Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot

Si può consentire che non sia presente una regolamentazione puntuale di internet?

1 Commento

  1. Quanto incide nella società il mondo virtuale su quello reale.

Nei mesi scorsi, si è dibattuto sul ruolo dei social network, dal momento che una serie di piattaforme social hanno deciso di bloccare il profilo del Presidente Usa uscente, Donald Trump, dopo l’assalto dato dai suoi sostenitori a Capitol Hill.

È presente una divisione su tale vicenda  tra chi sostiene che sia una censura e chi, invece, considera la cancellazione un gesto di responsabilità dovuto.

L’interrogativo da porsi , al di là del caso specifico, è sul ruolo delle piattaforme social nella società contemporanea, ovvero sono semplicemente una forma di intrattenimento o hanno ormai un potere che sarebbe meglio regolare con attenzione?

I disordini di Washington  si sono scatenati proprio mentre Camera e Senato statunitensi avrebbero dovuto ratificare l’elezione del nuovo presidente, Joe Biden, e Trump, che proprio sui social ha costruito una fetta importante della propria popolarità, era intervenuto sui social senza condannare fermamente quello che stava accadendo, ma semplicemente invitando i rivoltosi a tornare a casa in pace pur continuando a sostenere le regioni della loro protesta.

Suddetto atteggiamento  ha dato il via a una polemica molto vivace sul ruolo dei social e sul controllo che esercitano nei confronti delle fake news.

La decisione di Facebook in ogni caso pone un problema e crea un precedente importante, difatti è utile richiamare le parole di Walter Quattrociocchi, professore di Data Science all’Università La Sapienza di Roma, dove coordina il Center for Data Science and Complexity for Society: “La scelta di Zuckerberg di bannare Trump e’ una chiaro sintomo di quanto sia fuori controllo la situazione. E’ una scelta che crea un precedente. Le piattaforme assumono un ruolo editoriale importante? Nell’esercizio di questo potere si ridefinisce il loro ruolo sociale e politico, potrebbe innescare dilemmi piu’ complicati del previsto. Un giorno potrebbero richiedere la stessa cosa in circostanze diverse”.

Appare evidente che il problema di fondo, che è al di là e al di fuori di Trump, in quanto è inaudito che imprenditori privati possano controllare e decidere loro chi possa parlare alla gente e chi no.

Se , oramai, i social network hanno sostituito i luoghi di discussione, pare necessario avere un’autorità ovviamente terza, di carattere politico che decide se qualche messaggio che circola in rete è osceno, offensivo e falso.

È impensabile che a farlo possa essere l’imprenditore, tale dinamica pone in discussione le democrazie, perché come oggi è Trump, domani potrebbe essere chiunque altro, e non può essere il proprietario della piattaforma a deciderlo. Dovrebbe esserci una forma di autorità politica che decide, così come c’è l’Autorità per concorrenza, per la privacy, che decide ‘questi messaggi in rete sono razzisti, sono sessisti, incitano alla violenza.

D’altronde, in Italia il prof. Rodotà aveva già immaginato una regolamentazione di Internet, nel 2015 fu istituita la “ Commissione per i  diritti e i doveri relativi ad Internet”, presieduta proprio da quest’ultimo, oltre ad aver scritto il “ Diritto di avere diritti”.

Suddetto elaborato pone in evidenza come internet sia stato determinante nel ridefinire uno spazio pubblico e privato tra cittadini ed Istituzioni. Si fonda sui principi di libertà, uguaglianza, dignità e diversità di ogni persona, dal momento che la garanzia di tali diritti è necessario per un funzionamento democratico di tali spazi.

Sul tema interviene è intervenuto pure  Oreste Pollicino,  professore ordinario di Diritto costituzionale presso l’Università Bocconi di Milano, dove insegna Internet Law, Diritto Costituzionale e Diritto Pubblico: “L’espressione che istiga alla violenza e all’odio sui social network, va proibita (e una volta pubblicata rimossa) di per sé, perché lesiva della dignità, a prescindere da qualsiasi prognosi probabilistica. Secondariamente tali prognosi, per passare al ruolo e alle responsabilità che in questo ambito hanno le piattaforme digitali, non possono più essere esclusivamente operate dai social network in applicazione dei loro standard contrattuali. Essi sono a tutti gli effetti guardiani di agorà in cui si giocherà, sempre più in fututo, quella partita che lo stesso Tocqueville ricordava cruciale quando affermava che ‘democrazia è il potere di un popolo informato’. E in modo, se non veritiero, quanto meno verificabile, aggiungerei, nella stagione della disinformazione globale”.

Si è aperta, con la vicenda Trump, una discussione che forse fino ad oggi è stata rinviata, ossia il ruolo che hanno i social network nella società e , soprattutto, una regolamentazione nazionale e sovranazionale degli spazi digitali, in quanto la società è sempre più spostata verso il mondo telematico e digitale, pertanto sarebbe utile ed opportuno lavorare ad una legiferazione attenta, in quanto è difficile richiamare e attuare le norme già presenti per le condotte che si tengono sulle piattaforme digitali.

