Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot

Eternità: una parola, un valore dimenticato.

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> di Alessandra Peluso *

In un mondo in cui si vive il presente senza scopi, senza pensiero, si vive come se automaticamente costretti, non si ha il desiderio di pensare l’eterno, non si è capaci di cogliere il tutto.
In un tempo dell’oggi, del quotidie possibile, l’eternità sembra distante e ineccepibile dal solo uso della ragione calcolante, solo l’anima infatti, la parte intima dell’io, può cogliere l’eterno, l’αίων, il tutto, e abbracciare la completezza, la complessità del tempo. Sembra di vivere in un’epoca monca di futuro, “diversamente presente”, non si hanno visioni, progetti, idee, desideri; né peraltro, si pensa ad un passato per far sì che la propria identità sia riconosciuta in radici che affondano incontrastate su diverse sedimentazioni. Sfuggire il passato, non desiderare il futuro, significa non vivere. Si pensi, ad esempio, a Plotino, nelle Enneadi concepiva l’eterno come vita, l’eternità è infatti «vita in stato di quiete, identica e sempre uguale, infinita in atto». Così Boezio, e S. Agostino. Ed anche, Emanuele Severino, “uno dei rarissimi filosofi del nostro tempo che ha avuto il coraggio di presentare una teoria radicale, un pensiero eterno, rimettendo in discussione tutto il pensiero occidentale”. Noi siamo eterni. La vita è eterna.
È opportuno vivere il presente del presente, il presente del passato e il presente del futuro perché l’individuo sia in grado di cogliere il tutto, carpire l’universale e prendere coscienza dell’universale che è in ogni individuo. Il tempo è nell’anima. Il tempo è memoria, intuizione, attesa. Disporre l’anima a questo significa cogliere il senso e il valore della vita. Una società anomica, acculturata: “valori e culture appiattite, omologate ai modelli di un’unica cultura centrale, cioè una cultura del potere” (Pasolini). Un nuovo potere per il quale Veneziani avverte: trasforma i credenti in consumatori, modifica il tempo nel presente consumistico privo di ideali, progetti, sogni, nell’ambito del quale il soggetto appare distaccato forse anche inconsciamente dalla memoria, dal passato, e dall’attesa, vale a dire dal futuro.
L’Italia, una macerie di valori; è evidente che alcuni valori come l’onestà, il pudore, la vergogna, sono oramai arcaici, maceria. ‘Onestà’ non indica semplicemente un modus vivendi, ma la capacità di guardarsi dentro, di interrogarsi, di essere coscienti su ciò che si è e si è fatto. Onestà, infatti, deriva dal greco e significa “ov-eστί”, essere dentro. Essere in un tempo che appartiene all’anima di ogni individuo. Essere nell’eternità. Guardarsi e scoprire l’eterno, l’universale è sorprendente, assume toni magici.
Ecco, appunto, tale grandezza di un tempo e di un eterno, come attesa di un divenire, non sono contemplati. Sufficiente potrebbe essere, leggere dei versi di poeti e filosofi che hanno conosciuto e cantato l’eterno nella bellezza di un’immagine siderale, nella Natura; così Rimbaud scrive: «È ritrovata. / Che cosa? – L’Eternità. / È il mare dileguato / con il sole». L’eterno è nella parola, nella scrittura, in un’opera d’arte, dove l’immagine del tutto, dell’universale sembra essere colta dall’essere umano. Il suo limite? Non apprezzare né riconoscere che in sé è contenuta l’idea di eternità come l’idea del limite, quelle idee innate delle quali parlava Platone, contemplate dai pensieri classici, surclassate da viste contemporanee, non visioni. Non ci sono apparentemente visioni per predire un futuro, almeno sognarlo. Ogni aspetto sembra essersi allontanato dal senso dell’umano, da un equilibrio di inconscio, di anima e ragione che gioverebbe alla società odierna, uno sguardo verso la chiarezza, la comprensione del tutto porterebbe senza dubbio a delle soluzioni o almeno a porci delle domande. La filosofia si presenta in aiuto. La filosofia contempla l’eterno. È nell’eternità.
Occorre dare significato al tempo, valore all’eternità, all’eterno, per essere in grado di stimarne la grandezza e valutare i limiti e le capacità dell’essere umano, e al contempo, scoprirne la libertà.

Alessandra Peluso (salentina). Filosofa. Dottore di ricerca in Scienze bioetico-giuridiche. Cultrice di “Filosofia politica” presso l’Università del Salento. Si occupa di comunicazione ed editoria. E’ stata correttrice di bozze per il progetto “Enciclopedia di Bioetica” presso suddetta Università. Critico letterario. Articoli o recensioni sono pubblicati su “AffariItaliani.it”, “Corrieresalentino.it” e sulla rivista di filosofia “Filosofia e nuovi sentieri/ISSN 2282-5711”. Ha pubblicato saggi filosofici su “Albert Camus, Georg Simmel ed Hannah Arendt”; e su diverse tematiche riguardanti la Bioetica. Inoltre, ha pubblicato il saggio “Happy different. Per una filosofia del benessere”, iQdB, 2015 e le pubblicazioni di poesia: “Canto d’Anima Amante”, Luca Pensa editore, 2011; “Ritorno Sorgente”, Lieto Colle, 2013. e “Sul boxer del nonno verso la Poesia”, Salento d’Esportazione/iQdB, 2016.

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