Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot


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Dialogo, cinema, letteratura. Una nuova collana Pensa Multimedia diretta da Riccardo Mazzeo

«Nessuno dispone delle soluzioni generali ai problemi globali». Questa affermazione di Raimon Panikkar, filosofo del dialogo, è ormai un dato di fatto: solo dall’incontro e dal confronto possono emergere le soluzioni ai problemi che ci attanagliano: l’ambiente, la povertà. La guerra. Il dialogo non è più una possibilità, ma una necessità.

Da questa consapevolezza nasce la nuova collana dell’editore Pensa Multimedia, “Pratiche dialogiche”, diretta da Riccardo Mazzeo

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Questa non è una cosa

 Nell’opera di Byung-Chul Han, filosofo tedesco di origine coreana, le cose, proprio quelle modeste che accompagnano la nostra quotidianità, vengono rivalutate nella loro funzione di stabilizzazione della vita terrena, in quest’epoca caratterizzata dal fenomeno globale che egli definisce: infomania. Le cose uniscono le persone, al contrario le non-cose, nella parvenza di una comunicazione globale, generano individui isolati.

Nel suo argomentare chiama in causa un gran numero di pensatori, perlopiù filosofi ma non solo, dà delle rapide pennellate come a supporre che il tema sia ben noto al lettore, solo su qualcuno ritorna più volte. Descrive la situazione personale nella quale si trova, assieme a gran parte dell’umanità, dalla quale vorrebbe emanciparsi, senza peraltro dilungarsi nello spiegarne la via. Accenna al pensiero della filosofa americana Jane Bennett sul pericolo per l’umanità di considerare la materia come qualcosa di inerte, semplicemente da utilizzare, e spende due parole per dire che «prima dell’ecologia deve emergere una nuova ontologia della materia che la esperisca come viva» (p. 119).

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Le tre meditazioni e l’accesso al mondo dell’invisibile

Abstract: This study characterizes the intuition as a form of intelligence and uses it to access the reality itself. Combine the intuitive vision with ecstasy, speaks of it as supersensible, frees it from the sensible. Uses it to contemplate the whole, the things, the self. Tells of it the wisdom and the form, finishing between East and West, God and the states of consciousness.

Keybords: Intuition, Meditation, Ecstasy, Reality itself, Mysticism.

Introduzione

Qual è lo stato dell’arte dell’intuito? Ne riportiamo alcuni dei più importanti capitoli e ne ricomponiamo altri con lievi tratteggi di originalità per coerentizzarne il quadro generale. Il nostro non è un irriflessivo inventario di ciò che c’è, ma un florilegio filosofico in cui vengono incastonate le sole gemme del pensiero umano che s’addomesticano a questo dominio: il paradigma di accesso intelligibile all’in sé e percettivo al fenomeno.

Per quanto possibile miriamo a che il lettore si senta a casa, a luoghi in cui possa esclamare “niente di nuovo al fronte!”, lasciandoci la simpatia d’aver composto un discorso altrimenti ancora troppo frammentato fra le varie discipline, demarcato gli argomenti propri dell’intuito.

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Riapertura autunno 2022

Cari amici, lettori, collaboratori,
«Filosofia e nuovi sentieri», per impegni sopraggiunti, riprenderà le pubblicazioni a ottobre, anziché a settembre.
Resta fermo l’invito (che qualcuno ha già colto) a caricare i vostri contributi in piattaforma. Ricordiamo che la casella
filosofiaenuovisentieri@gmail.com
è sempre attiva (vi risponderemo alla ripresa).
A presto

La Redazione


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Pausa estiva 2022

Cari amici, lettori, collaboratori,
«Filosofia e nuovi sentieri» va in vacanza. Le pubblicazioni riprenderanno a settembre: motivo per cui vi invitiamo, come sempre, a continuare a caricare i vostri contributi in piattaforma. Per qualsiasi comunicazione, la casella filosofiaenuovisentieri@gmail.com rimarrà attiva per l’intero periodo (i messaggi verranno ricevuti comunque, anche se non vi sarà risposta prima della riapertura).
Pausa non vuol dire stasi. Vuol dire tempo per ricaricarsi e ripartire alla grande!
Buone vacanze a tutti

La Redazione


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Il dolore per il tempo che passa

On reconnaît le bonheur au bruit qu’il fait quand il s’en va

Jacques Prévert

Quest’anno ricorrono i cento anni dalla nascita di un grande attore, Adolfo Celi, nato a Messina il 27 luglio 1922, morto a Siena nel 1986. La notizia non ha avuto praticamente rilievo sui mezzi di informazione nazionale, mentre invece i giornali di Messina e della Sicilia nelle ultime settimane hanno dato risalto alle celebrazioni che sono previste per questo anniversario.

