di Vito j. Ceravolo
È un racconto rientrante nella categoria filosofia-fiction, situato fra romanzi filosofico-storici, come la «Città del Sole» (Campanella) o «Il mondo di Sofia» (Gaarder), e romanzi filosofico-epici, come il viaggio di «Zarathustra» (Nietzsche), dove si perde il confine fra fiction e realtà a favore dell’immaginazione e argomentazione di un’altra cultura. Il tutto affidato alla voce narrante dell’io. È per la smisuratezza dell’ego che chiedo venia.
1. Luogo di configurazione
Ignoto mi era dove andavo, solo da dove venivo. Da dove vieni è da dove guardi, da dove configuri il mondo, e da dove vengo non ci sono citazioni e ogni vostro cammino si decostruisce e rinnova, trasforma da possibilità mai toccate prima.
Da qui, l’irrinunciabile «prospettivismo» (Nietzsche), il quale dimora negli istinti di conservazione e potenza dell’io, divora l’altrui osservato – il mondo preda di ciò che si è – ma divorandolo si estende a esso e ai suoi reciproci morsi – ciò che si è, preda del mondo – con significative interazioni dinamiche così divenendo prospettiva complessa – lo stare nel mondo – dove «nessun oggetto dell’universo può essere il sistema di riferimento assoluto, universale e fisso, rispetto al resto dello spazio» (Einstein).
Ciò significa che c’è realmente un punto oltre cui l’esclusiva «competizione» egoistica dell’io (Darwin) ha per estensione, di conservazione e potenza, l’inclusiva «simpatia» collaborativa del noi (Stoici); e ancor si estende fino a sparire inevitabilmente dal punto di vista del tutto, la visione più ricca e complessa del mondo.
2. Mappa del paradigma
«So di non sapere» (Socrate) dove sto andando, solo da dove vengo. Tuttavia, ferino sulle tracce della sanguinante conoscenza umana, un percorso paradigmatico ha fatto alba nel tetro della mia coscienza, mappa a spazzare via le ombre del limite realista all’oggetto, del limite idealista al soggetto, dell’annichilimento del senso e del velo di Maya; e condizioni ad abbattere le barriere poste alle «possibilità di conoscenza» (Kant), senza più i limiti conoscitivi di costoro, ho attraversato, e sono giunto nel punto in cui gli oggetti sgorgano il loro senso, i soggetti la loro verità, e le riflessioni e le previsioni si estendono prive dei limiti delle precedenti culture, capace di operare sia l’oggetto che il soggetto, così in Cielo così in Terra. Siamo al paradigma con licenza di Accesso Intelligibile all’In sé e Sensibile al Fenomeno – cfr. bibliografia:
- Guarda (Percepire il mondo);
- Body-Mind (Fisica e Psiche);
- Conduci il Pensiero (Principio di non contraddizione);
- Intuisci e Concepisci (Le tre meditazioni);
- Parla (Senso e Significato).
3. Didattica dell’in sé e del fenomeno
L’in sé è ciò da cui le cose appaiono, il fenomeno è ciò che appare. Il primo è nascosto, sovrasensibile, manifestante; il secondo è «apparenza» (Lambert) che si manifesta relativamente ai valori dell’osservato e alle misure fisiche e sensibilità psichiche organizzate nell’osservatore.
Per esempio assumiamo la natura come «griglia spazio-temporale matematizzata entro cui si danno i movimenti dei corpi fisici e le loro relazioni dinamiche» (Galileo):
- La griglia spazio-temporale rappresenta l’a priori organizzato nell’osservatore, fra spazio fisico figurante e tempo psichico configurante, ossia il mondo dal proprio punto di vista, la questione del sé;
- I punti rappresentano gli oggetti in sé, ossia il mondo in quanto tale, la questione della cosa;
- Il risultato delle loro relazioni rappresenta il fenomeno, ossia l’apparire del mondo, la questione delle dinamiche fra sé e le cose.
