di Daniele Baron

Il libro di Riccardo Mazzeo Tra Aiace e Rihanna. Frammenti di maschile e femminile nella letteratura e nella pop culture ha un’impostazione molto particolare, che risulta già palese dal titolo: non vuole essere un saggio teorico che in modo aprioristico dia definizioni astratte di cosa siano maschile e femminile in generale; si tratta infatti una ricognizione storica, non sistematica ma composta appunto di “frammenti”, vale a dire di piccoli capitoli ciascuno dedicato a un tema particolare, su come sono stati vissuti e rappresentati il maschile e il femminile nella nostra cultura, di quali siano le differenze tra maschile e femminile e soprattutto di come queste vengano a modificarsi nel tempo e talvolta ad armonizzarsi tra di loro.
Nell’introduzione Mazzeo pone in primo piano un’interessante questione: ha senso disquisire di questa differenza oggi quando si pretende di negarla? La cancel culture e il politically correct nel contemporaneo si pongono come barriere, come muri, che impediscono il passaggio a chi volesse avventurarsi in questi sentieri impervi. Ovviamente per Mazzeo la risposta è positiva: ha senz’altro senso parlare di questa differenza ed è anzi quanto mai proficuo cercare di farla risaltare, perché solo così si può riflettere in modo serio e non per semplici suggestioni. Si sta creando nella cultura contemporanea una spaccatura sempre più grande tra il mondo reale, così come è, e il mondo ideale, quale noi vorremmo che fosse, con esiti esiziali; si prenda ad esempio l’educazione, dove vi è la tendenza da parte dei genitori a diventare iperprotettivi nei confronti dei figli, fabbricando un mondo illusorio e rassicurante; questo ha effetti catastrofici nel momento in cui i figli cresciuti nella bambagia si scontrano con le miserie e la crudezza del mondo.
«A mio avviso esiste un apparentamento fra il passaggio da una società patriarcale oppressiva in cui era non solo tollerato ma quasi doveroso picchiare i figli e usare il “pugno di ferro”, a quella inane in cui non si dà più il senso imprescindibile del limite e della legge, e il passaggio da una società patriarcale sordida in cui veniva dato per scontato considerare la donna inferiore all’uomo, in cui fino a poco tempo fa esisteva il “delitto d’onore”, a quella in cui si tenderebbe a negare totalmente la differenza tra maschile e femminile in nome di una omogeneizzazione totalizzante che esaspera la contrapposizione con un maschio colpevole, semplicemente di essere maschio. Un conto è stuprare, e meritarsi l’ergastolo, o molestare ed essere chiamati a pagare le conseguenze del proprio gesto inaccettabile, ben altro conto è venire colpevolizzati soltanto per il proprio sesso» (pp. 13-14)
Proprio per evitare che gli oscurantisti, cioè i nostalgici della società patriarcale (società che in buona misura abbiamo per fortuna lasciato alle spalle), abbiano la meglio, è importante per Mazzeo riflettere a fondo su questi temi; se si negano le differenze, infatti, mettendo la testa sotto la sabbia come gli struzzi, si fa il gioco dei nostalgici del passato e del loro atteggiamento antidemocratico.
Il libro di Mazzeo è quindi uno stimolante percorso di ricostruzione e riesce a tenere bene insieme la cultura cosiddetta “alta” con la cultura di massa e pop, facendoci vedere come il maschile e il femminile siano stati caratterizzati nella letteratura (da Steinbeck a Houellebecq, da Choderlos de Laclos a Francesco Piccolo, ma anche da Simmel a Kafka a Martha Nussbaum) e nella pop culture (da Kayne West a Taylor Swift a Rihanna).
Il titolo è giustificato dal fatto che, secondo l’autore, Aiace e Rihanna rappresentano oggi i due prototipi del maschile e del femminile. Aiace è il simbolo del maschile «ricco delle connotazioni più specificamente virile come la forza, il coraggio, l’abnegazione, la capacità e la volontà di uccidere i nemici» (p. 19). Assieme a questo si riscontra nel personaggio mitologico una certa insensibilità e incapacità di cogliere la complessità del mondo.
Dall’altro lato la cantante Rihanna è il prototipo femminile «non solo per la sua bellezza e il suo fascino he colpiscono e catturano uomini e donne, ma soprattutto per la magmaticità che esprime nelle sue performance e per che quello che si sa della sua vita tendenzialmente anarchica, discontinua, perennemente “fuggitiva”» (p. 21).
Mazzeo si affretta ad aggiungere che tra questi due prototipi, che sono le due figure estreme di maschile e femminile, esiste un’infinità di sfumature ed è proprio nella ricerca di queste che la sua fine analisi si dipana nei vari capitoli del saggio.
