> di Paolo Calabrò
La cronaca di una morte annunciata: si potrebbe descrivere così, con poche parole, la storia di quel modo di intendere la filosofia che – tutto preso dal rigore della definizione e dalla coerenza del procedimento – finisce per astrarre se stesso dall’oggetto d’indagine che pur ha sempre sotto agli occhi. Cioè la realtà. Questo è il punto di partenza del bel libro di Susanna Mati, dal titolo Filosofia della sensibilità (ed. Moretti e Vitali), che non limita la sua critica a quella filosofia accademica iperspecializzata che si compiace della propria inaccessibile autoreferenzialità, ma la amplia a tutti quei settori i quali – rinunciando per principio (cioè per statuto) ad indagare uno o più aspetti specifici della realtà – spingono la propria investigazione dell’essere sempre più avanti, fingendo ogni volta che il problema non esista, solo perché lo hanno lasciato fuori dalla porta di casa. Ne fa qui le spese, ad esempio, la filosofia analitica, che nelle parole dell’autrice è «evidentemente frutto di una patologia psichica». Continua a leggere