Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot

Dalla sincronicità di Jung all’entanglement quantistico. Per un modello causale di connessione locale e non-locale di tipo naturale e psichico – Prima parte

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Poiché ho visto molti [esempi] in cui persone non implicate
venivano influenzate, ho inventato la parola “sincronicità”
come termine per coprire questi fenomeni, cioè cose che
accadono nello stesso momento in quanto espressione dello
stesso contenuto temporale.
Jung

Introduzione e modello causale generale

Partendo dalle intuizioni junghiane sulla sincronicità, l’articolo mira a introdurre un modello causale locale e non-locale per i casi sia naturali che psichici (cap. 1-3), per poi descrivere i caratteri, moventi e misure della sincronicità (causalità non locale) da entrambi i punti di vista natura-psiche (cap. 4-6), per in fine giungere a una definizione di scienza psichica e naturale (cap. 7-9). Per compiere ciò il concetto di causa diviene cruciale, per cui vale la pena chiarire il modello causale entro cui muoviamo il nostro intento:

AB
A causa l’effetto B. 

Questa inferenza può manifestarsi in disparate guise; per esempio tramite una delle seguenti connessioni causali:

  • Connessione costante 1. causa necessaria (A→B) «A è il presupposto di B» dove se A causa sempre B allora A presuppone B. 2. causa sufficiente (B→A) «B è il presupposto di A» dove se B non ha altre cause oltre A, ovvero ¬A⇒¬B, allora B presuppone A;
  • Connessione probabile 1. causa uno-molti (A⇒B∨C) «A può essere il presupposto di B» dove se A può causare B o C allora A può non presupporre B. 2. causa molti-uno (A∨C⇒B) «B può essere il presupposto di A» dove se anche C può causare B disgiuntamente da A allora B può presupporsi senza A. In queste connessioni probabili, davanti a una probabilità di B da A maggiore di una probabilità di B senza A, «PA(B) > P(B)» [1], non sappiamo ancora se è A il presupposto di B, potendo B causarsi anche senza A ma da C. Inversamente, davanti a una probabilità di B da A minore di quella di B senza A, «PA(B) < P(B)», non sappiamo ancora se non è A il presupposto B, potendolo causare. Quando però la probabilità più bassa è talmente improbabile da non capitare mai, in tal caso, a livello probabilistico, diciamo che l’altra è la probabilità causale “certa”.

Per riassumere in una sola forma le suddette connessioni costanti e probabili della causa, diciamo che:

AB se P(B)=A
A causa B se A è probabilità P di B.

Uso questa generalizzazione perché, a ben vedere, non dice se la probabilità fra A e B è certa «PA(B)=1» oppure probabile «PA(B)=0<1», indi neanche se è una causa uno-a-uno «A⇒B» o uno-a-molti «A⇒B∨C». Non dice neppure se la causa è necessaria «A→B», sufficiente «B→C» o entrambe «A↔B». Men che meno dice se B accade in un tempo t simultaneo all’accadere di A, «At⇒Bt», o successivo «At⇒Bt’», né se A e B accadono in uno spazio s più o meno a contatto «As⇒Bs’» o a distanza «As⇒Bs». Pertanto non dice neppure se si tratta del motore immobile aristotelico (causa prima) o della causa relativa, dell’abitudine humeana o della speranza matematica, di una comune fiducia o di una condizione logica-deduttiva inevitabile. Semplicemente dice che, affermando «A⇒B se P(B)=A» si ammettono i detti casi causali e loro combinazioni.

Di seguito il detto modello generale della causa.

