«Quando leggo in Virgilio, Felix qui potuit rerum cognoscere causas! Georgiche, L. 2. mi chiedo, quis potuit? No, le ali del nostro genio non possono innalzarsi fino alla conoscenza delle cause. Il più ignorante degli uomini a questo riguardo ne sa quanto il più grande dei filosofi. Noi vediamo tutti gli oggetti, tutto ciò che avviene nell’universo come una bella scenografia d’opera, di cui non riconosciamo né le corde né i contrappesi. In tutti i corpi, come pure nel nostro, le prime molle ci sono celate, e probabilmente lo saranno per sempre. Ci si consola facilmente di esser stati privati di una scienza che non ci renderebbe né migliori, né più felici» [Julien Offroy de la Mettrie, Il sogno di Epicuro, Il Minotauro, Milano, 1994, p. 3].