Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot

Le ambivalenze della nostalgia

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La nostalgia è uno stato d’animo caratterizzato da un processo emotivo complesso, da una parte la malinconia nei confronti del passato e dall’altra una profonda inquietudine di vivere il presente.

Il termine nostalgia nasce dalla combinazione delle due parole greche “nostos” ritorno e “algos” dolore, e corrisponde al dolore del viaggiatore che, lontano dalla sua terra, la rimpiange e desidera ritornare.

Hegel ha dato una definizione di nostalgia “La nostalgia è il dolore per la vicinanza del lontano”, le due parole sembrano in antitesi tra loro, l’accostamento di vicinanza e lontano sembra stridente, ma in realtà riesce a trasmettere in modo efficace il concetto di nostalgia. Lontano può essere qualcosa che appartiene a un altro tempo, qualcosa da cui siamo stati separati, ma che ancora sentiamo vicino. Ed è proprio questa incapacità di allontanare anche emotivamente l’oggetto o la persona lontana che ci provoca dolore. Un dolore che è anche desiderio di ritornare nel luogo lontano o di ritrovare la persona persa. 

Il paradosso della mancanza, però, è proprio quello di far sentire nel profondo la vicinanza di qualcuno solo nel momento in cui ne veniamo privati. Riusciamo a percepire appieno il valore del legame proprio nella mancanza.

La nostalgia rende inquieto il vissuto attuale, mentre la mente del soggetto ritorna all’immagine di un’esperienza vissuta nel passato, che continua ad esistere attraverso i ricordi: un’immagine positiva, filtrata e edulcorata dalla memoria.

 La dimensione del tempo è una messa a confronto tra il tempo presente, il qui ed ora dello stato di coscienza, e il tempo vissuto, che produce il desiderio di rivivere quella stessa emozione che ha soddisfatto lo stato di piacere.

A volte, il passato ci distrae dalla verità del presente e dal dolore della realtà corrente, tuttavia, il passato è una versione idealizzata di qualcosa che vorremmo accadesse in maniera diversa rispetto a quella che conosciamo come realtà presente. Il modo in cui ricordiamo è costantemente distorto.

Quando ripensiamo a un ricordo passato, lo visualizziamo nella mente nella maniera in cui il cervello ha deciso di mostrarcelo e non come, in realtà, è davvero accaduto.

La rivisitazione del ricordo è distorta, non è una versione affidabile, le emozioni negative vengono spesso rimosse, tutto è edulcorato. Idealizziamo positivamente dei periodi temporali passati, attribuendo a questi intervalli di tempo degli stati emozionali quasi sempre positivi.

Il ricordo riattualizza il vissuto del passato neutralizzandolo da ogni dolore. L’immagine filtrata acquista forza e potere, assume una doppia funzione: consolatoria, con la certezza di aver vissuto momenti felici, e riconciliante con sé stessi, in quanto porta ad essere consapevoli di non poter tornare indietro.

Il ricordo diventa il traghetto tra ciò che il soggetto è nel presente e ciò che era nel passato.

 La nostalgia riporta il soggetto allo spazio lineare degli affetti vitali, vissuti nel tempo, è un uscire da sé, mettersi in viaggio e abbandonarsi al flusso evocativo, per sentirsi al sicuro negli affetti già vissuti.

La nostalgia si configura come un’emozione vicina alla tristezza, che ci porta a pensare a qualcosa che non può più essere, a un tempo che non può tornare. Eppure, oltre alla tristezza e al rimpianto ci sono degli aspetti positivi che garantiscono una prospettiva psicologica che genera benessere.

La nostalgia ha la funzione di sostenere e rinforzare l’attribuzione di senso alla vita.

I ricordi nostalgici funzionano come fattore protettivo contro lo stress, aiutando a mantenere una direzionalità nel caos, diventando una modalità di guardare al passato in modo integrativo, mettendo insieme quello che siamo stati e quello che siamo.

La nostalgia non ha confini precisi, non è prodotta dalla memoria, ma dal presente che si vive, è un’epifania del presente. Di un presente che non si accontenta di sé stesso, ma aspira a orizzonti più vasti di senso.

L’affondo nostalgico del tempo regala la percezione della durata della propria esistenza, ricostruisce nell’adesso che si vive, un significato di sé stessi e della propria identità.

La nostalgia è un complesso viaggio emotivo, questo richiamo al passato è anche un modo per dare significato e continuità alla propria storia di vita. La riflessione sulla propria storia personale diventa uno strumento per comprendere chi siamo e come siamo arrivati al punto in cui ci troviamo oggi.

La nostalgia può emergere in momenti di transizione, quando ci sentiamo sradicati.

In queste fasi della vita, il ricordo del presente può offrire un ancoraggio emotivo che ci guida attraverso le incertezze del presente. Come se fosse un filo conduttore tra ciò che eravamo e ciò che siamo diventati, aiutandoci a mantenere un senso di coerenza nella nostra identità.