Ad Adolfo Celi è dedicato un interessantissimo ed oggi introvabile documentario, “Adolfo Celi – Un uomo tra due culture”, prodotto dal figlio Leonardo, di professione regista. Il documentario ne ripercorre la vita divisa tra Italia e Brasile. Quest’ultima è la terra dove Celi credeva di trattenersi solo per poco tempo, e dove invece, finirà per passare quindici anni della sua vita, rivoluzionando i linguaggi del teatro ed apportando tante novità alla cinematografia. Stroncato da un infarto, Celi si spegne a 64 anni, nella sera del 19 febbraio 1989, a 40 anni esatti dalla morte di suo padre, avvenuta il 19 febbraio 1946. Quella sera l’attore avrebbe dovuto recitare al Teatro dei Rinnovati di Siena per i Misteri di Pietroburgo di Dostoevskij. L’attore accusa il malore un’ora prima dell’inizio dello spettacolo. Il secondo atto della rappresentazione non ha luogo. Vittorio Gassman, disse che quella stessa sera aveva visto il fantasma di Celi tra le quinte (come afferma Alessandra Celi, la figlia di Adolfo, alla fine del documentario sopra citato).

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La logica che è pensiero. Il pensiero che è logica. E la vita che è altro.

In ricordo di Bruno Celano.

Il 18 Maggio 2022 ci ha lasciato il giusfilosofo Bruno Celano, personalità di spicco della filosofia analitica del diritto italiana.

In ricordo di Bruno Celano.

Il 18 Maggio 2022 ci ha lasciato il giusfilosofo Bruno Celano, personalità di spicco della filosofia analitica del diritto italiana.

Tralasciando il discorso sulla malattia che ne ha condizionato pesantemente metà della sua esistenza, sia per delicatezza sia perché lo stato di salute non determina la bontà di una prospettiva teoretica, vorrei qui offrire il mio personale ricordo del filosofo palermitano. Nella convinta persuasione che si tratterà soltanto di un ricordo parziale tra i moltissimi altri possibili ed egualmente legittimi.

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Non distogliere lo sguardo

La sofferenza come senso della finitudine umana.

Viviamo nella civiltà delle immagini, dove i mass media propongono modelli omologanti e irreali, permeati da una logica edonistica che tende ad esaltare piaceri superficiali e anestetizza i sentimenti spiacevoli, dove la tecnologia propone un’altra realtà, quella virtuale, che a volte sostituisce quella reale e modifica la nostra identità, dove maggiori sono le approvazioni, i consensi, tanto più l’individuo si sentirà gratificato.

 È una società che tende a sbarazzarsi di tutto ciò che è negativo, di ciò che è segnato da fragilità e debolezza, che mette al bando il dolore. Nella società dei like, in quella di Instagram, dove ciò che ha difetto non appare o è camuffato, la vita che viene raccontata è caratterizzata da una falsa positività. L’uomo nella spasmodica ricerca di conferme perde il contatto con il sé interiore e l’immagine ostentata non rappresenta la sua natura più autentica. In un contesto in cui non è possibile sottrarsi allo sguardo e al giudizio dell’altro si rischia di perdere il valore della propria individualità, nessuno ha accesso diretto alla propria interiorità. La sovraesposizione mediatica finisce per annullare lo sguardo dell’uomo su di sé, ma noi dobbiamo generare costantemente i nostri pensieri dal nostro dolore. L’uomo non può essere ridotto ad una dimensione calcolante, non esiste un algoritmo capace di provare dolore.

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Considerazioni sulla logica di Heidegger

Logica e ontologia: la via heideggeriana.

Photo by Josh Sorenson on Pexels.com

Il nome di Martin Heidegger è uno di quelli più famosi della storia della filosofia occidentale e tra coloro che maggiormente ne hanno influenzato lo sviluppo successivo, almeno negli ultimi due secoli.

