> di Francesco Giampietri*

Sapere di sé, all’improvviso,
come in questo momento lustrale,
vuol dire avere subitamente
la nozione della monade intima,
della parola magica dell’anima [1]
I. Logica della dissimulazione
Pur essendo il più delle volte trascurato, forse sottinteso come sfondo abituale e quindi tutt’altro che degno di rimarcazioni, il piano di convergenza fra letteratura e filosofia, vale a dire l’emergenza delle tracce di influenze reciproche, di stimolanti suggestioni nonché dei più audaci sconfinamenti da una parte e dall’altra, dà espressione a soluzioni affascinanti, che è lecito assumere come chiavi ermeneutiche per ricomprendere, da un’inedita angolatura, questioni già ampiamente dibattute dalla storiografia. Non occorre di certo risalire all’opera platonica, ai sermoni di Meister Eckhart, ai Cherubinischer Wandersmann di Angelus Silesius, o anche ai dialoghi galileiani per confermare questa osservazione preliminare.