
La figura di Maria Egiziaca si propone come un viaggio dentro l’interiorità dell’essere umano, una voce del deserto che nel silenzio parla alla coscienza di chi ritiene non definitiva la strada intraprese nella propria vita. Un viaggio alla ricerca di sé stessi, all’accettazione di sé, alla riscoperta della propria intima libertà. Libertà di una storia di vita, di una persona, di un nome, Maria Egiziaca. La libertà è sempre vita vissuta. Nella storia di Maria, parafrasando Charles Peguy, emerge il significato della dialettica eterno-tempo, spirito-carne, anima-corpo. Non esiste vera libertà laddove lo spirituale manchi del carnale, l’eterno del temporale, l’anima del corpo[1].
La storia di Maria Egiziaca[2] è la storia di un incontro. Noi siamo chi incontriamo scriveva don Luigi Giussani dove incontro è sempre presenza, coinvolgimento, stravolgimento di un vissuto col nostro desiderio di vivere intensamente il reale[3]. Incontro che per Maria si rivela autentico, meraviglioso, radicale, vero, libero. Quell’autenticità la cui strada Kierkegaard, in uno slancio etico ed estetico, ci invitava a percorrere[4]. Un percorso che non è semplice, agevole, immediato. Perché la storia di Maria Egiziaca è anche una storia di fragilità, di debolezza, di errori. Ma è anche storia di speranza: dalla fragilità alla forza di un Amore che nel suo dono è per la prima volta denso di significato per Maria. Si legge in uno scritto di Bruno Schettino, curato da Fernando Barra, su Maria Egiziaca: “Non aver mai amato, non essere mai stata libera, non aver mai sperato”[5].
Centrale è l’incontro con il monaco Zosima (il nome zosimos, in greco, sta a significare vigoroso, vitale, che dà vita), incontro con chi ha vissuto il deserto come riduzione della vanità e transitorietà del mondo a polvere e cenere[6]. Incontra dirompente per Maria perchè crea in Lei quella “crisi” (etimologicamente taglio) che scinde in due strade possibili la sua vita: restare nell’angoscia delle infinità possibilità a cui si era abbandonato o redimersi in un altro percorso alla ricerca di senso e dell’Altro.
La crisi dell’incontro Zosima-Maria è una cesura del passato per un’apertura al nuovo, al bello e alla sperenza. E lo è anche per Zosima che comprende che questo incontro gli consente quello che Selena Zorzi, nel suo libro su Maria Egiziaca, definisce un progresso spirituale[7].
Il filosofo Hun, a riguardo, scrive pagine intense su come bisogna salvare il bello per non ridursi a cosalità o peggio ancora ad immagine sovrastante la nostra identità profonda[8].
La fragilità di una donna che anche grazie al suo essere profondamente donna ritornerà ad abbracciare la bellezza che rende realmente liberi. Tornare al bello, estasi del bello, vivere la casa del bello per il tramite del per-dono. La storia di Maria Egiziaca è una grande storia di un dono d’Amore.
E il perdono ha il nome e il volto, sempre, di una Madre.
La madre sotto la Croce, la madre nel perdono, la madre donante vita.
Maria torna al Bello attraverso il perdono della Madre ma la strada da percorrere per ritrovarsi è quella più dura e nel contempo più intensa per l’uomo: il deserto.
La strada del ritorno è quella della solitudine del deserto, della domanda ultima su se stessi, dell’evocare a gran voce il nome di Dio. E questa voce nel deserto, non è contraddizione, è la voce del silenzio. La lingua del deserto è il silenzio. Il deserto è silenzio. Il silenzio è senso. “In magno silentio cordis” scrive Agostino nel suo viaggio delle Confessioni[9]. Su questo orizzonte di significato si installa quanto scrive un eminente pensatore del nostro tempo, straordinariamente attuale nel dibattito più vasto religioso e culturale, Robert Sarah, il quale scrive: “La strada che conduce al silenzio del cuore si può percorrere solo in silenzio. Questo è il grande mistero: il silenzio si raggiunge in silenzio e cresce nel silenzio”[10].
Il silenzio dentro e fuori di sé diventerà una pietra angolare per la vita monastica: silenzio come cammino verso il Vero[11].
Sulla necessità del silenzio come luogo dell’anima rivolta all’altro e relazionata agli altri, appare molto interessante l’ultimo scritto sul tema di David Le Breton che vede nel silenzio “…un profondo respiro che placa la nostra inquietudine”[12].
Ed ancora, in un libro di un autore emergente, il norvegese Erling Kagge, si legge: “Il silenzio può essere amiio si posa sulle nostre mani come un uccellino”[13]. Il silenzio è amico.
Il silenzio amico consentirà a Maria di accettare se stessa, di porsi quella che Romano Guardini definiva la domanda costitutiva ed inquietante dell’uomo: Chi sono io?[14]
Il silenzio è storicità, carne, tempo, fatto. Lo dice bene Sartre quando scrive: “Ogni parola ha conseguenze. Ogni silenzio anche”[15].