Dalle quali questioni le loro rispettive Tre Domande Sul Mondo:
- Cosa sono io?
- Cosa è esso?
- Cosa è esso per me e cosa sono io per esso?
Orbene: l’essere del punto, inaccessibile a misure e sensibilità per sua divisione infinita, è determinabile indirettamente e parzialmente dagli effetti che produce sulla griglia dell’osservatore nella relazione con altri punti, acciocché la differenza degli effetti prodotti è indice di una qualche differenza dei produttori. I Tre Produttori Della Natura:
- Il soggetto per sé od osservatore;
- L’oggetto in sé od osservato;
- Le relazioni o dinamiche.
Tale «che, soltanto in virtù della verità [in sé], le verità [fenomeniche] possono venire colte nella loro relatività e, quindi, nel loro limite» (Stella).
4. A tenzone
Vi sia dato inventarvi obiezioni: i più importanti blocchi paradigmatici sono stati pocanzi sciolti e superati per mano di spietate possibilità. E dovreste a perdifiato ancora un poco – cfr. bibliografia:
- Mondo. Strutture portanti. Dio, conoscenza, essere;
- Verità. Unione fra realismo e costruttivismo
- Dieci argomenti di filosofia;
- Teoremi di coerenza e completezza;
- Mondo. Inferenze. Libertà.
Dirvi “intraprendere” significa trovare i primi passi di una direzione oltre ogni precedente cultura conosciuta, «evento» con cui tutte le vostre dottrine e il vivere si riconfigurano da nuova luce (Heidegger), e risorgeranno in correnti – l’esistenziale, il nihil, la mistica, la scienza, l’etica etc – con tecniche e motivi differenti, guerra e pace, stagioni e radici, nell’ordine del fondamento, come luce che trafigge un prisma uscendone scomposta in svariate sfumature. Sigillai: quando l’umanità si dispera nel caos della frammentazione, la Filosofia fa la sua comparsa.
In extremis, al fondamento più nessuna nostra dottrina ha incidenza, inutile portarcele addietro, siamo all’inizio, da dove tutte le vostre dottrine possono rimodellarsi in nuova storia e nuova sorte.
5. Prima domanda sul fondamento
Ho diciassette anni. Le parole di «Il pensiero laterale» (De Bono) mi stanno insegnando e io mi illumino e splendo. Insegnare è ora divampato nella più grande bellezza: quando insegni a sua volta impari e quando impari impari a insegnare. E fioriva l’onda d’urto «sapere è potere» (Bacon) e cosa mai potrei insegnare di tanto bello? L’infinito, nessuno lo ha ancora mai spiegato.
L’infinito non ha né inizio né fine. Meglio analizzarlo: un qualcosa che non ha inizio, un qualcosa che non ha fine. Che cosa non ha inizio? Il niente assolutamente non ha inizio perché se iniziasse sarebbe qualcosa. Che cosa non ha fine? Il tutto assolutamente non ha fine perché se finisse finirebbe in qualcosa oltre sé. Ebbene ora il tutto non aveva fine ma in quanto tutto era anche perfettamente determinato e finito, così il tutto risultava nel contempo finito e infinito: l’antinomia dell’essere assieme «finito» (Parmenide) e «infinito» (Melisso di Samo).
Prima Domanda Sul Fondamento, sul destino della cultura tutta:
Come fa una cosa a essere nel contempo finita e infinita senza contraddirsi?
