Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot


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LIBERTÀ UMANA, POTERE POLITICO: LEGAMI E CONVERGENZE TRA ÉTIENNE DE LA BOÉTIE E LA POSTERITÀ 

Abstract

This essay aims to relate the thought of the philosopher Étienne de La Boétie to that of other libertarians and intellectuals and to reflect on the concept of freedom and the nature of power. The fundamental assumption of this essay is that freedom is a continuous conquest because it can be threatened at any time. All of us are corruptible and exposed to the risk of doing harm. There’s only one way to combat the onset of evil and preserve our freedom: never stop thinking. Thought and judgment are the only antidotes to wickedness.

Sommario

  1. Introduzione; 2. Convergenze tra Shakespeare, La Boétie e Arendt; 3. Il fascino della schiavitù; 4. Dalla diagnosi alla prognosi.

Parole chiave: libertà, verità, pensiero, schiavitù, potere, male.

Mai sinora nella storia un regime di schiavitù è caduto sotto i colpi degli schiavi. La verità è che, secondo una formula celebre, la schiavitù avvilisce l’uomo fino al punto di farsi amare dall’uomo stesso; che la libertà è preziosa solo agli occhi di coloro che la possiedono effettivamente; e che un regime del tutto inumano, com’è il nostro, lungi dal forgiare esseri capaci di edificare una società umana, modella a sua immagine tutti coloro che gli sono sottomessi, tanto gli oppressi quanto gli oppressori. (Simone Weil, Riflessioni)

Introduzione

C’è una cellula di Étienne de La Boétie in ogni libertario: nel Bakunin di Stato e anarchia, in Simone Weil, negli autori delle più celebri distopie del Novecento – Huxley e Orwell –, in Hannah Arendt… L’influenza che La Boétie ha esercitato su intere generazioni di intellettuali – e di semplici anticonformisti “irregolari” in cerca di libertà – è notevolissima e il presente saggio si propone con estrema umiltà di rendere omaggio al suo antiautoritarismo, cercando nella letteratura e nel pensiero libertario alcune tracce del suo capolavoro, il Discorso della servitù volontaria, il più illuminante e prezioso testamento che La Boétie potesse lasciare al nostro enigmatico genere umano.

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Di un certo consenso al dolore. A partire dal saggio di Georges Blin

> di Gianluca Valle*

Poco noto al pubblico italiano, Georges Blin, di recente scomparso alla ragguardevole età di 97 anni, è stato un intellettuale francese che ha a lungo insegnato al Collège de France, imponendosi come pioniere di una nouvelle critique, di stampo filosofico, attenta al progetto e al pensiero degli autori esaminati. Conosciuto dagli specialisti come studioso di Stendhal e di Baudelaire, egli è anche l’autore di illuminanti saggi sui temi e sulle figure più disparate: dall’erotica del riso all’avere portamento, dal surrealismo alla poetica di Yves Bonnefoy, dallo stoicismo di Crisippo all’alternativa di Kierkegaard, alla non-philosophie di Jean Wahl, all’esistenzialismo umanistico di Sartre. Continua a leggere