Il silenzio del deserto come esodo ma anche come lotta, con se stessi, con i propri pensieri, i propri errori, la proprie scelte. Il deserto nella sua chiamata radicale non consente margini di fuga al confronto-scontro con il proprio vissuto ed anche per questo è luogo privilegiato perchè nulla resta senza essere da se stessi affrontato. Il deserto non ammette il nulla perchè tutto è richiamato a farsi presenza a se stessi. Maria ha sperimentato questo nel deserto: ha lottato con le sue “ombre” per ri-trovarsi, per ritrovare la sua luce, la sua voce che, come la voce di Diotima nel Simposio di Platone[16], annuncia vissuti profondi, stravolgimenti (etimo “torcere con violenza”) degli incontri con l’Amore nella esistenza e verità che nel caso di Maria Egiziaca è la certezza che non esistono peccati senza possibilità di riscatto.
Nel silenzio del deserto, Maria scopre chi è davvero, nell’incontro che le dona finalmente quello che le era sempre mancato: la speranza.
La speranza salverà il mondo, la speranza ha salvato Maria, la speranza parla a noi. Sperare è giovane, sperare è credere che è possibile cambiare, sperare è aprirsi all’Altro, sperare è cogliere, come dice Martin Heidegger in un suo libro, l’essenza della libertà umana[17].
La speranza è conquista, desiderio, attesa.
Nel recente testo di Eugenio Borgna, L’attesa e la speranza, emerge significativamente che la speranza è, rifacendosi a Bergson, slancio vitale[18].
La speranza è vita!
Maria Egiziaca è ancora oggi libertà, perdono, speranza di un’esistenza autenticamente vissuta perchè anche nel travaglio delle scelte rinnovate e rinnovanti è insito il valore autentico del vivere.
[1] C.PEGUY, Scritti scelti, ed. IIED, 1946.
[2] Secondo la leggenda nacque in Egitto, e a dodici anni si recò ad Alessandria, a vivervi di libertinaggio. A 29 anni si recò a Gerusalemme, per profittare ai suoi scopi del grande concorso di gente in occasione dell’Esaltazione della S. Croce. Provandosi a entrare in chiesa, ne fu da mano invisibile respinta; allora si convertì, e andò nel deserto, dove dopo 48 anni fu incontrata dal monaco Zosimo. Il monaco, conservando il segreto, l’anno appresso per Pasqua si recò a comunicarla; un altro dopo la ritrovò cadavere. Alcuni leoni le scavarono la fossa.
Questa la sostanza della sua leggenda, come è trasmessa da S. Sofronio, che sembra esserne l’autore. È quasi un ricalco, a giudizio degli studiosi, sia della vita di S. Paolo primo eremita, sia della vita di Maria inserita negli atti di S. Ciriaco da Cirillo di Scitopoli, sia d’un racconto del Prato spirituale di Giovanni Mosco. Gli antichi Bollandisti avevano assegnato al sec. V la morte di M.; oggi s’inclina per il sec. VI.
Bibl.: F. Delmas, in Échos d’Orient, IV (1900), pp. 35-42; V (1901), pp. 15-17; Acta Sanctorum, Aprile, I, pp. 68-90.
[3] L. GIUSSANI, Il cammino al vero è un’esperienza, ed. SEI, 1995.
[4] S. KIERKEGAARD, Aut-Aut, ed. Mondadori, 2004.
[5] B. SCHETTINO, Santa Maria Egiziaca. Quando il deserto parla, a cura di Fernando Barra, ed. Biblioteca Mons. A.Pascale, 2019.
[6] QOHELET, Colui che prende la parola, ed. Delphi, 2001.
[7] S.ZORZI, Maria Egiziaca, ed. San Paolo, 2020.
[8] B.-C. HAN, Eros in agonia, ed. Nottetempo, 2019.
[9] AGOSTINO, Confessioni, ed. Einaudi, 2000.
[10] R. SARAH, La forza del silenzio, ed. Cantagalli,2017.
[11] Su questo tema si consiglia il nostro AA.VV., Visita al Silenzio. La Certosa di Padula, a cura di Fernando Barra, ed. Zaccara, 2007.
[12] D. LE BRETON, Sul silenzio. Fuggire dal rumore del mondo, ed. Raffaello Cortina, 2018.
[13] E. KAGGE, Il Silenzio, ed. Einaudi, 2017.
[14] R. GUARDINI, Accettare se stessi, ed. Morcelliana, 2004.
[15] J.P. SARTRE, L’immaginazione. Idee per una teoria delle emozioni, ed. Bompiani, 2004.
[16] PLATONE, Simposio, ed. Adelphi, 1979.
[17] M. HEIDEGGER, Dell’essenza della libertà umana, ed. Bompiani, 2016.
[18] E. BORGNA, L’attesa e la speranza, ed. Feltrinelli, 2018.