La vita ci fa male. Ci strugge, nelle delusioni di quegli amori che non sanno essere all’altezza delle aspettative dei sentimenti più profondi; ci lacera, lasciandoci a macerare dentro relazioni malsane con i nostri genitori, reduci della nostra infanzia mal digerita, forse fraintesa, e mai del tutto oltrepassata; ci logora, ci urta, ci ammacca con le migliaia di incontri che ci portano ad avere a che fare con gente d’ogni risma, sul lavoro, per la strada, sul pianerottolo di casa. La frenesia dei nostri giorni globali ha velocizzato queste collisioni e ne ha aumentato la frequenza, e il cosiddetto “digitale” – soprattutto nel senso del social networking – ha amplificato a dismisura la voce di quegli imbecilli cui prima nessuno avrebbe dato ascolto, ma che ora possono far del male anche a distanze inusitate. Quando la pressione è alta e continua, è fatale che qualcosa, prima o poi, si strappi: è il momento in cui può crearsi un cedimento, lo scivolamento nella depressione o nella psicosi; ma c’è un’altra possibilità: quella di superare il trauma – non di cancellarlo, ché niente del nostro passato si cancella o si supera mai del tutto – per riprendere il controllo della propria esistenza, senza perderne il tessuto, ripristinandone l’integrità e magari rinforzandola…
Riccardo Mazzeo, in questo suo ultimo Esistenza rammendate (ed. Mimesis), ci parla – con il suo consueto incantevole modo di trattare con leggerezza le questioni più lancinanti, a cavallo tra filosofia classica e pop culture, la sociologia contemporanea e la psicanalisi lacaniana, la poetica di proust e Flaubert e la narrativa di genere, la grande letteratura mainstream e il cinema noir – ci parla dell’infrangersi del grande sogno della ragione – l’utopia di quella ragione che, storicamente, più pretendeva di affermare se stessa in senso universale, più schiacciava il singolo nelle mille forme della distruzione fisica, della schiavitù, dell’esclusione – e della violenza da cui siamo circondati, dalla quale, forse, non riusciremo mai a liberarci a sufficienza (Bauman). Ma che può essere affrontata, gestita e finanche neutralizzata, nell’ambito di una adeguata consapevolezza del mondo esterno e di sé. Difficile classificare un libro come questo, tanto intriso di elementi eterogenei che Mazzeo armonizza con intelligenza e maestria. Non resta che consigliarne a tutti la lettura: per la densità e la concretezza dell’argomentazione, unite alla semplicità dell’esposizione, ma soprattutto per la capacità di giungere al cuore del problema della violenza con cui ognuno di noi è chiamato ogni giorno a rapportarsi. La vita a volte ci dilania. Ma non c’è nulla che non possa esser rammendato.
Riccardo Mazzeo, Esistenze rammendate, ed. Mimesis, 2019.