Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot


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Il problema dell’immediatezza

Raramente mi capita di commuovermi leggendo pagine di un libro di carattere filosofico. Spesso ne rimango colpito, non poche volte mi taccio e accolgo brividi sulla cute delle braccia, ma solo in alcune, eccezionali occasioni rimango commosso – laddove, beninteso, la commozione non si intende come lacrime di emozione, bensì come una profonda sensazione di sbigottimento, a metà tra l’incapacità di parlare, talora anche di pensare, di fronte a un’enorme grandezza, e l’immensa gioia per la presenza della stessa. Questa sera si è verificato uno di tali, sporadici casi. Non è di grande interesse in sé, me ne rendo conto; però è funzionale allo sviluppo di un discorso che, a parer mio, potrebbe rivelarsi in fondo interessante, perciò prego il Lettore di avere pazienza, se vorrà, e di seguirmi per un po’, con comprensione e clemenza quanto possibile, verso l’introduzione di un interrogativo frizzante.
Lo scritto in questione era un piccolo prologo di Pavel Florenskij a una sua opera maggiore; non è necessario sapere chi Florenskij fosse, né di quale opera si tratti, poiché tale prologo ha una funzione quasi a sé stante. Esso, benché lo stampo filosofico sia innegabile, più che un trattato discorsivo appare come una semplice descrizione: la descrizione dei sentimenti dell’Autore durante il momento del crepuscolo, e le riflessioni annesse. Neanche troppo originale, si penserà. Eppure sono pagine di una potenza rara – le immagini rievocate, i simboli utilizzati, i concetti espressi in maniera semplice e lapidaria, rendono l’introduzione in questione (il cui titolo è Sulla collina Makovec) una lettura memorabile. Ma non siamo qui per tesserne le lodi. Al di là della bellezza, infatti, che magari può essere frutto di un giudizio puramente soggettivo, il testo sa offrire alcuni spunti sui quali vale la pena soffermarsi. Continua a leggere


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Il tempo in Kant. Il rifiorire del pensiero. L’idealismo e la filosofia kantiana

> di Bruna, Stefania Massari*

Abstract: The intention of this article is to show how, through the analysis of various aspects of Kantian speculation in relation to “time”, it is possible to observe, in the philosopher of Konigsberg, a need to recover a thinking approach to philosophy, that was able to overcome the dualisms that affected the era that preceded the “enlightenment century”. Such is the sense of the Kantian concept of “metaphysics”, in which a “reason” was needed to be understood as “organic”, going beyond any theoreticism and scientism (today’s terms, as well as today’s drifts of philosophy), that the author had already begun to foreshadow substantially in his time, and which Hegel and the idealistic Wirkungsgeschichte had continued to undertake, as a philosophical approach to history.

Key-word: Time, Metaphysics, Thinking-Philosophy, Kantian-speculation, Philosophical-approach-to-history

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Le due facies della pace. Ripartire da un’interpretazione del pensiero di Agostino per comprehendere il nostro tempo

>di Francesco Brusori*

 

In un contesto internazionale quale quello che oggigiorno patiamo e che a detta del Papa parrebbe ospitare una Terza Guerra Mondiale frazionata – infatti essa si esplica non soltanto in conflitti bellici situati nel Medio oriente, nell’est europeo e nelle instabili entità statuali dell’Africa centrale e della zona magrebina, ma anche in altrettanto spietati scontri combattuti su un campo di battaglia prettamente contemporaneo, ossia quello economico-finanziario – più che mai siamo tutti chiamati a riflettere su ciò che de facto si contrappone, o meglio si dovrebbe contrapporre, a questo tragico accadere: la pace.

 

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