Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot


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Il Narciso di Skovoroda

> di Daniele Baron

Da poco edito il libro di Hryhorij Skovoroda (pron. Skovorodà) Narciso. Discussione sul tema: Conosci te stesso, Apice Libri, 2018 Sesto Fiorentino (FI), rappresenta la prima traduzione italiana integrale e critica di un’opera filosofica del pensatore ucraino.
H. Skovoroda (1722-1794) è considerato l’ultimo esponente del barocco ucraino e il fondatore della filosofia dell’Europa orientale.
Al lettore risulta particolarmente utile il prezioso lavoro del curatore Giuseppe A. Perri, esperto dell’autore, oltre che della cultura e della storia dell’Ucraina moderna. Essendo Skovodora un autore poco noto in Italia e lontano nel tempo, infatti, per una comprensione piena del suo libro diventa indispensabile conoscere qualcosa in più sulla sua biografia e sul contesto storico e culturale in cui è vissuto. A questo scopo ci vengono in aiuto l’ottima e approfondita introduzione di Perri e le folte note che accompagnano il testo. Continua a leggere


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Oggettività e pluralità. Piccola nota sul pensiero globale

> di Matteo Veronesi*

Se si seguissero i presupposti e i princìpi enunciati da Markus Gabriel (“Heidegger non conta più”, «Corriere della Sera», 17 maggio 2015) credo che qualunque forma di storiografia filosofica (la quale non può non tener conto dei contesti, storici e di conseguenza anche nazionali, in cui i diversi percorsi speculativi si sono sviluppati) diverrebbe impossibile. Continua a leggere


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Prolegomeni ad una ‘filosofia del profondo’

> di Andrea Ignazio Daddi*

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Il termine ‘filosofia del profondo’, che richiama la ben più nota locuzione ‘psicologia del profondo’, è relativamente poco diffuso e le sue differenti ed effettive accezioni sono ancora prive di una trattazione sistematica. Non tragga in inganno il titolo apparentemente pretenzioso di questo mio breve scritto. Le ricerche che ho effettuato, lungi dall’essere esaustive, si prefiggono, infatti, l’assai meno ambizioso obiettivo di porre parzialmente rimedio a una tale mancanza.

A quanto mi risulta è Giovanni Giulietti il primo ad utilizzare, nel 1965, tale dicitura nel suo saggio La filosofia del profondo in Husserl e Zamboni [1]; si tratta di un’analisi comparata del pensiero del celebre padre della fenomenologia e di quello del gnoseologo italiano, esponente della neoscolastica contemporanea. Accomunati da una forte tensione antintellettualistica, entrambi i pensatori, pur nelle rispettive specificità, sono alla ricerca della dimensione non mediata, preriflessiva ed autentica dell’esperienza conoscitiva ed esistenziale nella sua integralità [2]. A proposito di Husserl, Giulietti cita Enzo Paci, che vede nel pensiero del filosofo moravo «[…] le anticipazioni di tante nuove dottrine filosofiche che alimentano il discorso filosofico attuale, dall’esistenzialismo alla psicoanalisi […]»[3]:

«[…] quella che crediamo la vita vera […] è, invece, la vita nella quale il principio vivente è “coperto”, nascosto, obliato, “assonnato”, non sveglio, non presente a se stesso»[4]. Continua a leggere


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Anima mundi. Sulla ricerca dell’anima dei luoghi

> di Giancarlo Vianello*

In Occidente, il processo di emancipazione, o di presunta tale, dell’umanità, che si sviluppa con la modernità, si accompagna al rifiuto radicale della cosmovisione[1] precedente, che è in blocco retrocessa al rango di superstizione. Questo processo emancipativo, inoltre, si connota nei termini di sviluppo della capacità operative e performative e, alla fine, in mera logica di dominio, che ha inaridito il mondo. In termini generali, questo è stato il destino dell’Occidente, che ha prodotto il mondo come lo vediamo oggi. Eppure, anche all’interno di questo processo storico travolgente, sono presenti intuizioni di segno opposto. Una della più emblematiche è rappresentata dal mito dell’anima mundi, dall’idea che il mondo sia una realtà animata unitaria.
Il termine anima, come è noto, deriva dal greco ànemos, soffio, e, similmente, psyche deriva dal greco psychein, respirare. Entrambi i termini sottolineano la natura vitale del fenomeno: l’anima individuale è un frammento di vita, è compartecipe alla vita. Proprio in questo senso, Platone[2] parlava di immortalità dell’anima, poiché era originata dal soffio divino, era un frammento dell’anima del mondo. Continua a leggere