Uno degli elementi che alimenta questo sentimento è la nostra innata resistenza al cambiamento. L’uomo, per sua natura, è un essere abitudinario, timoroso di ciò che gli è sconosciuto.

 Questo si traduce in un attaccamento emotivo ai periodi della vita in cui ci sentivamo più sicuri e felici. Rifugiarsi nei ricordi di tempi passati può offrire una sorta di conforto, facendo apparire le difficoltà attuali meno opprimenti. La nostalgia si presenta come una porta attraverso la quale accedere a un’epoca in cui le cose sembravano più semplici.

La nostalgia riguarda anche ciò che non si è realizzato, le promesse mancate, la felicità incompiuta. Mostrando che l’oggetto del desiderio è lontano, la nostalgia costruisce con quest’ultimo una vicinanza e stabilisce un legame con ciò che è perduto.

Viaggio attraverso la memoria

Il rapporto tra memoria e nostalgia è complesso. La memoria è volta a ricostruire, nella coscienza, la durata tra passato, presente e futuro, e la nostalgia tesa a colmare, nella coscienza, la sofferta separatezza tra passato, presente e futuro, attraverso un riutilizzo. Entrambe costituiscono elementi coessenziali di uno stesso processo.

Volta alla continua ricerca di un tempo perduto e di un futuro che non si può pensare se non come un ritorno, la nostalgia risulta come uno struggente tentativo di risarcire l’animo di fronte alle insufficienze del presente. Le paure e i disagi del presente, attraverso la nostalgia, vengono bilanciate dal richiamo ad un sé precedente, più affascinante di quello presente.

 La nostalgia è un viaggio attraverso la memoria, è un viaggio di andata e ritorno da un momento passato che, se per un verso è perduto, per l’altro può anche essere considerato, con la consapevolezza di oggi, come ciò che portava con sé le promesse di una storia diversa.

 La nostalgia è il desiderio di ritornare a qualcosa, di ritrovarsi nel punto in cui una certa esperienza stava cominciando. È il desiderio di riavviare il tempo, le promesse e anche le alternative. A volte, è anche il desiderio di cambiare il destino, un rivalutare ciò che è stato, per prendere coscienza di come sono andate le cose.

In questa veste la nostalgia si lega al futuro, perché va a colmare la paura dell’inesorabilità del tempo, e tende a rafforzarsi maggiormente nei periodi di crisi, quando si percepisce la mancanza di possibilità future o si intuisce di non poter concepire un futuro ideale diverso dal futuro reale. Proprio in ciò sta l’ambivalenza della nostalgia e la sua carica propulsiva.

D’altra parte, la nostalgia può aiutare a riscoprire, anche in senso critico, i versanti inespressi della nostra condizione.

La nostalgia si può configurare come un atteggiamento capace di reinterrogare i legami tra passato e presente e di farsene carico, arrivando a sprigionare dinamiche di rinnovamento. Si produce così, un’emozione che mira a recuperare ciò che è stato per risarcire lo struggimento per l’impossibilità di fermare il tempo sfuggente.

Oltre che desiderio di qualcosa che si è avuto e perso, la nostalgia può riguardare ciò che non si è conosciuto, un altrove o un altrimenti di cui si è intravista solo la possibilità.

Il termine nostalgia ha a che fare con i luoghi, che sono punti individuabili a cui corrispondono anche spazi a noi esterni, luoghi significativi in cui si collocano le nostre radici.

 Il termine risale al 1968, quando uno studente svizzero, Johannes Hofer, nella sua tesi di laurea in medicina, inventò il termine nostalgia, con il tentativo di definire una condizione clinica, una patologia da cui sembravano affetti i soldati svizzeri nell’esercito francese. La descrisse come una sofferenza derivante dallo sradicamento dall’ambiente consueto. Nostos non ha un significato riconducibile unicamente allo spostamento fisico, è un viaggio che è anche metaforico.

A transitare nei viaggi, non è solo il corpo, ma tutta le esperienze che si sono vissute in un luogo, in un periodo e con determinate persone.

Quando pensiamo al passato, entrano in gioco molti fattori, primo tra tutti la memoria. Inoltre, i condizionamenti sociali e lo stato emotivo del momento presente esercitano un’influenza sull’importanza di questi stessi ricordi.

Antonio Tabucchi si è a lungo occupato di uno di quei termini che catturano una precisa sfumatura della nostalgia, che in italiano manca: la “saudade”. La saudade portoghese non è sovrapponibile ad uno specifico termine in italiano.

 Mentre la nostalgia fa riapparire un passato di cui sentiamo la mancanza, la saudade è una solitudine condivisibile. È un sentimento che, contemporaneamente, tende al passato e al futuro, poiché, riguarda un desiderio che si vorrebbe vedere realizzato, non è una nostalgia della felicità avuta e perduta, ma una nostalgia di essere felici ancora, anzi, una speranza di esserlo.

