Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot

Il bisogno di perdersi. Saggi di Gianluca Viola intorno a Georges Bataille

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Il bisogno di perdersi Gianluca Viola

«Un senso che non riuscivo dapprima ad avvertire, ma che si è poi consolidato in me fino a farmi disprezzare così profondamente il pronome di prima persona singolare, da costringermi ad usarlo perfino più del necessario, per liberarlo definitivamente da quell’annientamento. Tutte le esperienze analizzate nelle pagine precedenti implicano la necessità di questo movimento; la filosofia e lo studio non ne sono la condizione, ma solo uno dei possibili mezzi. La “verità” di quel che ho scritto non sta in quello che ho scritto. (…) La mia vita è stata finora ossessionata dal bisogno di perdere. Non trovo nessun’altra locuzione adeguata ad esprimere il sentimento di pathos profondo che ti inonda fino alla dissipazione di te. La comunità di me e Bataille vive, a sua volta, nella vibrazione di questa perdita. Ambisco a divenire, poco alla volta, questa perdita stessa. (…) La mia vita con Georges Bataille è una comunità. Il mio libro è questa comunità» (Gianluca Viola, Il bisogno di perdersi. Saggi intorno a Georges Bataille, Editrice Clinamen, Firenze 2024, p. 242)

Nel parlare di questo saggio ho voluto partire dalla fine, dall’ultimo breve capitolo intitolato significativamente La mia vita con Georges Bataille in cui Gianluca Viola smette, per così dire, i panni dello studioso e del ricercatore, per dare conto del significato ultimo dell’esperienza che la sua monografia su Bataille vuole evocare e rendere tangibile, esperienza che l’autore del saggio ha vissuto in prima persona e di cui vuole rendere conto: si tratta di quanto enunciato in modo limpido già dal titolo, del bisogno di perdersi, bisogno che lo accomuna con un’esigenza che sta alla base di tutta l’opera di Georges Bataille. In fondo, è sempre questo bisogno in Bataille a manifestarsi sotto diverse modalità, assumendo nomi e aspetti e sfumature diverse all’interno dell’intera sua produzione saggistica e letteraria: esperienza interiore o chance o riso o impossibile o non-sapere o dépense o erotismo, e via dicendo, sono numerosi i termini disseminati nei suoi libri che in ultima analisi si riferiscono alla medesima esperienza; il che non significa che questi concetti siano sinonimi e cioè perfettamente equivalenti e intercambiabili: tutti, infatti, rivelano un aspetto diverso di un bisogno fondamentale e mettono in gioco quindi differenti ambiti dell’essere umano nel suo rapporto con gli altri, con l’esistenza e con la conoscenza.
L’ultimo capitolo da cui è tratta la mia citazione è inoltre nei toni e nella scrittura il più batailliano di quelli scritti da Viola: sembra di leggere lo stesso Bataille che, come ben sa chi si è avventurato nella sua labirintica opera filosofica, spesso, soprattutto nei libri che compongono la Somme athéologique, passa senza soluzione di continuità dalla dimostrazione astratta alla confessione intima, dal ragionamento filosofico al discorso pieno di pathos. Lo stile in Bataille, la particolare forma con cui si esprime, non è accessorio, ma è co-essenziale al contenuto del suo pensiero (lo stesso Bataille afferma una cosa simile a proposito di Nietzsche): il suo dire non sarebbe così potente se fosse espresso in un altro modo, più pacato o accademico.
Consentitemi di parlare anche di me e della mia passione per Bataille: le parole di Viola che ho trascritto in esergo mi hanno molto colpito, perché anch’io mi sento parte di quella comunità di cui lui parla riferendosi a Bataille, una comunità di complici di un’esperienza ineffabile, al limite del dicibile, ma reale, autentica e potente, nient’affatto illusoria (o “inutilizzabile” secondo la lettura di Sartre), esperienza che si pone al di là del logos e dell’isolamento dell’io nella sua astrazione.
La conclusione del libro di Viola poi va a rendere ancora più autentico e interessante, a inverare, quanto da lui approfondito nelle pagine precedenti, che sono scritte in modo più classico, saggistico, ma spiccano in ogni caso per originalità e interesse rispetto ai lavori apparsi negli ultimi anni sul pensatore francese.
Si tratta, come precisato nell’introduzione (Avant-propos, Cfr. pp. 9-12), di saggi intorno a Bataille, dove il termine “intorno” non deve far credere che il pensiero di Bataille sia preso in considerazione da Viola in modo secondario e solo in rapporto ad altro. Al contrario, anche là dove per diverse pagine si approfondisce il pensiero di altri autori (ad esempio Canetti, Benjamin, Foucault, Lévinas, Blanchot, Klossowski, ecc.), la trattazione è sempre direttamente riguardante Bataille e le sue tematiche più tipiche, ad esempio, la festa, l’erotismo, la dépense, ecc. Il confronto con pensatori, o a lui contemporanei (con cui lo stesso Bataille quindi ha spesso direttamente interloquito) o successivi, è sempre teso nel saggio di Viola a far emergere la concezione di Bataille sulla tematica affrontata ed a far comprendere l’originalità e la pregnanza del suo pensiero.
