> di Alessandra Peluso *
Nell’ambito dell’VIII edizione del “Festival della Complessità”, organizzato nello specifico nella ridente cittadina salentina, S. Cesarea Terme, ho posto all’attenzione, in qualità di relatrice, il seguente quesito: “Siamo realmente nel tempo della complessità?”, o più propriamente siamo in quello dell’“ordinaria banalità?”.
Si è abituati per lo più a considerare il termine “complesso” negativamente, gli si conferisce spesso un’accezione negativa; mentre, in realtà, complesso deriva dal latino “complexus”, participio passato con valore di aggettivo che significa comprendere, abbracciare. Si pensi a quanto sia meraviglioso se vivessimo nel tempo dell’abbraccio, della completezza. E anche il tempo, nella società iper-sollecitata, tecnicizzata, non è quello che si dovrebbe vivere, che è consono all’essere umano, vale a dire il tempo inteso come “αιόν”, completezza, unità, nella quale definizione presente, passato e futuro convivono. In sostanza, com’era definito da Plotino nelle “Enneadi”, da Boezio poi, il tempo come vita infinita, che non perde nulla di sé, il tempo come eternità. Così, come si parla in tali termini, ancor prima di Platone, nel libro dell’Antico Testamento di Qoelet.
E allora, come si può essere ancora convinti di vivere nel tempo della complessità? Il tempo è miseramente quello misurabile, del fare sempre, tanto, con efficienza ed efficacia. Nulla ha a che vedere con il tempo della vita, dell’abbraccio, dell’accoglienza.
A tal punto, mi chiedo ancora come sia possibile vivere questo tempo se non si è in grado di essere in relazione con l’altro, con se stesso, se non c’è chiarezza. E la relazione, il confronto è reso possibile solo attraverso il dialogo. Ecco, interviene la filosofia. Si interseca, contessendo trame della vita, quella piena, universale proprio attraverso il dialogo, strumento indispensabile per comunicare innanzitutto, quindi capirsi, ed avere chiarezza, non è un caso che la parola “filosofia” sia composta dal termine greco “σαϕές” che significa chiarezza.
La FILOSOFIA, sostenevano gli epicurei, cura, ha valore terapeutico, così come Ippocrate, nell’ambito medico la considerava uno strumento necessario alla cura dell’anima.
La filosofia è “medicina mentis”. La filosofia educa al dialogo, alla ricerca, ad avere un pensiero critico, libero. La filosofia è libertà. A tal proposito Aristotele, sosteneva che la filosofia non serve a nessuno, proprio perché la filosofia non serve, non ha servi né padroni, la filosofia è libera. E oggigiorno, la società pur non essendone forse consapevole, ha l’impellente urgenza di essere libera, di pensare liberamente.
Non accade. Non è cosa semplice essere liberi. Costa molto la libertà, alle volte la vita, strettamente connessa con la verità. La verità è scomoda; spesso la si nasconde sotto il tappeto o peggio la si cementifica con la paura. Fanno male, libertà e verità, talvolta uccidono.
Tuttavia pensare liberamente è opportuno. E per farlo è necessario essere consapevoli e prima ancora coscienti di ciò che si è. L’identità la si scopre in continua ricerca di sé, in comunicazione con l’altro da sé, in sé e fuori da sé. La comunicazione è una creazione che si fa in due.
Pensare è un arte, la filosofia è un’arte, conoscere si deve per essere in grado di orientarsi nel mare della complessità; la stessa complessità che Edgar Morin considera come pienezza, come le diverse conoscenze collegate tra di loro, non separate e la mente le chiarisce, comprende e le unifica come delle fette di un’unica torta. La complessità non è complicazione, appunto, ma significa scindere le varie parti e unirle in un unico abbraccio per capire il tutto. Ecco perché, la transdisciplinarietà è fondamentale. È necessario informarsi e conoscere le diverse discipline, i vari punti di vista, superare il solito vecchio sistema binario del bene e del male, del buono e del cattivo, per guardare e relazionarsi con obiettività e con un unica e sola disciplina. E allora la filosofia aiuta a comprendere il complesso e a creare un ponte di incontro, di comunicazione chiara ed esaustiva.
La filosofia comporta appunto questo: il dialogare; azione che implica il confronto dialettico e lo sforzo, l’impegno e la fatica di accogliere l’altro, di identificarsi nell’altro, nelle sue emozioni, nel suo dolore, o nella rabbia. Attività per nulla banale, né scontata. Dialogare comporta la conoscenza del significato profondo della parola come espressione, appunto, dell’ente. Inoltre, affinché ci sia il dialogo è importante soffermarsi sui momenti dedicati all’ascolto, al silenzio. E qui, si attiva il tempo della fiducia, il tempo dell’attesa, il tempo giovane che predispone al futuro, all’entusiasmante voglia di attendere il futuro. Il dialogo esplica conoscenza, di sé e dell’altro.
Paradossalmente, la società contemporanea vive il tempo della vecchiaia ancorata alla rassegnazione, alla memoria e poco il tempo del bambino, del presente, dell’adesso, della spensieratezza, dell’energia. Tuttavia, come direbbe S. Agostino, la nostra anima vive i tre tempi, il presente del presente, il presente del passato, il presente del futuro e solo in questo modo si vive l’αιόν, il tempo della completezza, della complessità. Questo tempo che non affatto è quello della tecnica, del tutto e subito, che annulla le attese, spegnendo l’entusiasmo, la possibilità di lasciarsi ispirare dal proprio daimon, o dio, dato che “entusiasmo” significa appunto “έν θεός”, dio dentro, è nell’anima, in te stesso. E allora, non si può concludere, infatti non lo si può fare, nella complessità, perché la filosofia è in continuo e aperto dialogo, confronto con il tutto, con le diverse arti, discipline, con la vita, rappresentando una possibilità, peraltro, di dialogo per vivere con coscienza, con consapevolezza e con responsabilità, per vivere insomma, ora sì, il tempo della pienezza, dell’αιόν, della complessità.
* Alessandra Peluso (salentina). Filosofa. Dottore di ricerca in Scienze bioetico-giuridiche con una tesi di dottorato “Dal trapianto allo xenotrapianto. Una via per garantire la disponibilità di organi”. Cultrice di “Filosofia politica” presso l’Università del Salento. Si occupa di comunicazione ed editoria. E’ stata correttrice di bozze per il progetto “Enciclopedia di Bioetica” presso suddetta università. Critico letterario. Articoli o recensioni sono pubblicati su “AffariItaliani.it”, “Corrieresalentino.it” e sulla rivista di filosofia “Filosofia e nuovi sentieri/ISSN 2282-5711”. Ha pubblicato saggi filosofici su “Albert Camus, Georg Simmel ed Hannah Arendt”; e su diverse tematiche riguardanti la Bioetica. Inoltre, ha pubblicato il saggio “Happy different. Per una filosofia del benessere”, iQdB, 2015 e le pubblicazioni di poesia: “Canto d’Anima Amante”, Luca Pensa editore, 2011; “Ritorno Sorgente”, Lieto Colle, 2013. e “Sul boxer del nonno verso la Poesia”, Salento d’Esportazione/iQdB, 2016.