«Se la filosofia è esperimento, essa è vita che si mette alla prova quotidianamente e non può più essere un insieme di parole: la filosofia deve liberarsi delle parole, al massimo cercarle come illustrazione di ciò che sta facendo. Risoluzione della filosofia nel fare, nell’esistenza di ciascuno; sua eliminazione, altrimenti: letteratura (i filosofi hanno l’ossessione di prendere la vita con il pensiero come se il pensiero riuscito fosse quello che afferra la vita. Invece il pensiero che afferra la vita è un pensiero morto: la vita rimane fuori da lui. L’unico modo di rendere vivo il pensiero è quello di conferirgli una autonomia dalla vita; un pensiero vivo è vivo come un pianto o un animale: non descrive o spiega la vita ma è vita)» [Ludovico Gasparini, filosofia = errore di esistenza – Pagine di quaderno, Il Melangolo, Genova, 2011, p. 90].
27 novembre 2013 alle 10:01
Credo sia: un pensiero vivo è come una pianta (non come un pianto) o un animale. Lo scolio mi trova d’accordo. Purtroppo è spesso disatteso. La filosofia, come già diceva Croce, soffre di molte frasi fatte e di oracolarità.
27 novembre 2013 alle 10:39
Mi spiace deluderla Dario ma la lezione riportata del frammento di Gasparini è corretta. Dunque «pianto» e non «pianta». Quanto alla affermazione che lei attribuisce a Croce e della cui paternità le chiederei un virgolettato, non è di per sé stessa una ovvietà e pertanto una «frase fatta»? Cordialmente, Luca Ormelli
1 dicembre 2013 alle 10:47
Caro Luca, non la sento, quella di Croce, una frase fatta, anche se può andare bene il virgolettato. Si tratta di capirsi. Sul pianto e la pianta non sono affatto deluso, ma felice della precisazione perchè significa che intorno all’argomento c’è attenzione. Sarebbe bello che oltre all’acribia formale – e parlo in generale, non mi riferisco certo a lei – ci fosse anche dell’acribia concettuale, spesso sacrificata all’esibizionismo da “preziose ridicole” che scuramente lei non possiede, ma che altrettanto sicuramente esiste.