«A⇒B → P(B)=A» può manifestarsi nelle seguenti forme e combinazioni:
PA(B)=1            →                    Causa costante, certezza;
PA(B)=0<1        →                    Causa probabile, incertezza;
A→B                 →                    Causa necessaria, se A allora B;
B→A                 →                    Causa sufficiente, se B allora A;
A↔B                 →                    Causa necessaria e sufficiente;
At⇒Bt                   →                    Causa simultanea, nello stesso tempo;
At⇒Bt’                  →                    Causa successiva, in tempi diversi;
As⇒Bs’              →                    Causa a contatto, in spazi diversi;
As⇒Bs               →                    Causa a distanza, nello stesso spazio;
A∨C⇒B             →                    Causa molti-uno, campo di possibilità;
A⇒B∨C             →                    Causa uno-molti, campo di possibilità;
A⇒B                  →                    Causa uno-a-uno, campo deterministico.

Da questa raccolta, per parlare della sincronicità ci interessiamo in particolare alla causa a contatto e a distanza. Ma partiamo dall’inizio.

 

1. Coincidenze e sincronicità

Le coincidenze si dicono tali per un incrocio casuale di eventi non dipendenti l’un l’altro. Esse sono una manifestazione del caso poiché avvenenti senza dipendenza fra loro. Jung ha notato che non tutti gli incroci di eventi sono coincidenze. Alcuni infatti portano con sé una certa dipendenza di senso fra ciò che accade nell’esperienza interiore con ciò che accade nell’esperienza esteriore; come se il pianto di un amore vero, dentro sé, potesse far piovere il cielo, scatenare venti, tuonare tempeste, fuori di sé. Per distinguerle dalle coincidenze, Jung chiama “sincronicità” questi casi con una dipendenza di senso fra stato interiore e mondo esteriore, con «uno stesso o un analogo contenuto significativo» (Jung 2019, p. 39) fra le parti in causa.

Astraiamo: generalmente le coincidenze sono incroci con sensi diversi, le sincronicità sono legami di uno stesso senso.

 

2. Causa sovrasensibile

La sincronicità fra stato interno e mondo esterno, o fra esseri separati, non si compie con la consueta trasmissione fisica fra corpi, movimenti ed energie, con legami in consecuzione locale As⇒Bs’. Bensì ci appare come il nesso di cause sovrasensibili, intelligibili, finanche psichiche, che si compiono tramite  legami fra salti non-locali As⇒Bs.

Chiamo cause sensibili i corpi, i movimenti, l’energie, l’ordine sensibile. Chiamo cause sovrasensibili le «ragioni in sé»[2] delle cose, l’ordine sovrasensibile (noumeno) da cui consegue l’ordine sensibile (fenomeno), così esplicabili; in teoria della conoscenza, natura, psiche e causa:

  • In teoria della conoscenza, la realtà è conoscibile concettualmente perché cela nelle cose una ragione in sé propria sia della natura (animata, inanimata) che della psiche (conscia, inconscia) e ne costituisce quindi il tertium comparationis, l’adaequatio fra pensato e pensiero, rilevabile dalla sua effettiva esattezza[3] rispetto alle proprie premesse, ai dati osservativi e alla sua capacità previsionale in contesti di ricerca, dacché la ragione in sé ha una gnoseologia di coerenza formale a sé, materiale all’oggetto descritto e previsionale nelle ricerche;
  • In teoria della physis (natura), la ragione in sé è l’interconnessione della realtà a livello profondo, un mandala di sovrasensibili ragioni che sincronizza la materia e la interconnette in tutte le sue parti, una trasmissione sovrasensibile di dati intelligibili analiticamente dimostrabili tramite la mediazione delle loro conseguenze sensibili. Una “trasmissione sovrasensibile” (quindi senza limiti fisici come la velocità della luce) che è il motivo dell’immediata pervasione delle leggi universali intese come ordini intelligibili delle ragioni in sé;
  • In teoria della psyche (spirito), la ragione in sé è «il pensiero fondamentale della coincidenza [di significato] possibile perché lo stesso senso si adatta a entrambi i termini» (Ivi., p. 83). Quindi le ragioni in sé sono il senso delle cose e «non vengono individuate univocamente ed esclusivamente nell’ambito psichico, ma possono comparire anche in circostanze non psichiche» (Ivi., p.111) poiché realtà oggettive e substrato comune capace di unire assieme natura e psiche;
  • In teoria della causalità, l’in sé sovrasensibile da cui appaiono le cose sensibili è la ratio efficiens (ragione efficiente)[4] capace di causare eventi fisici, poiché ogni fenomeno, razionale o irrazionale, appare in conformità alle ragioni per cui è tale, poiché ciò che appare (fenomeno) necessità di ciò da cui apparire il quale conseguentemente non può apparire (in sé) ma dal quale conseguentemente (in ragione) si dà quell’apparire (fenomeno), in un’unità in cui uno è l’ordine sovrasensibile di quell’ordine sensibile e viceversa.

