Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot

Pensiero in azione. La filosofia morale e politica di Raimon Panikkar in un saggio di Paolo Calabrò

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La filosofia di Raimon Panikkar è nota e approfondita più negli aspetti teoretici, che non in quelli morali e politici. Tuttavia, i due ambiti nel suo pensiero non sono distinti e lo scritto Pensiero in azione. Politica e morale nella filosofia pratica di Raimon Panikkar (Il Prato, Padova 2023) di Paolo Calabrò, studioso del pensatore catalano, va a colmare questa singolare scarsità di scritti di letteratura secondaria sulla morale e sulla politica di Raimon Panikkar.
«In Panikkar lo sforzo intellettuale cammina a fianco della preghiera e dell’impegno politico» (p. 7): ecco perché è importante approfondire questo aspetto della filosofia di Panikkar.
La lettura di Pensiero in azione è interessante e proficua non solo per gli specialisti di Panikkar, ma per chiunque abbia a cuore le implicazioni pratiche del pensiero filosofico, perché le domande a cui il filosofo catalano cerca di dare risposta nei suoi scritti sono quelle che ci interessano da vicino nella nostra esistenza, i problemi che cerca di risolvere (concernenti l’ambiente, l’economia, la tecnologia, la guerra, ecc.) sono gli stessi che affliggono la nostra epoca e le soluzioni che prospetta sono concrete e pratiche e spesso vanno controcorrente rispetto al pensiero conformistico e dominante. Posso senz’altro affermare che Pensiero in azione è un libro che può contribuire con idee originali al dibattito culturale e politico contemporaneo.