In questo articolo che vuol essere un invito alla lettura del libro non posso seguire tutte le tappe del discorso articolato di Mazzeo, ma penso sia interessante approfondire il capitolo 5, dal titolo Le radici incancellate della società patriarcale, per la rilevanza in rapporto all’attualità. Si accenna lì al mutato ruolo dell’uomo nella società contemporanea e ai casi di femminicidio hanno molto colpito l’opinione pubblica. Infatti, con il mutamento dei costumi e dei ruoli, soprattutto dopo il movimento del Sessantotto, certe caratteristiche fisiche e simboliche dell’uomo, i muscoli, la prestanza fisica, non sono più bastati a garantire il ruolo del comando.
«Mentre la madre che genera la vita e la nutre riveste un ruolo saldo, riconoscibile e per certi versi incontestabile, il ruolo del padre è più artificiale, deve essere costruito, si innesta nella diade madre-figlio per aprirla al mondo esterno e facendolo impone la sua legge, il limite, l’argine che è indispensabile per far scaturire il desiderio e sospingere il figlio o la figlia nell’avventura dell’alterità e della molteplicità. Un compito così impegnativo, tuttavia, non può non suscitare insicurezza. La cultura che innesta nel rapporto “naturale” con la madre è ardua da mettere in circolo ed è per questo che il padre si munisce di un’armatura, inventa e propala la propria superiorità» (p. 41)
Se per millenni questa pretesa superiorità è stata mantenuta e gli uomini nella società hanno dettato l’agenda, ormai oggi in Occidente non è più così.
«E gli uomini non erano preparati a questa nuova veste indipendente e combattiva delle donne. La matrice arcaica di una superiorità fittizia, garantita dall’onore nei confronti del mondo e della soggezione di moglie e figli, è la causa più frequente e più misconosciuta degli orrendi femminicidi, che vengono perpetrati ancora oggi e che registrano un’escalation proprio perché, messi opportunamente in discussione i rapporti di potere fra uomini e donne, i primi si trovano totalmente incapaci di gestire situazioni che li defenestrano dal ruolo posticcio con cui si erano identificati. Una cupio dissolvi: spesso questi maschi, che si pretendono potentissimi, ma che sono intimamente fragilissimi, uccidono e si uccidono» (p. 42).
Analizzare la differenza tra maschile e femminile, quindi, può indurci a considerare in una luce diversa un fenomeno altrimenti incomprensibile, può svelare le cause naturali e culturali di questi casi sempre più frequenti di fidanzati o mariti che uccidono le loro ragazze o mogli.
La differenza tra maschile e femminile non è da cogliere, però, solo in senso negativo (scontro, iniquità, omicidi, suicidi), infatti, «esiste anche l’altra faccia della medaglia, ovvero l’incanto che soltanto l’incontro tra maschile e femminile può generare, l’evento più sublime, il più delizioso» (p. 127).
La conclusione del libro di Mazzeo è proprio dedicata all’analisi di questo altro aspetto.
Ciò che è essenziale è quindi non negare le differenze, ma conoscerle e in certi casi sottolinearle, valorizzandole, perché hanno un risvolto positivo essenziale.
Quindi «le femministe radicali a mio avviso sbagliano laddove pretenderebbero un mondo in piena luce, senza ombre e senza scantinati esistenziali, soprattutto senza alienazione. Ma non può esistere il segno più senza il segno meno, e già Marx, seguendo Hegel, parla di un’alienazione necessaria “in cui il soggetto si realizza perdendosi, diviene altro per diventare la verità di se stesso”» (pp. 129-130).
Solo attraverso la differenza, infatti, può avvenire dell’incontro con l’Altro, che è a fondamento dell’esperienza erotica e dell’amore.
Maschile e femminile quindi non sono a priori, non sono categorie naturali e assolute, perché affondano le loro radici nella storia. Il cambiamento culturale fondamentale nella seconda metà del secolo scorso ha scardinato posizioni che apparivano immutabili e ha consentito una rivoluzione, ancora in corso, nei ruoli tra maschio e femmina. Ciò non significa che sono state annullate le differenze tra maschile e femminile come qualcuno pretenderebbe o auspicherebbe. Maschile e femminile rimangono distinti: questo non solo è un dato di fatto, ma è anche un bene proprio perché, come abbiamo visto, solo nella differenza può avvenire l’esperienza dell’incontro con l’altro.
Riccardo Mazzeo, Tra Aiace e Rihanna. Frammenti di maschile e femminile nella letteratura e nella pop culture, (Ed. Pensa Multimedia, Lecce 2024).