In conclusione, per tornare all’aspetto junghiano della sincronicità, date le premesse di questa filosofia, la ragione sovrasensibile di uno stato interiore può causare fenomeni sensibili esteriori.

 

3. Causa spazio-temporale

Dal sopradiscorso ne ricaviamo due principi: la consecuzione come principio di connessione locale As⇒Bs’; la sincronicità come principio di connessione non-locale As⇒Bs. La consecuzione richiama lo spazio, la sincronicità il tempo, da cui possiamo distinguere due nessi causali:

  • La causa spaziale sono i sensibili corpi, movimenti ed energie. Il loro effetto avviene in consecuzione fisica graduale As⇒Bs’;
  • La causa temporale sono le sovrasensibili ragioni in sé. Il loro effetto avviene in sincronicità intelligibile improvvisa As⇒Bs.

Evidenziamo due aspetti di queste definizioni. Il primo risponde alla domanda “A quale spazio e tempo si riferiscono rispettivamente la consecuzione e la sincronicità?”:

  • Lo spazio a cui si riferisce la consecuzione fisica è qualunque estensione, quindi riguarda sia i casi di «causalità stretta», in cui l’effetto avviene dopo pochi spazi-tempi Ast⇒Bst’, sia i casi di «causalità ampia», in cui l’effetto avviene dopo molti spazi-tempi Ast⇒Bst’’. I primi ineccepibili perché contigui nello spazio-tempo, i secondi eccepibili perché attraversano molti spazi-tempi;
  • Il tempo a cui si riferisce la sincronicità intelligibile[5] non ha estensione, quindi «[non riguarda chronos (il tempo ordinario, lineare), aión (il tempo eterno), kairós (il tempo creativo) o eniautós (il tempo circolare), bensì riguarda l’accezione platonica di exaíphnes (il tempo improvviso), il tò exaíphnes, l’improvvisamente da cui iniziano tutti gli altri tempi, ciò che ne è la precondizione]» (Guerrisi 2017). Per questo si dice che i legami non-locali della sincronicità sono indipendenti dallo spazio e dal tempo, indipendenti dallo spazio appunto perché pura intelligibilità, indipendenti dal tempo appunto perché lo avviano improvvisamente.

Il secondo aspetto risponde alla domanda “Cosa significano ‛graduale’ e ‛improvviso’ rispettivamente alla consecuzione e alla sincronicità?”:

  • La gradualità della consecuzione fisica prevede la determinazione o probabilità di un effetto partendo da una causa fisica efficiente[6];
  • L’improvviso della sincronicità intelligibile prevede che un effetto possa accadere malgrado l’assenza di cause fisiche efficienti, ma per trasmissione sovrasensibile di ragioni in sé (ratio efficiens).

Quindi esattamente diciamo questo della causa spazio-temporale:

  • La causa spaziale implica un legame sensibile fra corpi, movimenti ed energie e si misura dalle graduali consecuzioni fisiche As⇒Bs’;
  • La causa temporale implica un legame sovrasensibile fra ragioni in sé e si misura dalle improvvise sincronicità intelligibili As⇒Bs.

