Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot


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Presentazione della nuova pagina Batailliana

> di Daniele Baron

Bataille_Lascaux

La nuova pagina Batailliana, che si inaugura oggi all’interno della rivista «Filosofia e nuovi sentieri», è interamente dedicata alla figura di Georges Bataille. Si procederà con la pubblicazione di stralci significativi tratti dalla sua opera, di studi a tema, di recensioni di sue opere o di pubblicazioni a lui dedicate; tutto ciò allo scopo di favorire la conoscenza e l’approfondimento del pensiero e della scrittura di quello che reputo uno dei pensatori più originali e senz’altro più singolari del secolo scorso. L’intento è quello di risvegliare l’interesse intorno a un autore ancora poco o parzialmente conosciuto in Italia e spesso più per le sue opere di letteratura erotica che per quelle di riflessione. Continua a leggere


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La differenza italiana. Genealogie dell’impersonale, della passività radicale e della debolezza tra Esposito, Agamben e Vattimo

> di Andrea Sartori*

Florida State University – Tallahassee
Spring Semester 2014
Guest Lecture for the course
Readings in Contemporary Italian Literature and Culture
taught by Prof. I. Zanini Cordi

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In un articolo pubblicato nel 1976 sulla rivista L’erba voglio fondata dallo psicoanalista Elvio Fachinelli (1928-1989), Mario Perniola individuava nell’eterno ritorno dell’uguale il tratto fondamentale (e paradossale) della differenza italiana. Secondo quella diagnosi, il Paese era bloccato – fin nel suo genoma culturale – nell’impossibilità di evadere dall’apparenza del cambiamento. Perniola dilatava pertanto l’amara constatazione di Tomasi di Lampedusa (1896-1957) – secondo la quale tutto deve cambiare perché tutto rimanga così com’è – a cifra interpretativa non solo dell’Italia unificata, ma delle sue radici culturali pre-risorgimentali, addirittura cinquecento-secentesche. Il barocco italiano, ad esempio, con la sua enfasi sulla mutevolezza delle forme e delle immagini – l’Adone di Giovan Battista Marino (1569-1625) venne pubblicato nel 1623 a Parigi – già preludeva nell’analisi di Perniola alla levità, alla leggerezza senza peso specifico d’una società che ben conosciamo. Un società, in altri termini, il cui immaginario doveva essere fagocitato a breve da un nuovo soggetto economico-politico, incentrato sul possesso e l’utilizzo dei mass-media (della televisione, in particolare). Non molti anni dopo il 1976 in cui uscì l’articolo di Perniola, il governo socialista presieduto da Bettino Craxi cedette di fatto, tra il 1984 e il 1985, il monopolio della televisione commerciale a Silvio Berlusconi – ponendo così le basi di un successo che l’imprenditore, a partire dal 1994, avrebbe sfruttato anche sul piano politico.

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