In “La nostalgia ferita “, Borgna la descrive come un’emozione ferita dal trascorrere del tempo e intessuta dai ricordi che ci portano intensamente a contatto con il passato, con le esperienze significative che hanno nutrito l’anima.

 I pensieri nostalgici ci riportano indietro, ma non ci incastrano nel passato: permettono di ridare vita nel presente ad un passato vissuto, includendo il futuro. La nostalgia parla di speranza, non è rassegnazione, ma un sentimento mosso dalla speranza di rivivere un ritorno emotivo.

Mentre nel rimpianto c’è una totale assenza di progettualità, nella nostalgia non si spegne l’attesa del futuro e la speranza che le cose, le persone e le situazioni perdute abbiano ancora un senso nel presente.

La nostalgia ci protegge dalla perdita di senso, orientandoci verso un significato ampio dell’esistenza e non fa perdere valore ai nostri sentimenti.

La nostalgia può essere una malattia che paralizza oppure una risorsa che fa guardare a ciò che rappresenta la casa dell’uomo, le sue radici, ciò che fa andare avanti, per costruire il futuro senza dimenticare il passato.

La nostalgia dovrebbe esser vista come un’opportunità di esplorare il proprio mondo interiore e comprendere meglio sé stessi.

La nostalgia può diventare un viaggio di ritorno verso la nostra personale Itaca, quell’Itaca vista dal poeta greco Kavafis come metafora della vita.

Le stagioni della vita ci fanno pensare agli sbagli commessi, ci consente di ripercorrere il cammino della nostra vita, aiutandoci a riconoscere le cose che avremmo dovuto fare, e quelle che potremmo ancora fare. 

Il tempo che passa ci insegna che ogni istante è un’opportunità preziosa, ci ricorda che le sofferenze e le lezioni apprese sono fondamentali.

Viaggiare nel tempo è osservare i cambiamenti, la trasformazione dei luoghi, delle persone e delle cose che ci circondano.

Possiamo tornare a quei luoghi a cui siamo legati dai ricordi e rivivere quelle emozioni, riscoprendo quelle sensazioni che ci hanno reso felici.

Possiamo guardare al futuro con speranza, ma senza dimenticare le radici, le origini che ci hanno reso ciò che siamo oggi.

Abbiamo cancellato la nostalgia, ritenendola inutile, in una società schiacciata sul presente, dove il tempo non è più lineare, ma solo somma di attimi. Eppure, della nostalgia abbiamo bisogno, perché ci porta nella memoria, nel ricordo.

La nostalgia profuma di vita autentica, ci concede un riparo dalla fretta, è un antibiotico contro il caos della vita che rischia di smarrire il senso.

Bisogna augurarsi di essere nostalgici, non come rimpianto sterile, ma nostalgia come forza creativa e come recupero della pienezza del tempo. Dove il presente non è tutto, ma solo la transizione tra il passato, come memoria da coltivare e il futuro, come slancio verso l’utopia.

In una società omologata dal pensiero unico, la nostalgia è un sentimento anticonformista e inattuale. Questo stato d’animo rievoca alla mente non solo il piacere di affidarsi ai ricordi, ma aiuta a riscoprire l’importanza di un valore fondante della comunità: la memoria.

Senza la percezione del tempo che passa, il presente sarebbe insignificante. Stare nel presente significa, quindi, avere cognizione della memoria del passato per progettare il futuro.

La nostalgia può essere l’ancora di salvezza, un elemento creativo capace di creare un ponte con il passato e di delineare possibili itinerari per il futuro.

Nell’incertezza di oggi, bisogna ripartire dal legame tra nostalgia e memoria, che può aiutarci ad accettare lo scorrere del tempo e aprirci ai cambiamenti, ricordando che la vita è in continuo cambiamento e che l’unica certezza del vivere sono i nostri sentimenti.

Bibliografia

Borgna Eugenio, L’arcipelago delle emozioni, Milano, Feltrinelli, 2001.

Borgna Eugenio, Malinconia, Collana Campi del sapere, Milano, Feltrinelli, 1992.

Borgna Eugenio, La solitudine dell’anima, Collana Campi del sapere, Milano, Feltrinelli, 2010.

Borgna Eugenio, La fragilità che è in noi, Collana Vele, Torino, Einaudi, 2014.

Borgna Eugenio, Le passioni fragili, Collana Campi del sapere, Milano, Feltrinelli, 2017.

Borgna Eugenio, La nostalgia ferita, Einaudi Editore, 2018.

Z. Bauman, La società dell’incertezza, Bologna, Il Mulino, 1999.

Fromm, L’arte di vivere, Mondadori, Milano 1996.

U. Galimberti, L’ospite inquietante, Feltrinelli, Milano, 2007.

Teti Vito, Nostalgia. Antropologia di un sentimento presente, Marietti, 1820.

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