Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot


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L’orizzonte del pensiero

> di Daniele Baron

“Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto;
ché de la nova terra un turbo nacque
e percosse del legno il primo canto.
Tre volte il fé girar con tutte l’acque;
a la quarta levar la poppa in suso
e la prora ire in giù, com’altrui piacque,
infin che ‘l mar fu sovra noi richiuso”

DANTE, Divina Commedia, Inferno, Canto XXVI

Alberto-Savinio-Andrea-Francesco-Alberto-De-Chirico

Il pensiero ha il paradossale destino di non accontentarsi di ciò che è noto, dato, conosciuto e di voler sempre sperimentare il proprio limite. È come un viandante instancabile che, abbandonando la propria abitazione e la propria terra, vuole raggiungere la linea dell’orizzonte che unisce terra e cielo, pur avendo la triste consapevolezza che non sarà mai in grado di raggiungerla. Cosa sta al di là dell’orizzonte, quali paesi, quali popoli, quali usanze? Quello che trova vagabondando è sempre simile a quello che ha lasciato, non è ciò che sperava, accumula esperienza, nuove visioni, ma la linea dell’orizzonte è sempre là dove l’aveva lasciata il giorno prima. Egli è in realtà alla ricerca del mistero ineffabile che nasce dalle nozze tra il cielo e la terra. Quell’altrove posto oltre il limite del pensiero è ciò che, come l’orizzonte, continua a allontanarsi mentre ci si muove verso di esso. È l’ignoto, ciò che non potrà mai essere saputo. Continua a leggere


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La Communitas secondo Roberto Esposito

> di Daniele Baron

1. Etimologia del termine communitas

Nel libro Communitas. Origine e destino della comunità il filosofo Roberto Esposito intende prendere le distanze radicalmente da modi di intendere la comunità che potremmo definire “classici” ed introdurre un nuovo modo di pensarla.
Partendo dalla constatazione che mai come nella riflessione contemporanea il concetto di comunità è al centro del discorso (ad esempio nella sociologia organicistica della Gemeinschaft, nel neocomunitarismo americano e nelle varie etiche della comunicazione), afferma subito che proprio il modo in cui viene affrontato l’argomento ha per conseguenza di mancarlo: insistendo sul proprium, sul considerare la comunità come un pieno o come un tutto, le concezioni dominanti in filosofia politica la riducono ad una proprietà dei soggetti, vale a dire a ciò che li accomuna: una qualità che si aggiungerebbe loro facendone soggetti anche di una comunità.

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