Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot


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Il metodo e il contesto. La dottrina darwiniana e le ideologie parassitarie (parte I)

> di Piero Borzini*

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A proposito delle relazioni che intercorrono tra gli elementi che costituiscono i cosiddetti “sistemi complessi”, Vincenzo De Florio ha recentemente definito l’interazione simultanea degli opposti con il termine di “resilienza” (De Florio V., 2015) 1. Le teorie scientifiche, gli ambiti specifici all’interno dei quali esse sono prodotte e i contesti più ampi e variegati della società in cui queste dottrine sono applicate costituiscono, nel loro insieme, un sistema complesso. In questi sistemi, teorie e ambiti, metodi e contesti, interagiscono simultaneamente in maniera non necessariamente simmetrica. La relazione “resiliente” tra la dottrina darwiniana e i contesti ideologici che di questa si sono avvalsi è il caso eclatante di cui tratto in questo articolo. Per discutere di questo fenomeno di resilienza dovrò riferirmi ai contesti storici, sociali e ideologici all’interno dei quali la dottrina darwiniana è stata manipolata, nella consapevolezza del fatto che l’analisi del contesto originale è metodologicamente essenziale per comprendere – senza tuttavia che la ricostruzione storica ne rappresenti una giustificazione – lo svolgimento dell’intricata vicenda.

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