Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot

L’uomo e la morte. Un altro libro Erickson di Edgar Morin curato da Riccardo Mazzeo

2 commenti

> di Paolo Calabrò

Se è vero che la morte è e rimane un mistero per l’uomo, è altrettanto vero che non è impossibile riflettervi collettivamente e stabilire un modo comune di porsi di fronte ad essa che sia migliore – o anche solo più consapevole e meno schiavo della coazione a ripetere i comportamenti di chi ci ha preceduti. La morte è infatti ben di più che il termine biologico della vita: da sempre l’uomo ha attribuito un significato simbolico particolare – strettamente correlato all’epoca e alla cultura – a questo evento che, in un modo o nell’altro, ha ritenuto di dover “celebrare ritualmente” e mai su di un piano strettamente individuale. Ma, a stretto rigore,

è possibile parlarne per dirne qualcosa che non sia ovvio? È utile riflettere su qualcosa di tanto ineluttabile e immodificabile che – comunque la si voglia mettere – resta per l’uomo la fine di ogni cosa?

C’è tanta ottima filosofia in questo libro di Edgar Morin, pensatore celebre per il suo monumentale trattato sul Metodo – e autore di innumerevoli opere, molte delle quali già tradotte in Italia da Erickson. Non solo una storia della morte, ma una riflessione approfondita interdisciplinarmente su questa realtà tanto unica, che a sua volta differenzia in maniera unica l’uomo dagli animali, l’individuo dalla specie, ciascuno di noi (con le proprie convinzioni e paure) da ciascun altro. Pubblicato per la prima volta nel 1950, questo studio (aggiornato dall’autore via via nel corso degli anni, fino a quest’ultima edizione) è importante e quanto mai attuale oggi – come ricorda opportunamente il curatore italiano, Riccardo Mazzeo[1], nella sua magistrale Nota introduttiva – nell’epoca della rimozione coatta della morte, sostituita dalla promessa (poco importa se illusoria) di una sempre protraibile giovinezza e di un godimento estenuato ed eternizzante. Un libro stupendo. Da non perdere.


E. Morin, L’uomo e la morte, ed. Erickson, 2014, pp. 370, euro 22. Tr. it. e cura di Riccardo Mazzeo.

[1] Che tra l’altro intervista l’autore in apertura del volume, a mo’ di Prefazione. Riccardo Mazzeo, intellettuale trentino che ha maturato il proprio spessore sulla linea di confine tra la sociologia e la letteratura, è autore di un libro a quattro mani con il celeberrimo sociologo anglopolacco Zygmunt Bauman, dal titolo Conversazioni sull’educazione (ed. Erickson); con il quale sta attualmente lavorando a una seconda opera, in preparazione per la prima metà del 2015.

Autore: Paolo Calabrò

Laureato in scienze dell'informazione e in filosofia, gestisco il sito ufficiale in italiano del filosofo francese Maurice Bellet. Collaboro con l'Opera Omnia in italiano di Raimon Panikkar. Dirigo con Diego Fusaro la collana di filosofia "I Cento Talleri" dell'editore Il Prato e con Daniele Baron la rivista online «Filosofia e nuovi sentieri». Sono membro dell'associazione di scrittori «NapoliNoir». Ho pubblicato in volume i saggi: – Il rischio di pensare. Scienza e paranormale nel pensiero di Rupert Sheldrake (Progedit, 2020); – Ivan Illich. Il mondo a misura d'uomo (Pazzini, 2018); – La verità cammina con noi. Introduzione alla filosofia e alla scienza dell'umano di Maurice Bellet (Il Prato, 2014); – Le cose si toccano. Raimon Panikkar e le scienze moderne (Diabasis, 2011) e i libri di narrativa noir: – Troppa verità (2021), romanzo noir di Bertoni editore (2021); – L'albergo o Del delitto perfetto (2020), sulla manipolazione affettiva e la violenza di genere, edito da Iacobelli; – L'abiezione (2018) e L'intransigenza (2015), romanzi della collana "I gialli del Dio perverso", edita da Il Prato, ispirati alla teologia di Maurice Bellet; – C'è un sole che si muore (Il Prato, 2016), antologia di racconti gialli e noir ambientati a Napoli (e dintorni), curata insieme a Diana Lama.

2 thoughts on “L’uomo e la morte. Un altro libro Erickson di Edgar Morin curato da Riccardo Mazzeo

  1. Sono certo che il libro di Morin sia, come grandissima parte dei suoi scritti, profondo e ricco di spunti filosofici e antropologici colti e originali. Mi permetto di dissentire (filosoficamente) con la prima affermazione di Paolo Calabrò quando dice che “la morte è e rimane un mistero per l’uomo”. Di per sé la morte è la cosa più frequente e più normale che c’è in un posto – quello che abitiamo noi – dove esiste la vita. Quando cessa un certo tipo di organizzazione della materia, lì si può dire che sia cessata la vita: se la morte coincide con la cessazione della vita (la qual cosa può, naturalmente, essere discussa) allora possiamo dire – con una stridente contraddizione di termini – che lì si sia realizzata la morte. L’oggetto e la variabile non è costituita dalla morte bensì dall’uomo che pensa alla morte: allora sì che la morte può diventare un oggetto arcano e misterioso come lo è ogni cosa a cui l’uomo vuole attribuire un senso nella dimensione, appunto, antropologica. In questo senso, la “vita” o il “tempo” non sono meno misteriosi della morte.
    Fatte queste precisazioni che spero Paolo Calabrò vorrà perdonare, cederò alla sua lusinga e andrò a leggere il saggio di Morin.

  2. Caro Piero,
    il Suo commento non va perdonato, ma apprezzato e commentato a sua volta. Credo che in realtà sul punto la pensiamo in maniera molto simile: la morte è un mistero esattamente come la vita; e non perché a esse l’uomo voglia ostinatamente (e forse ingenuamente) attribuire un senso, bensì perché entrambe mostrano ogni volta un’eccedenza rispetto al banalmente materiale e meccanico, eccedenza che richiede quel conferimento di senso. Ricordando la distinzione greca tra bios e zoe, evidenzieremo che la morte non è solo la cessazione della vita fisica (materiale o biologica che dir si voglia), ma quella della vita umana (che è più della meramente biologica). Al punto che – forse esagerando, ma non possiamo affrontare l’argomento qui – l’uomo ha sempre immaginato che la vita potesse continuare… oltre la morte del corpo.
    Grazie per l’attenzione

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