Ero un sostenitore di Spinoza, che diceva: l’uomo è libero come una pietra che cade. Ma sono giunto a un’intesa. L’uomo – credetemi – è libero, nel senso che non ha altra scelta che scegliere. Ciò deriva dalla natura del suo sistema mentale. Il linguaggio umano apre costantemente la possibilità di pensare e possibilmente esprimere lo stesso pensiero in innumerevoli modi. L’uomo non può fare a meno di dubitare e scegliere costantemente. In quella scelta realizza la sua individualità, esiste come un essere singolare.
Mattias Desmet

Mi sono già occupata dello psicologo fiammingo in un articolo che è stato letto, ripostato e commentato migliaia di volte, condiviso su svariate piattaforme, discusso da moltissimi utenti ed utilizzato come risorsa per altri articoli.
In effetti, quella di Mattias Desmet, professore di Psicologia clinica all’Università di Gent, è una delle voci più critiche sui tempi nei quali viviamo caratterizzati da grosse trasformazioni sociali, attanagliato dalla paura alimentata ad arte dai governi, deprivato della gioia stessa di vivere nel passaggio da un’emergenza all’altra: i migranti, il covid, la guerra in Ucraina, il cambiamento climatico…
Desmet è un accademico che è molto discusso, in modo particolare sulla piattaforma Linkedin.
Il suo libro La psicologia del totalitarismo, pubblicazione oggettiva e non allineata alla narrazione mainstream propinata da giornali e televisioni, è già stato tradotto in italiano e inglese ed è considerato uno dei libri migliori del 2022. Il suo autore ha su di esso tenuto sessanta conferenze in tre mesi. Nel libro si spiega con chiarezza tutto quello che è accaduto nei due anni della pandemia da Coronavirus. Soprattutto, è assai interessante la sua visione del moderno totalitarismo, che non risiede in un particolare leader carismatico, ma nella convinzione diffusa tra la gente che possiamo creare una società utopica basata sulla ragione e sulle teorie degli esperti.
Il totalitarismo 4.0 non è guidato da dittatori come Hitler o Stalin, ma da grigi burocrati e tecnocrati.
Questa conclusione nasce dai lunghi anni che Desmet ha dedicato a studiare sul pensiero di gruppo. L’osservazione su come gli eventi si sono svolti nei due anni della pandemia, lo ha portato a concludere che qui, nell’evoluto Occidente, i tempi sono maturi per il totalitarismo e le voci dissenzienti vengono sempre più spesso censurate.
Lo abbiamo visto con la smania degli “esperti” e dei politici di etichettare le persone in base alle loro preferenze circa il vaccino antiCovid. La sgradevole e mistificatrice espressione “no-vax”, è un termine creato ad arte per affibbiare un’etichetta alle persone, caricandolo di una buona dose di disgusto e di stigma sociale, cioè di quei meccanismi, così bene analizzati anche dalla filosofa americana Martha Nussbaum, che portano all’esclusione ed all’emarginazione di gruppi sociali, per dominarli, controllarli e sottometterli. Se questa tattica prima invadeva il campo razziale oppure quello delle preferenze sessuali, adesso invade la sfera della salute e passa dal controllo delle menti e dei corpi delle persone.
Desmet nota alcune cose:
- Innanzitutto questa modalità di controllo è esercitata non dai dittatori, ma dal gruppo;
- La richiesta di un governo forte che controlli la vita privata è iniziata da un po’ di tempo ed è connessa con la richiesta di una maggiore sicurezza (lotta al terrorismo, controlli anticrimine nelle città, movimento woke);
- Nella società massificata del XXI secolo, che ha ampie connessioni con gli sviluppi tecnologici (quali passaporto digitale e il denaro digitale), forme di controllo sempre più rapide e veloci stanno diventando possibili;
- La solidarietà tra individui non esiste ma esiste un legame tra individuo e collettività.
Desmet nota che si è tentati di vedere la dicotomia tra un “Occidente libero” ed un nazionalismo reazionario dell’Est. La guerra in Ucraina alimenta questa percezione. Ma, attenzione, avverte lo studioso, perché il totalitarismo non viene dall’alto, come il potere di Putin, ma dal basso, da masse in preda ad una certa storia ed alla ricerca di leaders che risolvano problemi. Se nascesse un totalitarismo le persone non se ne accorgerebbero neppure.
Il totalitarismo, dice ancora Desmet, può attecchire facilmente perché la gente ha paura e non sa neppure di che cosa. Di conseguenza, esse cercano oggetti a cui collegare queste loro paure. E se un leader promette di risolvere i problemi, le persone ci credono in massa.