  1. È il tempo di un diritto degli spazi digitali?

È utile prendere in considerazione il  pensiero di Carl Schmitt il Großraum era il “grande spazio”, imprecisato nell’estensione del territorio e indefinito circa l’identità della sua popolazione. Prodotto dell’internazionalismo e della globalizzazione, il Großraum avrebbe avuto effetti nefasti, addirittura

mortiferi, per lo Stato, sulle cui fondamenta, per secoli, si era venuto costruendo l’intero assetto dello Jus Publicum Europæum.

L’idea è replicata da Schmitt nella celebre contrapposizione fra la Terra ed il Mare: quest’ultimo, fluido, in costante movimento, incontenibile, incontrollabile, anarchico, naturale habitat del pirata, egoista fuorilegge e senza patria; la prima, al contrario, solida, stabile, ricompresa fra le nette linee dei confini nazionali, entro i quali si esprime e dai quali è limitata esternamente la sovranità.

Ovvero la sede ideale dell’autorità costituita dello Stato che, sulla terra delimitata dai confini, svolge la sua missione di guida di un’intera comunità, che condivide una visione e uno stesso destino.

Le vere sfide del digitale  sono la banca dati e la sovranità nell’ambito digitale, in quanto , in primo luogo, il patrimonio informativo che batte per dettaglio ed aggiornamento addirittura anche quello delle amministrazioni fiscali, sanitarie e statistiche degli Stati, fino al XXI secolo uniche detentrici dei dati del pubblico, è  il flusso informativo ha sostituito la banca-dati, il software, sempre più sofisticato ed intelligente, è stato in grado di intercettare dinamicamente variazioni altrimenti impercettibili nelle vite, abitudini, gusti e tendenze e che, a differenza di quanto avviene nei confronti del Governo, gli utenti condividono spontaneamente. E da tutto ciò, soprattutto, è in grado di ricavare previsioni attendibili, in base ad analisi simultanee di profili realistici, potendo costruire virtualmente il modello esatto del tessuto sociale di riferimento.

Mentre, per quanto concerne la sovranità nel digitale, è presente nella società  una sfida epocale per aggiudicarsi il predominio, dal momento che le grandi multinazionali e piattaforme digitali hanno l’obiettivo di imporre la regolamentazione degli spazi, tanto che si possono definire gli odierni “Leviatani”, forgiati sui profili degli utenti e da questi ultimi delegati a garantire regole e funzioni della loro socialità online.

A fortiori, sarebbe opportuno studiare e comprendere concretamente il ruolo che ha oggi internet, al fine di comprendere gli effetti e i condizionamenti  che già ha sui cittadini, qualora si volessero  consentire nuove possibilità applicative di sistemi informatici  che vanno ad incidere notevolmente sulla democrazia degli Stati.

Al riguardo fa riflettere il pensiero della Zuboff “L’esperienza umana è ormai materia prima gratuita che viene trasformata in dati comportamentali… e poi venduta come ‘prodotti di previsione’ in un nuovo mercato quello dei ‘mercati comportamentali a termine…dove operano imprese desiderose solo di conoscere il nostro comportamento futuro” .

Pertanto, è giunto, davvero, il tempo di ricondurre gli spazi digitali all’ordinamento giuridico, in quanto dettano regole di uso e di esclusione, cioè in pratica pongono loro il diritto del nuovo spazio pubblico e per di più vi esercitano la iurisdictio, con problemi serissimi rispetto ai principi di libertà e mettendo ancora di più alla corda la distinzione tradizionale tra diritto pubblico e privato.

È opportuno, ripensare  per una società liquida, i parametri di un nuovo diritto, ossia  una sorta di nuova Magna Carta, come proponevano diversi giuristi negli anni, che possono essere considerati  pionieri del diritto dell’informatica.

Il GDPR europeo è stato un passaggio fondamentale e un caposaldo di regolazione, dal moment che ha dato piena operatività alle clausole ed ai meccanismi di tale strumento, con cui l’Europa ha tentato di reclamare una propria egemonia, quantomeno giuridica sul digitale, la debolezza strutturale dei singoli Stati potrebbe in qualche modo venire supplita dal potere dell’Unione nel confronto con e fra Cina e gli Stati Uniti, ad oggi  tanto più necessaria oggi all’alba della disintegrazione del Privacy Shield.

Autore: Carlo Conte

Nato ad Eboli (Sa) nella città in cui si fermò Cristo. Laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Salerno con tesi in Filosofia del Diritto; praticante avvocato. Da sempre, mi chiedo il perchè delle cose e provo a dare una spiegazione.

One thought on “Si può consentire che non sia presente una regolamentazione puntuale di internet?

  1. passi fondamentali di essere vissuti nell’analisi nella tutela e nello sviluppo

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