Dalle cui due cause, due effetti:

  • La Consecuzione è l’effetto graduale di cause spaziali con ordini fisici locali As⇒Bs’;
  • La Sincronicità è l’effetto improvviso di cause temporali con ordini intelligibili non-locali As⇒Bs.

Ne deriviamo due schemi formali di comportamento causale, o come “storcerebbe il naso” Einstein,  un’azione causale a contatto (graduale) e una a distanza (improvvisa):

  • Per l’azione a contatto della causa spaziale (sensibile di ordine fisico locale), se A ha un legame fisico con B, allora il loro rapporto è consecutivo e varia a seconda dell’estensione C che li separa, «As⇒Bs’»;
  • Per l’azione a distanza della causa temporale (sovrasensibile di ordine intelligibile non-locale), se A ha un legame intelligibile con B, allora il loro rapporto è in sincronicità e indipendente dall’estensione C che li separa, «As⇒Bs».

In conclusione la consecuzione As⇒Bs’ ha un legame fisico, la sincronicità As⇒Bs ha un legame intelligibile, la coincidenza è priva di entrambi i nessi. Le prime due rientrano nell’ambito della causalità, la terza in quello della casualità.

Di seguito il detto modello causale:

Se ne evince non più la classica triade meccanicistica di principi: causa; spazio; tempo. Né il modello junghiano quaternario: causa; spazio; tempo; sincronicità. Abbiamo invece un modello quaternario così esprimibile: un «principio unico» causa dello spazio dei corpi, con la loro causalità sensibile, e del tempo delle ragioni, con la loro causalità sovrasensibile, in un effetto. Rivalutando i termini Pauli-Jung:[7]

 

4. Caratteri della sincronicità

Pertanto la sincronicità non è un puro incrocio casuale di eventi ma avviene in causa di una trasmissione puramente intelligibile di ragioni in sé, non-fisica, priva di estensione, improvvisa, non-locale, a distanza, ma empiricamente giustificabile dalle sue conseguenze sensibili. Ebbene, quali sono le conseguenze sensibili tramite cui riconoscere la sincronicità? Jung indica quattro criteri per giustificarla (gli ultimi due sono stati profondamente modificati dal modello junghiano al fine di rispondere a questo nuovo modello di sincronicità, benché ne mantengano l’intuizione originaria):

  • Psichicamente la distingue per la sua numinosità[8], cioè per l’emozione viva e improvvisa che si prova nell’esperirla, a volte qualcosa senza precedenti e scioccante, a volte fino violare il senso comune;
  • Matematicamente la distingue per la sua incommensurabilità, cioè per il fatto che «il loro coincidere “casuale” comporta un’improbabilità che andrebbe espressa mediante una grandezza incommensurabile» (Jung 2019, p. 35), tanto che, in alcuni casi, chiamarla “puro caso” diventa «impensabile»[9];
  • Fisicamente la distinguiamo per il suo accadere improvviso, cioè per il fatto che il loro coincidere non è collegato da un nesso fisico-spaziale-graduale ma intelligibile-temporale-improvviso, sebbene l’effetto sia fisico, una dipendenza di senso apparente come una chiara direzione comune, un evidente convergere, un uguale spin (rotazione), polarizzazione etc;
  • Simbolicamente la distinguiamo per il suo accadere arcano, esattamente per il suo richiamarsi a leggi profonde non localizzabili sul piano dell’esistenza fisica, bensì sul piano ancestrale della ragione in sé, su una «dimensione sovrasensibile accessibile immediatamente solo tramite lo strumento intuitivo (senza schemi personali) dell’inconscio» (Ceravolo 2019).

