Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot

Il racconto delle passioni. Un libro Bonanno di Sandro Vero

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> di Redazione

Le passioni, solitamente considerate materiale refrattario rispetto alle logiche insinuanti del capitalismo, offrono in realtà a quest’ultimo una formidabile occasione per una completa penetrazione nella soggettività. Si tratta, tuttavia, non delle passioni nella loro sostanza incandescente, difficilmente governabile, bensì del loro dirsi, del loro narrarsi. In altre parole, al capitalismo fa gola la narrazione passionale, se ne impossessa e ne ripropone incessantemente ogni declinazione possibile, purché serva a imbrigliare il soggetto nelle sue trame fondamentali: il consumo e il debito. La vicenda passionale è così vista su due livelli: quello alto, dei fondamenti di una semiotica del racconto passionale; quello basso, delle storie concrete in cui si articola. Il racconto delle passioni è il secondo capitolo di un ideale trittico iniziato con Il mito Infinito (Il Prato, 2016), uno studio sul carattere circolare dei miti del capitalismo.

L’obiettivo del libro non è quello di dire la parola conclusiva sulle passioni nel capitalismo, tanto meno quello di dire la parola finale sulle passioni tout-court. Il testo si pone invece mete non sistematiche ma parziali, preferendo impegnarsi su più fronti, su più linee analitiche convergenti piuttosto che esaurire (o pretendere di farlo) un tema specifico. 
In ragione di questo, al lettore attento apparirà l’evidenza di un legame forte fra il precedente lavoro sul capitalismo, centrato sul carattere circolare (e dunque infinito) dei miti nell’universo di senso strutturato nella società del profitto e questo scritto, centrato sulla narrazione che il capitale tesse intorno alla vicenda passionale, facendone uno degli strumenti cardinali della sua strategia di soggettivazione.
Il legame fra i due lavori – che peraltro prelude al compimento di un percorso esplorativo da ultimare con un terzo futuro scritto sul farsi psichico dei contenuti indotti dalla macchina mitologica del capitale, dunque un’analisi dei rapporti fra ideologia e psicologia, già accennata nel primo scritto – va oltre il dato di superficie, quello di un mero rapporto di continuità/contiguità. In realtà, il percorso – tradotto in una sorta di ideale trittico – è un movimento dal generale al particolare, dal sociale all’individuale, che assume la forma di un imbuto, in cima al quale le cose hanno una pregnanza culturale (e dunque ideologica) e in fondo al quale la materia è diventata psichica, nell’unico senso che questo termine può avere dentro un discorso sul potere: l’estrema postazione soggettiva in cui la macchina semiotica controlla la corrispondenza fra flussi oggettivi (di capitale, di merce, ecc.) e flussi personali.
La struttura del libro merita una precisazione: è possibile che il lettore esigente, specie se accademicamente orientato, colga una sorta di frattura, comunque di scollamento fra la prima parte, teorica, e la seconda, applicativa. In realtà, a voler essere pignoli, entrambe le caratterizzazioni – teorico e applicativo – lasciano il tempo che trovano dentro un discorso che nasce, in certo modo, teorico e applicativo insieme.
La prima parte – che non a caso è intitolata ai fondamenti – sviluppa il tema delle passioni nel mito capitalistico partendo da un inquadramento del tema nel contesto del dibattito contemporaneo sul lavoro e la sua diversa antropologia nel neoliberismo (cap. 1); dopo aver introdotto la nozione di “logica emozionale” (cap. 2), aver posto una definizione del capitalismo come macchina semiotica (cap. 3) e una necessaria presentazione del mito e della sua funzione (cap. 4), il lavoro si apre poi a diverse declinazioni di quel tema affrontando il costrutto semiotico con cui il potere riformula le passioni per i suoi fini (cap. 5); la strategia con cui – in una prospettiva vicina al pensiero di Foucault – è costruita la dimensione soggettiva delle passioni (cap. 6); il rapporto fra tempo e narrazione, che da Ricoeur in poi appare come fondativo di ogni discorso sulle trame del senso (cap. 7); la peculiare lezione greimasiana della semiotica delle passioni, calata in un’analisi sperimentale dei giochi narrativi presenti nella scena politica italiana attuale (cap. 8); la modalità anaclitica con cui il capitalismo si appropria dei discorsi passionali per riconvertirli ai suoi servigi (cap. 9).
La seconda parte, come preannunciato, ha un taglio più “operativo”, tentando un’analisi di “oggetti” concreti – politici e culturali – intorno ai quali e dentro i quali si genera una particolare concrezione della passionalità nel marchingegno semiotico del capitalismo contemporaneo. Gli oggetti scelti potranno sembrare più o meno vicini alla materia trattata: spero sia colto il fatto che le passioni che questo libro racconta non si riducono a quel pacchetto classicamente inteso delle passioni forti, romantiche o tragiche, ma comprendono anche contenuti della vita quotidiana, politica o personale, che essendo dotati di un alto tasso di emotività, fanno comunque gola alla burocrazia semiotica del potere.
Il libro si chiude con un lungo, articolato, appassionato scritto di Emanuele Fadda, che di professione fa il semiotico e che dunque si prende il carico di spiegare, con dovizia di elementi e completezza di visione, perché appare irrinunciabile il recupero di un’accezione valoriale, militante, ideale (se non ideologica) della semiotica.

Sandro Vero è psicoterapeuta. Conseguita la laurea in psicologia sperimentale e la specializzazione in medicina psicosomatica, è stato docente a contratto di psicologia della comunicazione per l’Università di Catania. Ha scritto numerosi articoli scientifici e due volumi: Le strutture profonde della comunicazione (Bonanno), e Il corpo disabitato (FrancoAngeli). Giornalista, scrive per alcune testate online e per la rivista di cultura “Le Fate”. I suoi interessi filosofici vertono sui temi della filosofia politica, dell’epistemologia e della logica, del pensiero di Foucault.


Sandro Vero, Il racconto delle passioni. Ingegneria degli affetti nel semio-capitalismo, ed. Bonanno, 2018.

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