
1. Introduzione
Quando nel 1983 lo scrittore ceco Milan Kundera lanciò un atto di accusa contro quell’Europa occidentale insensibile, sorda e indifferente, che non si accorse della scomparsa dell’altra Europa – quella centrale, delle piccole nazioni schiacciate dalla tirannia sovietica –, egli pose una domanda che non può smettere di interrogarci e sollecitarci in quanto cittadini europei: «Su che cosa si fonda l’unità dell’Europa?» [1] La questione che qui viene presentata si carica di una gravità e di un’importanza senza precedenti nella storia della civiltà occidentale, e sembra trovare una giustificazione nella percezione di un abisso che si apre sotto i nostri piedi. Infatti, se nell’età medievale gli abitanti d’Europa erano accomunati dalla fede nel Dio cristiano, se nella modernità la cultura, l’arte e la letteratura prendevano il posto di quel Dio, oggi non sappiamo a chi o a cosa la cultura abbia ceduto il suo posto. Effettivamente, ci è difficile capire dove l’Europa possa rintracciare dei valori trascendenti che unifichino i popoli. Possono essere davvero i mass media, la tecnica, il libero commercio a rinsaldare gli spiriti? Sono veramente questi i nuovi campi della vita pratica che hanno la forza di rimpiazzare la cultura? Evidentemente no, ma la domanda resta lì, ineludibile.
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