tutto quello che se ne diceva e se ne scriveva passava inosservato. La moda che con tanto entusiasmo e con tanta invasività aveva fatto irruzione nella pubblicistica filosofica italiana dei nostri giorni, fino al suo arrivo trionfale sui palcoscenici massmediatici dei vari “festival” della filosofia italiana, sembrava essere entrata in una fase di stanca e di riflusso. Meno male che ci ha pensato Maurizio Ferraris con il suo Manifesto del nuovo realismo, i cui principi sono apparsi per la prima volta sul quotidiano “La Repubblica” (8 agosto 2011). L’esposizione completa è del 2012. E’ stato più di un sasso gettato nello stagno. Ha prodotto un vero sconquasso.
La società modernizzata fino allo stadio dello spettacolare integrato è contraddistinta dall’effetto combinato di cinque caratteristiche principali che sono: il continuo rinnovamento tecnologico; la fusione economico-statale; il segreto generalizzato; il falso indiscutibile; un eterno presente.
[G. Debord, Commentari sulla società dello spettacolo]
I.
Il libro di Federico Sollazzo, Totalitarismo, democrazia, etica pubblica[1] oltre ad essere ben argomentato e ben scritto, ha il merito di riportare la nostra attenzione su temi che senza nessun timore possiamo definire essenziali. Il libro si propone di affrontare argomenti complessi e densi dal punto di vista umano ed ermeneutico ed è diviso in tre grandi sezioni: Filosofia Morale, Filosofia Politica ed Etica. Il testo [costruito come un percorso in cui la storicità degli eventi segna il susseguirsi delle argomentazioni] pre-pone il fenomeno del totalitarismo come elemento di partenza e punto d’irradiazione per sviluppare tutte le argomentazioni successive. Riteniamo sia dunque metodologicamente corretto, partire proprio dall’analisi di Sollazzo su quest’argomento per sviluppare poi le nostre argomentazioni critiche. Il libro si apre con quest’affermazione:
«Il crollo dei regimi totalitari non ha certo segnato il superamento della problematica del controllo totale sugli individui, del dominio, ma un mutamento della forma e dei modi di attuazione dello stesso, un suo perfezionamento. Queste dinamiche rendono necessario il ricorso a un nuovo strumento concettuale, del quale fondamentali riferimenti, fra gli altri, sono i termini “sistema” e “Impero”» [2].