> di Alessandra Peluso
Il primo amore non si scorda mai, non credo corrisponda sempre a verità, ma in tal caso sì, il primo grande amore Georg Simmel, conosciuto durante gli ultimi anni di università, sino a che scelto come argomento di tesi di laurea in “Storia della filosofia contemporanea”, “Georg Simmel: tecnica e critica della cultura” (2000), lo ritrovo nel saggio di Antonio De Simone: “La via dell’anima. Simmel e la filosofia della cultura”, edito da Meltemi Linee.
Dalla personalità poliedrica e dalle mille sfumature, Simmel ha affascinato e continua ad attrarre attenzioni e interessi di studio proprio in quanto filosofo, sociologo, attento osservatore della società; basti pensare all’opera “La metropoli e la vita dello spirito”, sino a considerare il conflitto individuale e moderno una condizione perenne della persona. Così è ancora oggi: conflitto, crisi, scissioni, raggiungendo ciò che De Simone definisce, a ben vedere, la “Metafilosofia del quotidiano”. Come può dalla superficialità, dal consumismo, dalla “Filosofia del denaro” approdare – a fari spenti – nella vita dello spirito?
Simmel, scrive Antonio De Simone, “è un pensatore che ha sviluppato una moderna concezione dell’individuo inteso soprattutto come soggettività che non è solo costituita di razionalità conscia e inconscia, ma anche di istinto, passione e bisogni”. Ed è proprio per questo che il filosofo tedesco coglie ed analizza in modo impeccabile ogni dettaglio della vita quotidiana, prende sul serio banalità e aspetti considerati dagli intellettuali del suo tempo volgari e insulsi. Intuisce nel rapporto individuo-società una straordinaria correlazione attraverso la quale si comprende la fitta rete di relazioni individuali e sociali e la loro eterogeneità universale.
Si evince dal saggio di De Simone un’altrettanta attenzione e meticolosità nei temi affrontati attraverso i quali nulla è al caso, ma ognuno è come il filo sottilissimo di una ragnatela, capolavoro di ingegneria, e costituiscono una relazione indispensabile proprio come l’individuo con la società. L’individuo: il ragno, la società: la ragnatela, all’interno della quale quest’ultimo spesso resta intrappolato. Tale duplicità è innata, come la stessa di vita e morte. Si legge ancora nel saggio di Antonio De Simone, con le parole di Simmel: «Se la vita è essa stessa duplicità, il movimento di costituzione dei valori non potrà essere un movimento di costituzione sulla morte, contro la morte, bensì solo e necessariamente attraverso la morte, attraverso il nulla. Già nel più-vita è implicito il suo altro, o più precisamente, se stessa come altro». È comprensibile quanto il pensiero di Georg Simmel sia attrattivo.
Ne “La via dell’anima. Simmel e la filosofia della cultura”, inoltre, si affronta la questione dominante anche oggi sulla cultura, grazie alla guida eccellente di De Simone, il quale conduce il lettore, lo studioso, il pensante a riflettere sull’analisi filosofica e sociologica della modernità, sulla necessità ineludibile di riflettere criticamente riguardo al “duale” concetto di cultura. Simmel è stato addirittura l’unico filosofo moderno a mettere in luce la differenza di genere e a prendere in esame la novità epocale dei processi di emancipazione della donna.
L’affascinante e misteriosa, quanto tragica dualità conduce paradossalmente alla via dell’anima dell’individuo e della società, delle relazioni, del “tutto è interessante, nulla è significativo” che intrappolano, dal momento che tale dualismo giunge ad un conflitto insanabile e insolubile, secondo Simmel, e forse in epoca contemporanea lo appare ancor di più; infatti, non offre soluzioni né un ottimismo di maniera.
Tuttavia, studiando alcune delle sue opere, si comprende quanto la cultura sia indispensabile, visto che l’obsolescenza della memoria crea uomini senza passato che hanno spezzato il filo della tradizione, per dirla con le parole di Hannah Arendt, e ancora con quelle odierne di Franco Ferrarotti, senza cultura – come attualmente – si è aperti al vento della pubblicità e del mercato, prede di forze irresponsabili e impersonali che trascendono.
Relazionarsi con “La via dell’anima. Simmel e la filosofia della cultura”, di Antonio De Simone è stato come innamorarsi nuovamente di Georg Simmel, proprio come la prima volta.
* Alessandra Peluso (salentina). Filosofa. Dottore di ricerca in Scienze bioetico-giuridiche con una tesi di dottorato “Dal trapianto allo xenotrapianto. Una via per garantire la disponibilità di organi”. Cultrice di “Filosofia politica” presso l’Università del Salento. Si occupa di comunicazione ed editoria. E’ stata correttrice di bozze per il progetto “Enciclopedia di Bioetica” presso suddetta università. Critico letterario. Articoli o recensioni sono pubblicati su “AffariItaliani.it”, “Corrieresalentino.it” e sulla rivista di filosofia “Filosofia e nuovi sentieri/ISSN 2282-5711”. Ha pubblicato saggi filosofici su “Albert Camus, Georg Simmel ed Hannah Arendt”; e su diverse tematiche riguardanti la Bioetica. Inoltre, ha pubblicato il saggio “Happy different. Per una filosofia del benessere”, iQdB, 2015 e le pubblicazioni di poesia: “Canto d’Anima Amante”, Luca Pensa editore, 2011; “Ritorno Sorgente”, Lieto Colle, 2013. e “Sul boxer del nonno verso la Poesia”, Salento d’Esportazione/iQdB, 2016.
Antonio De Simone, La via dell’anima. Simmel e la filosofia della cultura, ed. Meltemi, Roma 2017.