Tuttavia, non è necessario stendere un elogio nei confronti dell’autore di Sein und Zeit, e nemmeno lo farò; piuttosto, svolgerò delle considerazioni non elogiative nei confronti di una riflessione marginale che il filosofo tedesco ha svolto intorno alla logica. Sì, perché Heidegger si è anche occupato di logica, sebbene a partire dalla sua caratteristica prospettiva per metà ontologica e per metà fenomenologica.

Vi faremo, pertanto, riferimento nei termini di una logica ontologica o metafisica.

Si tratta, a tutti gli effetti, di uno sviluppo del tutto estraneo, allora, alla direzione di sviluppo formale della stessa, e ciò, a mio sommesso parere, marca la profonda distanza di Heidegger dal cosiddetto filone analitico; nello stesso tempo, però, questo discorso così eterogeneo ha un suo pregio, ovvero illuminare il nesso tra la logica e l’ontologia e tra Heidegger e il razionalismo moderno, Cartesio e Leibniz su tutti.

Non si tratterà, com’è ben evidente sin da subito, di concordare o dissentire sulla bontà dei pensieri heideggeriani, ma di illuminare la riflessione heideggeriana intorno a logica e ontologia.

Non è esattamente un compito teoretico, e nemmeno un compito formale; al più, trattasi di un vago procedere razionale, davvero poco appetibile per il mio palato ma egualmente degno di nota.

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Rivoluzione personalista e comunitaria

Era stata pubblicata nel 1934, la versione italiana è del 1955, La Rivoluzione personalistica e comunitaria di Emmanuel Mounier viene ora riproposta dalle Edizioni di Comunità.

Un’iniziativa editoriale, che riprende una visione del mondo già proclamata e che alcuni hanno tentato di attuare, fa pensare che abbia una particolare attinenza con il presente. Il fatto che porti la data di stampa proprio al febbraio 2022 non deve indurci a considerazioni ingenue e affrettate; probabilmente avrebbe potuto avere anche una data diversa perché il presente in questione non è quello dei tempi brevi della storia, come speriamo possa essere il conflitto che oggi sta dilaniando l’Europa, ma è riferito ad un arco temporale più ampio.

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La psicoanalisi non è una scienza. E allora?

di Gianluca Valle

Filippo Fracas, CRITICHE EPISTEMOLOGICHE ALLA PSICOANALISI. LE TESI DI WITTGENSTEIN E POPPER, Primiceri Editore, Padova 2020.

Il volume di Filippo Fracas costituisce un’agile introduzione al dibattito sullo statuto epistemologico della psicoanalisi, mettendo a fuoco le critiche di due influenti filosofi del Novecento – Wittgenstein e Popper – al metodo freudiano. Il suo scritto è godibile, senz’altro all’altezza di quanto promette nel titolo, anche se costellato di refusi (alcuni gravi, come nel caso di “casualità” al posto di “causalità”, p. 35, o “tesi di Duhem-Quien” al posto di “tesi di Duhem-Quine”, p. 68). La prima sezione fornisce una panoramica della biografia di Freud e della nascita della psicoanalisi, soffermandosi poi sui suoi presupposti epistemologici, dal punto di vista del suo fondatore. La seconda sezione, invece, passa in rassegna le critiche alla teoria psicoanalitica di Wittgenstein e di Popper, dopo averne brevemente ricostruito la vita e le opere, e fornisce gli strumenti concettuali necessari a sancirne la non-scientificità.

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Il diritto tra funzione pedagogica e formazione culturale nella prospettiva della Scuola di Marburgo

>Stefano Fachin*

Abstract

This article focuses on the purpose of law in the thinking of the philosophers of the Marburg School. Historically, law has been based on the split between natural law and legal positivism. With the advent of kantian thought, however, ‘what ought to be’ became a model of universal law beyond these labels. However, the weak point of Kant’s speculation was found to be an excessive theoretical twist that trapped law within the meshes of excessive formalism. The philosophical path of the school of Marburg is part of this. By moving away from the binomial natural law/positivism, through the development of the concept of ‘transcendental’, it laid the foundations for a juridicality founded on logical-pedagogical structures in order to dig a new furrow towards a different direction, where law no longer presents itself as a coercive system, but as an open cultural formation.

Keywords: diritto; volontà pura; comunità; trascendentale; Stato; legalità; mito; forma; cultura.

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