
- «Voi non avete la tempesta dentro. No…no…Io. Sono. Malato.
- Che tempesta, me lo dici che cos’hai?
- E’ la faglia interna, che frattura la mia simmetria.
- Il concetto di simmetria è determinante?
Nella sua voce avverto del sarcasmo che mi ferisce più di quanto potessi credere.
- La simmetria protegge, rassicura.»[1]
Questo libro ha accompagnato questa mia estate, fra gli altri, e mi ci sono subito immerso, identificandomi con il laureato in filosofia e musicista Urlich Borromini, che però non sa davvero quale sarà questa strada. O se il mondo sia veramente adatto a lui. Aprivo con lui le mie mattine e mi ritrovavo spessissimo a pensare come lui, a inoltrarmi nella sua visione del mondo.
Alterata per gli alienisti e per la società a lui contemporanea.
Mi piacevano tantissimo i riferimenti “culturali”, sia letterari che filosofici e musicali, di cui è infarcito il libro e li ho sottolineati. La componente autobiografica del percorso di Antonio si respira in questo volume, che rappresenta una sorta di affascinante ibrido tra un diario e un romanzo. Quante parti sono invece inventate o falsificate, sinceramente non lo so e non mi interessa.
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