> di Paolo Calabrò

Alla psicanalisi si fa resistenza. Si resiste dall’esterno a questa scienza/non scienza dallo statuto ambiguo e dalle pretese preoccupanti (insomma: non dovrei avere io l’ultima parola su me stesso? Cioè: non dovrebbe averla il mio “Io”?); e si resiste dall’interno, in un ressa di teorie inconfutate e in buona parte incompatibili fra loro, ancora lontane dal trovare un accordo sui principi metodologici e perfino sugli obiettivi – nessuno ancora sa cosa sia la normalità o lo stato di buona salute mentale del paziente: la sua capacità di tornare al lavoro? La soppressione degli impulsi suicidi? Ma forse la più originaria e ferrea resistenza