> di Paolo Calabrò
Tutto si consuma. E la nostra società potrebbe venir ricordata come quella che, invece di assistere al logorio ineluttabile delle cose, incentivava a prendere parte da protagonisti all’evento, a diventare finalmente “consumatori”. Di questa “svolta” dal carattere ben poco filosofico, sono in tre a farne le spese: il mondo – che non riesce più a sopportare la riduzione a “fondo” da sfruttare e l’alterazione degli equilibri geotermici che hanno permesso (a lui come a noi) di sopravvivere per milioni di anni – e l’uomo, schiacciato dalle crisi economiche, avvilito dall’assenza di futuro, depauperato dai tagli alla spesa, mortificato e vessato dalla propaganda che lo vuole artefice (e colpevole) unico del proprio destino (a suon di: “Ognuno è quel che decide di essere”, “Questo è il più ricco dei mondi possibili” e “Non ci sono alternative al capitalismo”). La terza vittima, forse la più colpita di tutte, è il tempo: Continua a leggere