> di Pietro Piro*
Leggere il ritratto che il sociologo Ruggero D’Alessandro ha recentemente dedicato a Walter Benjamin [1], significa accostarsi a un punto di riferimento per il pensiero del Novecento, coltivando la speranza di ottenere, al termine della lettura, un senso di completezza e di pienezza. Si tratta di un desiderio tipicamente moderno quello di ricavare, con pochi sforzi, un quadro completo e pronto all’uso, da poter spendere in ogni occasione. La speranza però, in questo caso, è presto delusa. Il Benjamin che D’Alessandro dipinge con tratto nervoso e veloce è una figura multiforme e sfuggente, chiusa e apertissima, schiva fino all’esilio interiore e fluida come il traffico di una moderna metropoli. Continua a leggere