Anche nella faccenda del Coronavirus questo meccanismo è stato evidente. Desmet in quell’occasione disse che la nostra paura sarebbe stata più dannosa del virus e fu subito additato come teorico della cospirazione. I media hanno orchestrato una pressione così forte sulle masse, rileva Desmet, da indurle il più possibile al pensiero unico. Lo studioso ha anche rivolto una critica alle statistiche per i morti di Covid. Il metodo quantitativo, infatti, sembra essere una delle sue specialità. Nella paura alimentata dai media, rileva ancora Desmet, è nato un legame di gruppo fortemente sentito: tutti erano uniti nella paura della malattia. Egli ha parlato di “ipnosi vaccinale di massa” ed in effetti ha solamente rimarcato un meccanismo antico quanto l’umanità: la caccia alle streghe e le crociate medievali concentravano la fobia collettiva solo su quel determinato oggetto, proprio come nell’ipnosi ci si concentra su un unico determinato punto. Durante la pandemia da Coronavirus, è successo che in breve tempo le persone hanno sostenuto le politiche che, de facto, le mettevano agli arresti domiciliari. Come nella caccia alle streghe, i non vaccinati sono stati resi, a tutti gli effetti, dei cittadini di seconda classe. Cioè, si spiega meglio Desmet, sono diventati un nuovo “capro espiatorio”. I cosiddetti “esperti” hanno promesso la libertà dopo due dosi di vaccinazione, poi ne è stata richiesta una terza. E poi una quarta. Ma, soprattutto, alcune regole hanno assunto il carattere di un rituale: lavaggio delle mani, mascherine, distanziamento. Lo scienziato chiarisce che il pensiero di gruppo, presente in tutti i secoli, da solo non porta al totalitarismo. Per verificarsi ciò, è necessario che siano soddisfatte molte altre condizioni e su larga scala.
Desmet aggiunge che lo spirito dei nostri tempi è che le decisioni vengano prese dai tecnocrati. Alla base delle decisioni politiche, aggiunge ancora, vi è un’ideologia: il mondo e le persone sono un meccanismo che puoi migliorare o controllare, basta connettere tutto e tutti in un internet delle cose e un internet dei corpi. Ogni sistema totalitario sogna il transumanesimo.
Lo sognava Hitler con la teoria pseudoscientifica della razza. Ma qui c’è assolutamente da fare un distinguo con il moderno populismo e con i vari Trump, Erdogan, Orban. Questi ultimi, secondo Desmet, sono guidati da un pericoloso desiderio nostalgico, ma alla base non hanno un’ideologia pseudo-scientifica che intende creare un nuovo essere umano, così strettamente connesso alla tecnologia da prospettare una possibile trasformazione post umana (a tale proposito gli studiosi hanno parlato di una nuova “religione tecnologica”).
Il sogno di ogni totalitarismo è quello di ricreare l’uomo sulla base di un’ideologia che si ammanta di razionalità. Hitler, ieri, con la teoria della razza; il transumanesimo, oggi, con il suo sogno di far diventare l’uomo Dio attraverso la fusione con la tecnologia. Per questo, secondo lo studioso, è necessario parlare di questi argomenti e non silenziare le voci dissidenti, perché il rischio è la disumanizzazione.
Mattias Desmet ci mette in guardia rispetto agli stati di ansia e di paura generati da un controllo sempre maggiore da parte dell’autorità. Ansia e paura generano maggiore controllo, e maggiore controllo alimenta stadi sempre nuovi di ansia e di paura. Tutti i totalitarismi funzionano in questo modo, fino alla distruzione dell’integrità psico-fisica dell’individuo. Per questo è importante vigilare sul flusso inarrestabile di informazioni che ci giungono da ogni parte e saper distinguere il vero dal falso, suggerisce Desmet.
Ci sono due aspetti da rimarcare nel pensiero di Mattias Desmet. In primo luogo, studiando i fenomeni dell’autorità e della psicologia delle folle, egli evidenzia i meccanismi sottesi all’ideologia deleteria del totalitarismo, sia da parte di coloro che lo rappresentano, sia da parte di quelli che lo subiscono. In secondo luogo, egli fornisce una panoramica delle emozioni negative che si sviluppano vivendo all’interno di un contesto tossico quale quello caratterizzato dal totalitarismo. In tal modo, lo studioso rientra a pieno titolo in quel produttivo filone di studi che pone al suo centro l’analisi delle emozioni umane, e che, come è noto a chi studia filosofia, è stato proprio quell’ambito dell’esistenza umana che la filosofia ha bandito per lunghissimo tempo, in nome della prevalenza della ragione come proprio oggetto di studio.
Oggi la filosofia conosce una grande rivalutazione delle emozioni umane, grazie all’apporto della psicologia (e Desmet, come detto, è uno psicologo), delle scienze umane e anche della letteratura.
Bibliografia
ARENDT HANNAH, The Origins of Totalitarianism, 1951; 1958; 1966. Tr. it.: Le origini del totalitarismo, Edizioni di Comunità, Milano 1967; 1989; Bompiani, Milano 1978; Einaudi, Torino 2004.
DESMET MATTIAS, De psychologie van totalitarisme, Editions Pelckmans, Kalmthout, Belgique 2022; tr. it. La Psicologia del totalitarismo (traduttore Pietro Pane), La Linea, Bologna 2022.
FILORAMO GIOVANNI, Sui sentieri del sacro: Processi di sacralizzazione nella società contemporanea, Franco Angeli, Milano 2022.
HARARI YUVAL NOAH, Homo deus. Breve storia del futuro, Bompiani, Milano 2018.
LE BON GUSTAVE, Psychologie des Foules (1895). Riedizione: Presses universitaires de France, Collezione “Quadrige”, Paris 1988
NUSSBAUM MARTHA C., Hiding from Humanity: Disgust, Shame, and the Law, Princeton University Press, Princeton and Oxford 2004.