Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot

Il volto dell’Altro. L’umanesimo di Emmanuel Lèvinas

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>di Emanuela Trotta*

L’incontro con l’Altro

Il prevalere del pensiero dell’essere, nella cultura greco-classica, ha portato a un’esaltazione della ragione e a un soggettivismo esasperato. Da Platone ad Hegel, in tutte le culture occidentali si è sviluppata quella filosofia dell’identico, che incentrata sul principio di identità, pensa l’altro sempre a partire da sé, considerandolo come un prolungamento dell’io, annullandolo nella sua differenza. L’io fa sì che tutto esiste per lui, in direzione di lui. In questo modo, l’io perde se stesso, infatti, non riconoscendo la diversità dell’altro, non comprende neanche se stesso. Da questo pensiero, deriva un atteggiamento di possesso e di dominio, che è alla radice delle forme di ingiustizia che hanno contrassegnato la nostra civiltà. All’umanesimo dell’essere, Lèvinas contrappone l’umanesimo “dell’altro uomo”.

L’uomo nuovo rinascerà dall’incontro con il volto dell’Altro.
Il confronto con il volto, costringe l’uomo a ripensare i fondamenti della sua cultura. Bisogna passare, dal principio di identità al principio di alterità, dal primato dell’io al primato dell’altro.
Posso comprendere me stesso solo se comprendo l’estraneità dell’altro. Comprendo chi sono, quando l’altro instaura una relazione con me. Allora scopro che il fondamento della mia soggettività è eticità. In quest’ottica, il rapporto etico diventa il fondamento di ogni conoscenza. L’uomo vince il suo egoismo, nel momento stesso in cui va verso l’altro. L’etica nasce come scoperta dell’alterità . La dimensione etica dell’esistenza prende avvio dalla rinuncia all’assolutezza dell’io e dalla risposta a un appello che viene dall’altro.
La centralità dell’altro impone una relazione di responsabilità. Il rapporto con l’altro diventa vero non quando si cerca di conoscerlo, ma quando si vive la responsabilità verso di lui. La vera responsabilità lascia intatta la diversità e conduce a un’adesione all’altro nella sua alterità .

Etica della responsabilità

Chi è l’Altro e qual è il senso profondo del “volto”?
L’Altro, secondo Lèvinas, è il limite che ci interroga continuamente. Il volto dell’altro è la rivelazione di una trascendenza. L’altro si presenta e si impone per forza propria. Nell’incontro con l’altro, Lèvinas vede l’esperienza fondamentale del nostro essere e del nostro vivere. Nella manifestazione del volto, “nell’ epifania”, scopro che il mondo è mio, nella misura in cui lo posso condividere con l’altro.
In questa relazione divento consapevole di me e responsabile dell’altro. Riconoscendo l’insostituibilità dell’altro, prendo possesso del mondo. L’epifania del volto è linguaggio, il volto parla, e in questo dirsi si pone la differenza tra l’altro e me, che non può essere identificato con me.
L’unica risposta possibile all’epifania del volto è l’accoglienza. Perché l’altro si scopra come soggetto è necessario una profonda capacità di ascolto. Lèvinas privilegia il valore dell’ascolto al valore del dialogo. Nel dialogo, è attraverso la presenza e la voce, che l’io si espone, si lascia incontrare e conoscere.
L’altro mi riguarda non perché è come me, ma perché mi parla. Una parola che diventa appello ad uscire da me stesso, ad aprirmi all’incontro. Nell’intima verità dell’incontro si rivela l’umanità dell’essere, la sua vulnerabilità. Il senso della comunicazione è in questo incontro, prima ancora che nelle parole e si rivela come un’apertura al mistero della vita, perché il riconoscimento stesso dell’alterità dell’altro, fa sì che io cerchi una verità che è in sé stessa mistero.
Ogni incontro, così come ogni dialogo è esposto al rischio della non-comprensione e tuttavia porta dentro sé una possibilità, che diviene possibilità a condizione che ci sia responsabilità. L’ascolto ci fa scoprire l’altro come ricchezza, ci porta a comprendere la preziosità dell’uomo singolo e concreto, restituendogli dignità.
Il dialogo, l’incontro, l’irruzione dell’altro nella mia esistenza, creano delle condizioni, per cui sono chiamato a rispondere, ad essere responsabile di altri, una responsabilità, che nasce da una maturità umana, che non si attende né ricompense, né reciprocità.
In questo incontro, oltre ad un parlare e ascoltare, cercare di comprendere e di accogliere la diversità dell’altro, si realizza una forma di condivisione.
La prossimità si realizza quando, riconoscendo l’alterità, si accetta di prendere in carico l’essere dell’altro. L’uomo entra in una fraternità, nella quale è pronto ad offrire qualcosa di proprio per l’altro. La prossimità è fatta di contatto, di gesti, di comprensione e sostegno, della coscienza di essere coinvolti nel destino dell’altro.
La condivisione è sentirsi partecipi della vita dell’altro, responsabili della sua felicità o infelicità, persino responsabili delle sue mancanze. La dignità riconosciuta all’altro può trovare fondamento solo in un’etica della responsabilità. Lo scopo dell’incontro non è una conoscenza reciproca, ma un rapporto di responsabilità. Io sono soggetto in quanto c’è l’altro, dall’Altro dipende il mio crescere come persona. A sua volta il “Tu “dell’Altro matura nella misura in cui io stabilisco con lui un rapporto autentico.
L’etica è concepita da Lèvinas, non come insieme di norme, ma come responsabilità per l’altro, l’etica nasce come scoperta dell’alterità. La vera realtà dell’essere è “alterità responsabile”. La responsabilità per l’altro è più importante, che conoscere l’altro, e nella mia responsabilità per l’altro, sono chiamato come se fossi il solo a poterlo fare, riscoprendo una nuova modalità di relazionarmi.

