> di Ezio Saia*
Di fronte alle analisi della filosofia “analitica” volte a chiarire l’inconsistenza di parole come “nulla” e frasi come “Il nulla c’è” non si può che registrare l’irresistibile tendenza ad assegnare nomi. Diamo nomi al nulla, al mistero, all’infinito, all’io, al non io, alle cose e alle non cose, alle variabili, ai quantificatori, alla fantasia ecc. Certamente diamo nomi a qualcosa di cui ignoriamo molto, il che non deve stupire perché accade per una quantità di concetti indefiniti e forse indefinibili dove il nome va a significare proprio quella non conoscenza che ci permette di citare, di poter parlare di certi eventi, fenomeni di cui poco si conosce oppure di contrassegnare dei limiti che non riusciamo ad oltrepassare o che sappiamo di non poter oltrepassare.