L’opera di Paolo Calabrò si articola in tre parti, la prima concerne la filosofia pratica, si tratta delle basi del pensiero da un punto di vista della prassi. La seconda parte approfondisce la filosofia morale, la terza la filosofia politica.
L’idea cardine della sua filosofia pratica è il pluralismo che «parte dal riconoscimento del dato di fatto di una pluralità di sistemi di vita e di pensiero incompatibili» (p. 19). Il pluralismo è una presa di coscienza che non si può ridurre l’alterità a sé, che il conflitto tra visioni diverse di vita e pensiero, che di fatto ci sono nel mondo, non può risolversi con la vittoria di uno sull’altro. È più di una mera tolleranza, perché intende mettere in relazione e comunicazione i diversi sistemi attraverso quello che Panikkar definisce il dialogo dialogale, per distinguere il dialogo vero da quello dialettico. Mentre il dialogo dialettico è uno scontro per la supremazia di una parte rispetto all’altra con il fine ultimo di raggiungere una sola conclusione razionale valida per tutti i contendenti, il dialogo dialogale, radicalmente differente, è quello in cui una parte non cerca di convincere l’altra e presuppone una reciproca fiducia; non si basa su una lotta di idee, ma sull’incontro tra due esseri. Si tratta di un dialogo che rimane aperto. Questo dialogo è il metodo proprio della filosofia che per Panikkar non è da intendersi come scienza speculativa, ma primariamente come vera e propria filosofia di vita, quindi come atteggiamento filosofico.
A questo punto è lecito domandarsi quale sia il compito di questo tipo particolare di filosofia. Per Panikkar il compito è triplice: la filosofia deve accettare il logos, recuperare il mito, accogliere il pneuma. In primo luogo, bisogna quindi accettare la nostra tradizione occidentale fondata sul logos. Anche se possiamo criticare l’assolutizzazione che nella nostra storia è stata fatta del logos, ciò non ci deve spingere nell’estremo opposto dell’irrazionalismo o del fideismo. Nell’accettare il logos tuttavia dobbiamo accettarne anche i limiti: quello inferiore, il mito, il non-pensato, quello superiore, l’impensabile.
L’obiettivo ultimo della filosofia per Panikkar deve essere la pace.
«Affinché di vera pace si tratti, tuttavia, è fondamentale che sia di tutti; ovvero, non può essere imposta da alcuni e subita da altri. Va invece costruita all’interno di un dialogo interculturale» (p. 35).
La filosofia morale di Panikkar parte dalla constatazione semplice ma essenziale che occorre raggiungere l’unità originaria di tutte le cose e anche dell’uomo. «Poiché la vita è una sola, essa va intesa come un’unità (…) la vita non è né esclusivamente interiore né esclusivamente esteriore, né soltanto materiale, né soltanto spirituale o intellettuale. Per questo motivo, l’unico modo di apprendere realmente qualcosa è venirne trasformati» (p. 39).
Ecco perché per Panikkar le morali che si caratterizzano come un insieme di precetti, di regole su come ci si deve comportare sono da rifiutare, perché non partono dall’unità originaria di tutte le cose, dall’insieme inscindibile di teoria e prassi che coinvolge l’intera esistenza dell’uomo.
Allo stesso modo, per Panikkar la spiritualità non è legata a un particolare dogma o istituzione, bensì è un atteggiamento mentale che può essere alla base di religioni molto differenti l’una dall’altra.
«Se la spiritualità è la via per la trasformazione di se stessi in “uomini nuovi”, non è sufficiente cambiare il proprio modo di pensare né il proprio modo di agire; ciò che va cambiato è il proprio modo d’essere» (p. 46).
Panikkar chiama in modo significativo nuova innocenza questo nuovo modo d’essere, questo atteggiamento da raggiungere. L’innocenza è nuova perché l’uomo ha perduto quella originaria, quella che caratterizzava il primo uomo, quando non c’erano ancora scissioni e prima fra tutte quella tra soggetto e oggetto. La nuova innocenza è una saggezza che mira proprio al superamento di questa separazione e al recupero dell’unità perduta.
La filosofia, tuttavia, non può solo essere etica e concernere esclusivamente il comportamento del singolo. Il suo compito più alto, quello della pace, può essere raggiunto solo se la filosofia è anche e soprattutto filosofia politica e quindi coinvolge la collettività.
«Il politico, in particolare, non è una dottrina applicata al buon governo, ma molto di più: qualcosa che ha a che fare con il destino dell’uomo e dell’intero universo» (p. 58).
La politica è, da un lato, l’arte e la scienza di gestire la vita pubblica, ma ciò non è sufficiente, poiché non può essere fine a sé stessa, la vera politica infatti è diretta alla realizzazione della pienezza umana.
Per poter raggiungere questo fine deve riconoscere il conflitto tra i diversi popoli, poiché non è detto che il bene di una parte collimi con quello dell’altra. Secondo Panikkar, tuttavia, non è possibile e nemmeno auspicabile l’instaurazione di un governo mondiale, che comporterebbe la diffusione di un unico modello culturale eliminando tutte le altre diverse culture, perché si tratterebbe di un vero e proprio genocidio culturale.
Di conseguenza, anche per la questione dei diritti umani la risposta di Panikkar è originale rispetto al diffuso modo di pensare: dato che non c’è una cultura universale non è possibile estrapolare la nozione dei diritti dell’uomo dalla cultura e dalla storia in cui sono nati e farne una nozione valida a livello planetario.
Sulla base dei principi del suo pensiero Panikkar non esita a mettere in questione e criticare la democrazia attuale e quindi a violare uno dei tabù più sacri per l’uomo occidentale.
«Non ci si può accontentare della sola scienza del buon governo di una comunità (politico) ma si deve aspirare a una forma più alta di attività politica che abbia a cuore il destino dell’uomo nell’universo e il senso complessivo della sua vita (metapolitico). Non si può pensare il politico basandosi nella ricerca di strutture condivisibili universalmente (la critica rivolta ai diritti umani vale infatti per qualunque istituto politico vigente), ma si deve puntare a instaurare un dialogo interculturale (…) La forma delle odierne democrazie di stampo occidentale non solo non può essere considerata come il compimento dell’idea greca e del suo senso letterale (governo nella mani del popolo) bensì come suo enorme travisamento, al punto di non poter nemmeno essere considerata una forma democratica, visto che il “popolo sovrano” (…) è di fatto spogliato di ogni esercizio del potere, a causa della rappresentatività, dell’ingiustizia sociale, della tecnocrazia, del sovrasistema economico capitalistico neoliberale» (p. 73).
La filosofia politica di Panikkar non è soltanto, però, critica del modello attuale occidentale di democrazia, tecnocratico e neoliberale, ma anche propositiva; il suo pensiero tratteggia, infatti, un modello radicalmente diverso, alternativo, di sviluppo e di organizzazione sociale.
Questa interessante proposta si articola essenzialmente in tre parti: «1. Fasi preparatorie del rinnovamento politico: ecosofia, demonetizzazione, emancipazione dalla tecnologia. 2. Proposta politica: passaggio dallo stato-nazione a quella di nazione-popolo, tramite la demilitarizzazione, teorica e pratica e il concetto di bioregione. 3. Passaggio dal pensiero all’azione: esame del rapporto teoria-prassi sul piano politico e dei concetti di rivoluzione, guerriglia, ribellione» (p. 74).
Come si può comprendere già solo dall’enunciazione delle tematiche, che vengono approfondite in modo puntuale nella parte finale del saggio di Calabrò, la proposta di Panikkar è radicale e mette completamente in questione l’attuale forma di governo dell’economia, dell’ambiente e dei rapporti sociali.
Questo cambiamento completo della nostra esistenza non è solo auspicabile, ma necessario per il raggiungimento del fine ultimo della filosofia di Panikkar: la pace.
«Che non è banalmente la condizione dell’assenza di guerra, né qualcosa di ottenibile tramite la mera organizzazione delle strutture sociali: la pace richiede un mutamento antropologico che va indirizzato e nutrito dalla filosofia; la quale, a sua volta, non è una disciplina accanto a tante altre, e nemmeno un sapere specialistico: ma uno stile di vita, un nuovo modo di ascoltare la realtà e di cercare l’armonia tra tutte le sue parti» (p. 105).

Paolo Calabrò, Pensiero in azione. Politica e morale nella filosofia pratica di Raimon Panikkar (Il Prato, Padova 2023)

Autore: Daniele Baron

Daniele Baron [Pinerolo 1976] vive in provincia di Torino. Nel 2004 si laurea con lode in Filosofia Teoretica presso l’Università degli Studi di Torino con una tesi su Jean-Paul Sartre. Dopo gli studi, trova lavoro come impiegato presso un Comune. È appassionato dell’opera del filosofo e scrittore francese Georges Bataille: per «Filosofia e nuovi sentieri» cura la pagina Batailliana. È scrittore e pittore: i suoi quadri e disegni sono visibili in rete sia sul suo blog personale sia su altri portali. Ha pubblicato in volume: una raccolta di racconti dal titolo "Il gioco dell'insolito" (ed. Porto Seguro, Milano 2023), un romanzo "Il Risveglio" (ed. Robin, Torino 2022) thriller psicologico, un romanzo giallo “Mise en Abyme” (ed. Il Seme Bianco 2019), un’opera poetica sperimentale, “Il Cantico di Hermes” (ed. Controluna 2018) e cinque racconti noir per la collana Tutto Sotto (ed. Neos 2020-21-22-23-24).

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