Libertà come responsabilità

Il volto dell’altro è un appello che ci chiama a prenderci cura della sua esistenza.
Di fronte al volto dell’altro, l’io perde il suo potere, è disarmato. La centralità dell’altro non è un rinnegamento di sé, ma un depotenziamento dell’io. L’io rinuncia alle sue pretese di dominio e di possesso, ma non si annulla.
Il primato dell’altro non annulla la mia libertà, anzi la esige. Per la libertà, il fondamento è sempre l’io, è l’io che tende ad emergere, ad imporsi, senza interessarsi dell’altro. La storia dell’umanità, non è altro che uno scontro tra diverse libertà, che tentano di competere tra loro. Uno scontro che spesso, si risolve con la vittoria del più forte e l’emarginazione del più debole. Tante guerre e tante lotte sono nate proprio dall’aspirazione dell’uomo ad essere libero.
Secondo Lèvinas, in questa logica della centralità dell’io, la mia libertà non può che diventare soffocamento della libertà altrui.
E questo perché l’uomo che cerca la sua libertà non può avere attenzione per l’altro.
L’unica via d’uscita, dice Lèvinas, è quella di abbandonare la logica della libertà dell’io, per addentrarsi nel terreno della libertà come responsabilità.
Vuol dire rendersi conto che il primo valore non è la libertà, ma la responsabilità.
Responsabilità per l’altro non significa avere rispetto dei diritti e delle libertà altrui, ma “prendersi cura “della sua libertà, dei suoi diritti. Il semplice riconoscere i diritti degli altri, il rispetto della libertà altrui, dice Lèvinas, è molto importante, ma non cambia l’altro.
Solo nell’ottica della responsabilità, possiamo passare da una società dove “l’uomo è per l’uomo un lupo” ad una società dove “l’uomo è per l’uomo un uomo”.
Solo se si pone, al centro di tutto la responsabilità, si semina nel mondo quel germe di “umanità”, da cui può nascere la pace.
La libertà non è un valore acquisito da difendere. La libertà è un progetto verso cui tendere, che si costruisce progressivamente aprendosi alla responsabilità per l’altro.
Solo un soggetto responsabile diventa libero da sé, dalla sua chiusura.
Solo un soggetto libero può essere realmente responsabile dell’altro, capace di prendersi cura dei problemi e delle istanze dell’altro.
E’ la responsabilità che permette al soggetto di uscire da sé e di incontrarsi con l’altro, e incontrandosi con l’altro liberarsi.