Questi dunque alcuni tratti sensibili tramite cui riconoscere la sincronicità, senza che questi debbano necessariamente presentarsi tutti e quattro assieme: numinosa; incommensurabile; improvvisa; arcana. Questi tratti sono un riconoscimento statistico forse non ancora rigoroso ma ci permettono di prevedere tre tipi di effetti:

  • Effetti continui nello spazio con dipendenza fisica locale, in As⇒Bs’;
  • Effetti in sincronicità nel tempo con dipendenza intelligibile non-locale, in As⇒Bs;
  • Effetti accidentali senza dipendenza fisica o di senso.

 

Note

[1] Suppes 1084, p. 121: «[A è causa di B] se la probabilità condizionale dell’occorrenza di [B] rispetto all’occorrenza di [A] è maggiore della probabilità non condizionale dell’occorrenza di [B]».

[2] La ragione in sé viene presentata originariamente nel mo libro Mondo (2016), poi sviluppata in diversi articoli e nel secondo mio libro Libertà (2018). Filosoficamente: alla teoria noumenica kantiana, di una realtà in sé sovrasensibile e quindi inaccessibili e inesprimibile dai nostri unici mezzi sensibili, si contrappone che il sovrasensibile e invisibile in sé (noumeno kantiano) è la ragione astratta di ogni cosa (anch’essa sovrasensibile), l’ordine in sé sovrasensibile da cui appare conseguentemente l’ordine fenomenico sensibile. L’accesso a tale astratta ragione in sé è possibile con l’astratto strumento della razionalità, immediatamente attraverso l’intuito (a razionalità spenta) senza schemi personali, poi mediatamente comunicata dal concetto (a razionalità accesa) con schemi personali che però non ne cambiano la verità di ragione. Un attento osservatore chiederebbe ora del linguaggio, pur non essendo direttamente inerente al tema della sincronicità, di cui però vi faccio una sintesi, anche se più compiutamente vi rimando al mio articolo Linguaggio e noumeno (2019): in teoria del linguaggio, la ragione in sé come coincidenza di senso, è ciò che permette la traduzione fra lingue diverse (Quine) oppure discorsi pubblici con significati simili o differenti in riferimento allo stesso oggetto pubblico (Searle), è lo stesso riferimento indipendente dal linguaggio che la esprime, il legame linguistico tramite cui diversi linguaggi possono comunicare ugualmente la stessa cosa, come 3+2 e 4+1 comunicano diversamente lo stesso 5, come “house” e “casa” comunicano la stessa ragione, hanno lo stesso riferimento, anche se la comunicano con effetti fenomenici diversi così costruendo mondi fenomenici rispettivamente diversi ma uniti da quello stesso riferimento e per esso comunicabili.

[3] È noto come un ruolo delle scienze sia quello di fornire proposizioni esatte “ottenute da (ex actu)” premesse che sono state anticipate, annoverando così i propri risultati in relazione al metodo che li ha prodotti. Il metodo è quindi importante per il risultato scientifico ma non conclusivo, potendo le sue premesse essere stravolte laddove incapaci di dare risposte esatte rispetto ai dati osservati e alle previsioni, potendo altresì metodi diversi fornire risultati uguali, potendo oltremodo lo stesso oggetto dare risposte diverse e complementari relativamente alle diversità delle domande postegli dai diversi metodi.

[4] La ratio efficiens è presentata per la prima volta nel mio libro Mondo (2016) differenziandola dalla rationis sufficientis di Leibinz. Quella afferma che vi è una ragione che giustifica perché è così e non altrimenti. La ratio efficiens invece afferma che, la sovrasensibile ragione è la causa in sé dei sensibili fenomeni, quindi è l’ordine in sé sovrasensibile da cui appare conseguentemente l’ordine fenomenico sensibile. Dal concetto di ragione in sé.

[5] Già Jung aveva notato la differenza sostanziale del principio di sincronicità [Synchronizität] sia dal sincronismo [Synchronismus], inteso come contemporaneità casuale di due eventi, sia dalla sincronia [Synchronie], intesa come rapporto di causalità fisica reciproca tra due eventi. Anche se tale distinzione non viene fatta esplicitamente da Jung.

