Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot


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Eric Kandel, L’età dell’inconscio. Arte, mente e cervello dalla Grande Vienna ai nostri giorni

> di Ruggero D’Alessandro*

Eric Kandel - L'età dell'inconscio

Uno dei segnali inequivocabili di un’epoca intessuta di fermenti artistici e riflessioni filosofiche, intensità letteraria e ricchezza musicale è l’apparire di opere capaci di rispecchiare e sintetizzare tali fermenti, gettando un ponte verso il futuro. Oggi, rileggere libri come La civiltà del Rinascimento in Italia di Jakob Burckhardt, la Breve storia della musica di Massimo Mila o Il mito absburgico nella letteratura austriaca moderna di Claudio Magris, collegare fra loro Cultura e rivoluzione industriale sulla scia di Raymond Williams permette di respirare un’atmosfera attraverso le sue migliori testimonianze. Ci sembra che il libro di Eric Kandel, L’età dell’inconscio. Arte, mente e cervello dalla Grande Vienna ai nostri giorni [Raffaello Cortina, Milano 2013] rappresenti un avvenimento non frequente in questi anni. Anzitutto per la ricchezza di collegamenti; poi per l’intensità multidisciplinare, per la forza con cui si abbattono gli steccati (purtroppo ancora esistenti e resistenti) fra le culture umanistica e scientifica (si pensi ad un testo che nel 1959 fa epoca: Le due culture, di Charles Percy Snow).

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Scolio XX

LO SCHIZOIDEO IMPERANTE
Nei toni di un invito a Nietzsche

> di Leonardo Arena*

…allo schizo, pertanto, appartiene di fatto il mondo del pensiero, checché ne dicano Deleuze e Guattari, il cui Antiedipo segnerà una svolta, rispetto ai convulsi rapporti padre/madre, per tutti noi, i figli occidentali di un platonismo mal digerito o soltanto espunto, si spera, dai meandri della Storia. Nietzsche vi pertiene, pertiene alla sfera schizoidea, ma ciò non suoni come un rimpianto, o un’accusa di reato, no, non incriminazione, qualora lo schizo fosse, come è, il substrato di ogni nostro pensiero o azione, od omissione, come un tempo asseriva in una dottrina pretesa cattolica e quindi universale. Lo schizo che noi siamo osa assumere i toni del paranoideo, anche parmenideo, che s’impunta sulle distinzioni, normale/anomalo, complotto/innocenza, e non ne viene a capo; no, se non vietandosi di aderire all’esorcismo del nudo, grande piaga dell’epoca, che vorrebbe trovare, e non lo attinge, il senso, fosse pure uno solo, il significato, e poi arretra di fronte allo stesso Moloch che ha creato.

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