Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot

LA FRATTURA SPONTANEA DELLA SIMMETRIA DI ANTONIO PAPAGNI

1 Commento

  • «Voi non avete la tempesta dentro. No…no…Io. Sono. Malato.
  • Che tempesta, me lo dici che cos’hai?
  • E’ la faglia interna, che frattura la mia simmetria.
  • Il concetto di simmetria è determinante?

Nella sua voce avverto del sarcasmo che mi ferisce più di quanto potessi credere.

  • La simmetria protegge, rassicura.»[1]

Questo libro ha accompagnato questa mia estate, fra gli altri, e mi ci sono subito immerso, identificandomi con il laureato in filosofia e musicista Urlich Borromini, che però non sa davvero quale sarà questa strada. O se il mondo sia veramente adatto a lui. Aprivo con lui le mie mattine e mi ritrovavo spessissimo a pensare come lui, a inoltrarmi nella sua visione del mondo.

Alterata per gli alienisti e per la società a lui contemporanea.

Mi piacevano tantissimo i riferimenti “culturali”, sia letterari che filosofici e musicali, di cui è infarcito il libro e li ho sottolineati. La componente autobiografica del percorso di Antonio si respira in questo volume, che rappresenta una sorta di affascinante ibrido tra un diario e un romanzo. Quante parti sono invece inventate o falsificate, sinceramente non lo so e non mi interessa.

Pensieri buttati in maniera elencativa e apparentemente sparsi, ma in realtà progettati accuratamente al fine creare un flusso di pensieri in cui il personaggio assume il ruolo di narratore in prima persona.

Anche se non lo conosco così bene e non l’ho mai visto di persona, sento che Antonio ha scavato nel profondo nel suo vissuto e in sé stesso per scriverlo, in un faticoso dialogo interiore.

La fuga e la ricerca di uno stile di vita più autentico è un qualcosa che è capitato a tanti nella vita, a me sicuramente. Penso che in certi casi fosse ingenuo, per alcuni miti del buon selvaggio in esso radicati (vedi “Nelle terre estreme” di Krakauer e il conseguente film che ne hanno tratto “Into the Wild”, molto bello e con colonna sonora di Eddie Vedder dei Pearl Jam).

Urlich Borromini è alla ricerca non di uno stile di vita selvaggio o più primitivo, ma insegue un ideale di santità che non raggiunge mai e si scopre infelice. Quello di Sant’Antonio da Padova e dello Zen. Scopre di non averne il coraggio e la disciplina. Nella pensione, sul lago, incontra una ragazza, Giovanna, da cui è attratto e che potrebbe ricambiare il suo affetto, ma lui non vuole legarsi a lei:

«Lei è graziosa, mentre mi guarda teneramente seduta sotto una quercia. Quella figura mi riporta a I sonetti a Orfeo, il testo che Rilke dedica a una ragazza morta, lo sforzo di recuperare una dimensione di pura trascendenza.[2]»



Si sente ancora inadatto.

Anche allo stage riguardante “La chitarra come stile di vita” organizzato da un certo Robert (Fripp, deus ex machina dei King Crimson?) Urlich non ce la fa e regala la sua chitarra.

Non sono mancati dei momenti di pesantezza nella lettura di questo libro, soprattutto dove la scrittura incede in modo ripetitivo sulla sua infelicità. Forse è uno stile voluto, un metodo utilizzato per sottolineare attraverso il linguaggio certe atmosfere e stati d’animo in maniera sperimentale.

Più volte ci si trova a pensare che Urlich poteva fermarsi e buttarsi con tutto se stesso in uno dei molti livelli di espressione, come la chitarra o la scrittura, oltre che nelle relazioni umane. Fare come il padre di Giovanna, che se ne era andato dalla città per aprire una pensione sul lago e può forse rappresentare un’alternativa positiva al protagonista.

Non capisco infine le delusioni politiche, il desiderio di lotta armata, perché probabilmente non fa parte della mia generazione, anche se ho vissuto queste aspirazioni in adolescenza.
Bisogna andare avanti lo stesso, perché si tratta una lettura che fa riflettere e approfondire certe parti di se stessi, in una storia che può aiutarci a produrre il nostro percorso personale da cui cogliere qualche spunto per progredire sulla propria strada. Per questo lo consiglio, per esercitare narrativamente la propria “sensibilità estetico-religiosa”, come la chiama Urlich (termine che mi piace molto), in una esperienza letteraria di sano nichilismo attivo.

BIBLIOGRAFIA:

A. Papagni, La frattura spontanea della simmetria, CAPIRE Edizioni, Forli 2023


[1] A. Papagni, La frattura spontanea della simmetria, CAPIRE Edizioni, Forli 2023, p. 309.

[2] Ivi, p. 184.

One thought on “LA FRATTURA SPONTANEA DELLA SIMMETRIA DI ANTONIO PAPAGNI

  1. A volte, siamo noi stessi erigere muri che ci impediscono di procedere nella direzione dei nostri sogni. Allora, ci piacerebbe vivere dimentichi di noi stessi, proprio l’opposto del “fatti non foste a vivere come bruti” che ci ritorna alla memoria. Il dialogo interiore, come sottolinea Davide Russo, è “faticoso”, estremamente stancante. Ma anche la fuga, lo è. E allora, indecisi sulla strada da percorrere, si può optare per stare alla finestra a guardare il mondo che scorre, oppure, restare in una pensione sul lago ad osservarne le acque chete, il che è quasi un assopirsi.

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