[6] La causa efficiente è quella in grado di compiere il proprio effetto. Non è invece efficiente quella causa impedita nel suo atto causale. Per esempio, a livello fisico, se Socrate vuole tirare un pugno a Platone, magari perché questo ha messo per iscritto i suoi insegnamenti orali, allora il pugno di Socrate sarà efficiente se Platone si troverà nella distanza del braccio di Socrate, sarà invece inefficiente se si troverà oltre.

[7] Lo schema originale di Pauli-Jung si trova in Jung 2019, p. 111, e riporta questi quattro elementi: energia indistruttibile; rapporto costante mediante l’effetto (causalità); rapporto incostante mediante contingenza od omogeneità o “senso” (sincronicità); continuum spazio-temporale.

[8] Cicero 2010, p. 109: «“Numinosität” […] è l’essenza originaria del sacro come arcienergia irrazionale, precisamente nel senso di forza pre- e ultra-razionale (come pure pre- e ultra-morale) che risulta indefinibile, concettualmente inafferrabile e, a rigore, ineffabile».  La parola numinoso porta poi caratteri più ampi (cit., p. 110). È coniata da Rudolf Otto nella sua opera Il sacro (Das Heilige, 1917). I concetti di “inafferrabile” e “ineffabile” sono invece considerati nel mio articolo Guida mistica al noumeno.

[9] Jung 2019, p. 115: «Coincidenze [di senso] sono pensabili come puri casi. Ma quanto più si assommano e quanto più grande e più precisa è la corrispondenza, tanto più diminuisce la loro probabilità, e tanto più cresce la loro impensabilità: vale a dire, non possono più valere come puri e semplici casi […] ma concepiti come ordinamenti.»

 

Bibliografia di riferimento

Ceravolo V.J. 2016, Mondo. Strutture portanti. Dio, conoscenza ed essere, ed. Il Prato, collana I cento Talleri, Saonara (PD).

ID. 2019, Guida mistica al noumeno – 8 brevi passi per accedere all’invisibile, in «Filosofia e nuovi sentieri» dicembre.

Cicero V. 2010, Nel nome di Dexter, ed. Vita e pensiero, Milano.

Dilthey W. 2007, Introduzione alle scienze dello spirito, ed. Bompiani, Milano.

Guerrisi L. 2017, Jung e Pauli – Sincronicità a confronto, in «Illuminazione» luglio.

Husserl E. 1961, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, ed. Il Saggiatore, Milano.

Jung C.G. 2019, La sincronicità, ed. Bollati Boringhieri, Torino.

ID. 2015, Fondamenti della psicologia analitica, conferenza del 1935, ed. Bollati Boringhieri, Torino.

ID. 2006, Analisi dei sogni. Seminario tenuto nel 1928-30, a cura di W. McGuire, tr.it. di L. Perez, ed. Bollati Boringhieri, Torino.

ID. 1992, Lettera a Pauli del 29 giugno 1949, in «Meier».

Suppes W. 1984, La logica del probabile. Un approccio bayesiano alla razionalità, ed. Clueb, Bologna.

Marzocca F. 2011, L’incontro tra lo psicoanalista Jung e il fisico Pauli, in «Átopon».

Platone, Carmide.

ID. Parmenide.

 

*Vito J. Ceravolo, classe 1978, è ricercatore indipendente nell’ambito dell’accessibilità intellegibile all’in sé e percettiva al fenomeno. Fra le sue pubblicazioni: Mondo. Strutture portanti. Dio, conoscenza ed essere, ed. Il Prato, collana I Cento Talleri, Saonara 2016 (secondo al Premio Nazionale di Filosofia 2017, Certaldo); Libertà, ed. If Press, collana TheoreticalPhilosophy, Roma 2018. Diversi anche gli articoli pubblicati presso riviste.

 

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