Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot


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I neuroni specchio tra neuroscienze e filosofia della mente

> di Nicola Simonetti*

Presentazione

Il presente articolo prende in considerazione in primis la storia della scoperta dei cosiddetti “neuroni specchio” alla fine degli anni ’90 del secolo scorso, da parte del team di ricercatori capeggiati dal neurologo G. Rizzolatti: L. Fadiga, L. Fogassi, V. Gallese, G. di Pellegrino. Essi si dedicavano allo studio della corteccia pre-motoria nei macachi, essendo simile a quella umana.
Per fare ciò collocavano degli elettrodi nella corteccia frontale inferiore di un macaco per studiare i neuroni pre-motori specializzati nel controllo dei movimenti della mano, come la raccolta o la manipolazione di oggetti.
L’aneddotica (probabilmente solo in parte corrispondente al vero, come lo stesso M. Iacoboni, nel 2008 ha ammesso) racconta che, mentre uno sperimentatore prese una banana (o qualcos’altro, secondo altre versioni) in un cesto di frutta preparato per degli esperimenti, alcuni neuroni della scimmia, che stava guardando la scena, avevano reagito, come veniva rilevato dal suono della scarica prodotta nel computer collegato agli elettrodi impiantati chirurgicamente nel suo cervello. Come poteva accadere se la scimmia non si era mossa? Come poteva accadere se fino ad allora si pensava che questi neuroni si attivassero solo per le funzioni motorie? Continua a leggere