> di Alberto Rossignoli*
I grandi uomini d’affari e i giornalisti insistono molto sulla globalizzazione e sull’impiego delle nuove tecnologie come tratti caratteristici del capitalismo (post-capitalismo?) contemporaneo. Ciò è abbastanza corretto, ma tralascia le nuove modalità di organizzazione del tempo, in particolare del tempo di lavoro.
Il “lungo termine” sembra essere scomparso: nel mondo del lavoro odierno sta sparendo la tradizionale carriera condotta nei corridoi di una o due aziende e la medesima cosa accade allo sviluppo di un insieme di competenze durante il corso di una vita lavorativa.
L’economista Bennett Harrison crede che la causa di questa tendenza al cambiamento sia il desiderio di profitti rapidi.
È chiaro che, in un contesto di rapidi cambiamenti, vacilla lo sviluppo della fiducia informale.
Secondo il sociologo Mark Granovetter, le moderne reti organizzative sono caratterizzate dalla “forza dei legami deboli”: per la gente, i rapporti occasionali di associazione sono più utili dei vincoli a lungo termine. Continua a leggere