Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot


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Quattro differenti forme di luddismo di fronte alle macchine nella filosofia andersiana

> di Giorgio Astone*

andersstern

1. Introduzione

Nel pensiero di Günther Anders argomentazioni filosofiche si fondono alla narrativa: concetti nuovi o rielaborati vengono espressi egregiamente tramite la creazione di personaggi ambigui, tesi fra la realtà della cronaca e delle esperienze personali dell’autore e parossismi idealizzati se non, in alcuni casi, favole [1].
Tuttavia ciò non pregiudica la serietà e la drammaticità che tali figure letterarie incarnano. Nell’insieme della raccolta di saggi dell’opera principale di Anders, L’uomo è antiquato, è possibile seguire le tracce di tre di esse per ricomporre in un unico quadro le diverse forme di frustrazione e malessere che l’uomo moderno prova nella società tecnocratica per la sua mancanza di libertà e per l’incapacità d’essere, anch’egli, una macchina perfettamente funzionante.

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Giardini e strade. Diario di guerra di Jünger in edizione Guanda

> di Paolo Calabrò

A volte, quando si vuol parlare (nel nostro caso riparlare) bene di un autore, si usano delle frasi standard, immediatamente riconoscibili, che automaticamente lo collocano nel pantheon di quelli che hanno ricevuto la stessa descrizione. Una di queste è: “Al di là di qualsiasi genere o etichetta”, che allude a un’opera che è non solo originale all’interno di un certo ambito, ma che è addirittura irriconducibile a qualunque altra l’abbia preceduta. Fosse vero nella metà dei casi in questa espressione viene usata, si sarebbe certamente di fronte al capolavoro, all’eccellenza: a cui nient’altro v’è da aggiungere, se non l’ammirazione e l’implicito invito alla lettura che ne consegue. Continua a leggere


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La battaglia come esperienza interiore. Un classico di Jünger riproposto da PianoB

> di Paolo Calabrò

«È stata la guerra a fare degli uomini, e di questo tempo, ciò che sono. Una schiatta come la nostra non aveva mai calcato l’arena del pianeta per assumere il controllo della propria epoca. […] Non possiamo negare, come alcuni vorrebbero, che la guerra, madre di tutte le cose, lo sia anche di noi». La guerra madre dell’uomo: solo lei – non certo le mollezze della routine borghese cui la città è assuefatta – può “forgiarlo, scalpellarlo e indurirlo”. Per l’uomo la battaglia è occasione di vita almeno quanto lo è di morte; occasione unica di scoprire e mettere alla prova la profondità del proprio essere, a cominciare dalla robustezza della volontà. Vuoi conoscere la verità su te stesso? Dovresti proiettarti nel bel mezzo di un combattimento. La guerra non ti cambia solo fuori, ma principalmente dentro. La battaglia è prima di tutto un’esperienza interiore… Continua a leggere