Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot

Semina autunnale

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Leggendo i pensieri di Edgar Morin denominati “Graines de sagacité”, Semi di sagacia, ci sembra opportuno partire da questa affermazione che troviamo a p. 30. Il est trompeur de sortir un mot ou une phrase de son contexte; è facile infatti essere fuorviati da una parola o da una frase avulsa dal contesto. Questa segnalazione di pericolo è particolarmente pertinente nel presente testo, composto di brevi espressioni che l’autore definisce dei quasi-aforismi. Il libro deriva da una selezione di messaggi che pubblicava, penso che l’attività continui, su twitter; interventi che hanno suscitato interesse e prodotto risposte amichevoli ma anche atteggiamenti ostili. Delle prime come dei secondi Morin ha fatto tesoro e proprio nella sua prefazione afferma che le banalità che normalmente noi diciamo sulla vita sono le cose più profonde che si possano dire.

Dall’alto della sua saggezza e della sua età, dopo aver partecipato alla resistenza contro i nazisti, filosofo e sociologo engagé nel dopoguerra, autore di tante opere di diversa natura, ora, ultracentenario, può danzare e giocare con le parole sapendo che ha ancora qualcosa da dire. Il mondo attuale è caratterizzato da guerre, odio, pericolo ecologico e sanitario, al punto che si sente di dire: L’umanité est une espèce dangereuse en danger (p. 112). Questo non impedisce al suo animo di sperare e di agire. Seminare è un atto che presuppone fiducia e ottimismo, nonostante tutto.

Le massime qui esposte dicono delle evidenze che la mente distratta dell’uomo attuale sovente trascura, dà per scontate, non sa cogliere cosa si nasconda sotto le pieghe. Les évidences qui sont banalisées doivent être revitalisées. Ce que j’essaie de faire dans mes dernier tweets (p. 13).

Ecco allora che l’uso del paradosso può diventare il rimedio per una mente cieca che non si accorge di esserlo. Possiamo vederne qualcuno: Plus on fait un diagnostic rationnel sur l’Histoire, plus on voit son énorme part d’irrationalité. A seguire: L’immense vertu de la coscience est de nous faire découvrir l’immensité de notre inconscience (p. 67). La ricerca storica razionale ha come conseguenza, come effetto collaterale, quello di scorgere l’enorme parte d’irrazionalità che caratterizza il divenire storico e pure il racconto che se ne fa. Analogo il discorso della forza della coscienza che fa scoprire l’enormità dell’incoscienza.  

Il paradosso continua anche riguardo ciò che possiamo conoscere, la pretesa di poter comprendere ogni cosa è un’illusione e un atto di superbia, al contrario, avanzando nella conoscenza scopriamo che si allargano i limiti dell’ignoto: La vraie connaissance ne peut qu’accroître le mystère du monde (57). La vera conoscenza umana non può mancare di prendere atto dei propri limiti: La connaissance des limites de la connaissance est indispensable au connaissant (p. 56).

Gli echi pascaliani non mancano e, almeno in un caso, vi è pure la citazione di un Pensiero: Je tiens impossible de connaître  les parties sans connaître le tout, non plus que de connaître  le tout sans  connaître particulièrement   les parties (p. 76). Anche se radicalmente diverso nella questione immanenza-trascendenza, Morin si ritrova tante volte in sintonia con Pascal   soprattutto per ciò che riguarda la complessità del pensiero e il suo rapporto con la realtà e le sue ambiguità.

 Ancora sulla conoscenza, in particolare quella scientifica, egli dice: La science a progressé en utilisant  l’intuition, le hasard, l’immagination, le désir, le rêve, l’affectivité, mais clandestinement, sans que ces qualités entrent, pour le moins du monde, dans ses traités (p. 78). Personalmente questo mi porta a alla concezione della scienza di Gaston Bachelard (1884- 1962), ma pure al suo concreto vivere che lo conduce anche in altre direzioni. Se il procedere scientifico è decisamente separato dal senso comune, egli trova il tempo e la voglia di sognare ammirando e contemplando lo spazio che lo circonda. Ma chi legge solamente le sue trattazioni epistemologiche potrebbe non accorgersi del suo aspetto sognante.

Ma tornando al nostro seminatore, che sul campo di Twitter sparge i suoi chicchi con passione, il suo messaggio unificante riguarda a livello mondiale il presente inquieto, per non dire caotico, e il futuro incerto e alquanto fosco. Da inguaribile ottimista egli vede il buono che c’è nell’umanità attuale e cerca di coltivarlo, se nel passato, specialmente con la sua monumentale Methode si è rivolto ad un pubblico limitato, ora con queste brevi massime si rivolge a tutti perché possano comprendere il pensiero complesso che si rapporta ad una realtà altrettanto complessa, perché sappiano opporsi alle visioni unilaterali che dicono di spiegare tutto mentre in realtà sono cieche. Le mode barbare de penser est dans la simplification, la disjonction, la séparation, la rationalisation, qui excluent la complexité, la contradiction, l’inclusion, l’inséparation, le rêve e la poésie (p. 36). Con l’astrazione l’uomo ha l’impressione di conoscere perfettamente e di poter ricavare altre conoscenze senza bisogno di contaminarsi con esperienze materiali, ma se ci si limita ad essa si ha una visione falsata della realtà. L’abstraction a fini par se prendre pour la quintessence de la realité, alors qu’elle en est la déshydratation (p. 78).

A quale tipo di società egli miri, si può capirlo da qualche breve detto: Le nationalisme se nourrit d’ennemis (p.25). Il nazionalismo si nutre di nemici, se non li ha a disposizione sa come procurarseli; gli amici che può avere sono temporanei e in funzione di un nemico comune. Quanto al rapporto tra democrazia e dittatura dice che entrambe non sono irreversibili, aggiungendo un ahimè per la prima e un fortunatamente per la seconda. La démocratie n’est pas irréversible, hélas; la dictature non plus, heureusement (p. 35). Dei rifugiati, che talvolta turbano la nostra società, dice che c’è un abisso tra quello che noi sappiamo e quello che loro vivono. Réfugiés: il y a un abîme entre le connu (par nous) et le vécu (par eux) (p. 46).

Alcuni pensieri sono delle esortazioni a vivere in questo mondo con uno spirito collaborativo, senza aspettarsi cambiamenti prodigiosi ma contenti del giusto che si fa e di ciò che nonostante tutto si può ancora gustare. Nourrissons nos anticorps sociaux et culturels: amitié, solidarité, fraternité, communion, amour, chefs-d’oeuvre de poésie, de littérature, de musique, de peinture, de cinéma (81).

Così la vita fiorisce e si sviluppa nell’emozione poetica.

EDGAR MORIN, Graines de sagacité, Librairie Arthème Fayard, Paris 2024

 

2 thoughts on “Semina autunnale

  1. È un meraviglioso articolo filosofico di Raffaele Pisani, pieno degli elementi essenziali che tanto adornano le mente aperta, come Edgar Morin, predisposte ad emergere dagli anni ideologizzati della Guerra Fredda, e che continuano incessantemente, instancabili e dinamiche, fino ai giorni nostri, dell’inevitabile globalismo.

    • Grazie per l’apprezzamento. Edgar Morin ha prodotto copiosi frutti in tutte le stagioni e continua ancora più che mai.

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