Una Traccia dell’Eterno

Il silenzio di Dio, la sua apparente estraneità alle vicende umane, i crimini impuniti della storia, l’apparente mancanza di significato dell’universo e dell’esistenza umana; agli occhi dell’uomo è come se Dio non esistesse. Solo la presenza dell’Altro mi si rivela come traccia dell’Eterno. Di fronte al volto, si apre un varco ad una ricerca interiore, ad una contemplazione di fronte qualcosa che resta per me misterioso, impenetrabile. Andare verso l’Altro, sentendolo come “altro da sé “.
In questo senso l’altro è mistero, è traccia dell’ Infinito che si rende presente nel volto.
L’impossibilità di penetrare nell’animo dell’altro, di cogliere fino in fondo l’espressività di uno sguardo, fanno risorgere il desiderio metafisico. Un desiderio che è animato da una tensione verso una dimensione che oltrepassa la capacità umana di farne esperienza.
La coscienza che a suscitare il desiderio metafisico sia l’irriducibile alterità dell’altro, porta ad una percezione profonda del valore di questa esistenza.
All’origine di ogni riflessione, vi sono i rapporti tra esseri umani; sono un momento essenziale del sorgere di quel desiderio ingenerato dall’assoluta alterità dell’altro, dall’impossibilità di comprenderlo.
Oltre lo sguardo dell’uomo che mi è di fronte, intravedo una traccia della presenza dell’Eterno nel mondo.
Lèvinas ritiene che l’uomo di oggi ha bisogno di ritrovarsi, di sapere chi è.
Una delle cause della disperazione in cui è caduta l’umanità, è la mancanza di senso, per cui deve ritrovare il coraggio di mettersi in esodo verso nuovi sentieri, che hanno come punto di riferimento la scoperta del volto dell’altro.
Al mito di Ulisse che ritorna ad Itaca, Lèvinas vorrebbe contrapporre la storia di Abramo, che lascia per sempre la sua patria per una terra sconosciuta.
Ulisse è il simbolo dell’uomo che ricerca se stesso, che ha dei progetti ben delimitati e chiari, che pone la sua fiducia solo nelle sue forze. Abramo, invece, è il simbolo dell’uomo che esce da sé, che si fida dell’Altro, che interpreta la vita come un continuo “esodo” , nell’ottica della responsabilità.
Pur tra tante difficoltà e rischi, Ulisse sa che alla fine c’è una patria, Itaca, che lo accoglie. L’avventura di Abramo, invece, è molto più dura, piena di incertezze. Abramo non sa dove andare, conosce solo quello che lascia. Il suo futuro non è a casa, ma altrove.
Per Lèvinas, Ulisse ed Abramo, sono i simboli delle due culture, che stanno alla base della storia occidentale. E il fallimento e la crisi d’Europa, secondo Lèvinas, sono dovute essenzialmente al sopravvento della figura di Ulisse su quella di Abramo, che rappresenta, invece, il simbolo di un’autentica svolta verso una nuova antropologia.
Il prendersi cura dell’altro diventa un’alternativa radicale, che può far riscoprire la ricchezza, la preziosità di ognuno, l’urgenza del rispetto e della valorizzazione dell’altro e la riscoperta di nuovi valori e di nuovi significati dell’esistenza.

Bibliografia

  • E. Lèvinas, Totalità e Infinito. Saggio sull’esteriorità, Jaka Book, Milano 1996

  • E. Lèvinas, Il Tempo e l’Altro, a cura di F.P. Ciglia, Il Melangolo,1997

  • E. Lèvinas, Etica e Infinito, Città Nuova, Roma 1984

  • E. Lèvinas, Difficile libertà. Saggi sul giudaismo, La Scuola, Brescia 1986

  • E. Lèvinas, La traccia dell’Altro, Pironti, Napoli 1979

  • E. Lèvinas, Il Pensiero dell’altro, Lavoro, Roma 1999

  • S. Petrosino, Emmanuel Lèvinas. Le due sapienze, Feltrinelli, 2017

  • S. Petrosino, La scena umana. Grazie a Derrida e Lèvinas, Jaka Book, Milano 2016

  • S. Petrosino, La verità nomade. Introduzione a Emmanuel Lèvinas, Jaka Book, 2018

 

*Emanuela Trotta, nata a Torino, è laureata in Filosofia presso l’Unical con una tesi sulla teoria platonica del piacere, relatore il Prof. Marcello Zanatta. Attualmente vive e insegna nella città di Parma, interessandosi della storia della filosofia antica e approfondendo il pensiero di Lèvinas e Derrida, nel solco della lezione di Silvano Petrosino.

1 thoughts on “Il volto dell’Altro. L’umanesimo di Emmanuel Lèvinas

  1. Eine bessere Sonntagspredigt.

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