Dato che gli argomenti sono differenti e tutti approfonditi con estrema cura, nello spazio limitato di questo mio invito alla lettura non posso soffermarmi su ciascuno, anche perché ogni capitolo meriterebbe un articolo a parte. Mi limiterò quindi ad elencarli.
Nell’ordine di successione: la festa (L’uomo in festa), Sade (Sade con Dioniso), l’erotismo (Note per una teoria dell’eros), la metafora della filosofia come acrobazia sul filo del funambolo (Ritratto del filosofo come funambolo), la poesia (Poesia dell’istante), la comparazione del pensiero di Bataille e con alcuni temi del buddhismo zen (Qualche osservazione su Bataille e lo Zen) e infine il significato politico delle comunità antisociali degli amanti e degli amici (Il mondo «intimo» degli amanti e l’amicizia).
Il filo conduttore di questa disamina su tematiche all’apparenza distanti, come detto, è il bisogno di perdersi che è il lietmotiv della ricerca di Bataille e che ci permette anche di tratteggiare una nuova antropologia, vale a dire un’immagine o idea di uomo nuova e differente, che faccia da contraltare al modello contemporaneo dominante.
A questo proposito penso sia utile guardare più da vicino il primo capitolo del libro che, come detto, si occupa di un concetto cardine della filosofia di Bataille: la festa. Viola avvalendosi, oltre che dell’insegnamento di Bataille, anche di Canetti, di Benjamin e di Bachtin, dà una descrizione molto dettagliata della festa e delle sue caratteristiche antropologiche, riguardanti l’esperienza vissuta e finanche la memoria dell’individuo: la festa si pone in generale sempre come un evento spaesante di rottura della continuità del tempo quotidiano, quello scandito dal lavoro, di rovesciamento dell’ordine costituito (nel carnevale, ad esempio, un tipo particolare di festa, assistiamo al “mondo alla rovescia”: l’alto viene portato in basso), in cui si realizza un tempo differente e nasce un modello di uomo diverso.
È molto interessante l’ultimo paragrafo del primo capitolo (Epifania e Catastofe) in cui Viola s’interroga se l’esperienza della festa abbia ancora senso oggi. Nel mondo contemporaneo, con l’aggravarsi della condizioni generali di vita sul pianeta, con la crisi ecologica, «la prospettiva della fine del mondo e della specie non è più il residuo di un pensiero mtico-religioso (…) ma, se così può dirsi, il Grundproblem della nostra epoca» (p. 55). In questa situazione tragica il modello imperante e all’apparenza invincibile è quello del tecno-capitalismo ormai divenuto universale: infatti, «la macchina capitalistica è così omnipervasiva e totalizzante, così capace di riorganizzarsi rapidamente a fronte di qualsiasi crisi del sistema, da aver progressivamente consumato, dopo il 1989 e la fine del comunismo, lo spazio di ogni possibile dialettica con sistemi differenti» (p. 56). Tuttavia, proprio il Grunproblem della nostra epoca ci fa comprendere quanto questo sistema non sia in grado di dare risposte adeguate, poiché si attesta su modelli e miti esaltanti solo l’individualismo e l’identità.
La festa, con la sua capacità di ampliare gli orizzonti con la progressiva perdita dell’identità e dispersione della soggettività nell’alterità, «diviene dunque, in questo modo, il disvelamento, mediato in forma culturalmente determinate, della realtà essenzialmente dionisiaca occultata dalla macchina mitologico-antropologica apollinea della società contemporanea» (p. 57). Ecco perché la festa con la sua azione trasformatrice sul singolo ha una grande funzione e un grande interesse in questo tempo catastrofico, perché è l’epifania di un modo d’essere differente possibile.
Concludo dicendo che il pregio più grande del libro di Gianluca Viola è quello di farci toccar con mano quanto la filosofia di Bataille oggi sia viva e abbia ancora molto da insegnarci, perché si pone il compito di dare voce e forma a un’esperienza posta al di là del linguaggio e del logos, che permette di deragliare dagli angusti binari del pensiero unico dominante e di sfuggire dalla prigione dell’immaginario della società in cui viviamo e perché con la sua messa in questione di ogni presupposto apre alla possibilità di un nuovo modo di vivere e di pensare.

Gianluca Viola, Il bisogno di perdersi. Saggi intorno a Georges Bataille, Editrice Clinamen, Firenze 2024

Autore: Daniele Baron

Daniele Baron [Pinerolo 1976] vive in provincia di Torino. Nel 2004 si laurea con lode in Filosofia Teoretica presso l’Università degli Studi di Torino con una tesi su Jean-Paul Sartre. Dopo gli studi, trova lavoro come impiegato presso un Comune. È appassionato dell’opera del filosofo e scrittore francese Georges Bataille: per «Filosofia e nuovi sentieri» cura la pagina Batailliana. È scrittore e pittore: i suoi quadri e disegni sono visibili in rete sia sul suo blog personale sia su altri portali. Ha pubblicato in volume: una raccolta di racconti dal titolo "Il gioco dell'insolito" (ed. Porto Seguro, Milano 2023), un romanzo "Il Risveglio" (ed. Robin, Torino 2022) thriller psicologico, un romanzo giallo “Mise en Abyme” (ed. Il Seme Bianco 2019), un’opera poetica sperimentale, “Il Cantico di Hermes” (ed. Controluna 2018) e cinque racconti noir per la collana Tutto Sotto (ed. Neos 2020-21-22-23-24).

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