Sono arenato, sulla riva di un mare troppo violento e grande da impedirmi di andare oltre questa stretta terra: le sue onde più alte di qualunque «gigante» (Newton) abbia mai calpestato questo mondo. Tutta la mia riflessione è un borbottio intorno al suo cospetto, per giorni, stagioni, anni, ma da ovunque arrivo il suo muro è invalicabile e il mio «linguaggio troppo povero per esprimere la [sua] reale natura» (Buddha). Vortici di inconsistenza inghiottono ogni mia ragione, e la strada del «finito immobile» (Parmenide) e la strada dell’«infinito divenire» (Eraclito). L’ossessione, che fino allora mi aveva guidato con antico dáimōn e divine intercessioni, era inesorabilmente degradata in «coscienza infelice» (Hegel), ammalata fino alla «sofferenza» (Schopenhauer) maestra del «non senso» del mondo (Nietzsche) o pungolo al suo perché. Sigillai: a splendervi sarà l’argot d’una Filosofia sciogliente gli opposti in uno.
6. Avvertenze sulla semplicità
L’Antico Grande Spirito ha parlato: semplice è il fondamento, ché fosse complesso avrebbe del semplice da cui si compone e inizia. Eppur troppi sbrigativi pensatori sottovalutano o deridono il semplice per la sua semplicità, benché solo colui che ha sciolto i nodi della complessità può aspirare alla semplicità. Spesso questi troppi banalizzano il semplice o lo semplicizzano, ma il banale rasenta la soluzione non focalizzante il problema, il semplicistico è la riduzione del problema oltre il minimo necessario alla sua risoluzione, mentre il semplice è ciò da cui si può costruire il mondo su fondamenta incrollabili, dacché è ciò di cui si compone ogni complesso, il primo e «uno» da cui si emanano e compongono i secondi (Plotino), pietra miliare, «archè» (presocratici).
Siate quindi prudenti davanti a chi ha la presunzione di promettervi il semplice, cauti prima di accettare il semplice con troppa facilità, prima che l’evidenza lo faccia garante di un sapere certo e rigoroso, ponendolo come origine da cui costruire una visione veritiera del mondo; perché è facile qualcosa di cui i più sono in grado, mentre il semplice può richiedere la risoluzione di violente complessità.
Non fatevi dunque ingannare e sospettate dei suoi modi semplici, della semplicità con cui esegue, soppesate ogni parola e virgola, affrontatene ogni diavolo prima di accettarlo, «dubitatelo» metodologicamente (Descartes), sia nella sua forma di principio sia nella sua applicazione «reale e vivente» (Peirce), e se non ci sono oppositori alla sua verità «inventateli» (Mill): non solo perché del semplice giammai alcuno prima l’ha sciolto, ma anche perché accettarlo significa riconfigurare il passato e rimodulare il futuro, significa riconoscere un’età semi-primitiva dell’umano, una proto-cultura mediana fra bruti e canoscenza: voi – non la vostra «semenza» (Dante). Sigillai: dopo di qua, non il «superumano Zarathustra» (Nietzsche) né «Kirillov l’umanoDio» (Dostoevskij) né Dio o alieno sceso fra gli umani, ma finalmente un umano.
7. Seconda domanda sul fondamento
Da qua, col fondamento negli occhi, il luogo della propria prospettiva si dislocherebbe e le parole si farebbero via via più distanti dal parlare delle precedenti culture: è come se ba-balbettassero, le loro parole giungono sottosopra da luoghi incongruenti, incespicano, confuse, irrisolute, mal-dicere che mal-fa, bui senza faro, ombre di «caverna» (Platone).
Non passò molto che fra i borbottii delle mie riflessioni sorse nuova domanda, su cui cominciò a concentrarsi la mia ossessione tanto più la domanda resisteva e si definiva, sbucando ora qua ora là, ora sotto questo argomento ora sotto un «colpo di pistola» (Hegel).
Seconda Domanda Sul Fondamento, sul destino della cultura:
Come può da un semplice darsi il mondo, uno dare origine a molti, alla complessità?
Sigillai: a splendervi sarà l’argot d’una Filosofia sorgente dal principio.
8. Terza domanda sul fondamento
La città gremita per il Dias Natalis Solis Invicti: i vicoli vociferano, la «nottola» ha aperto gli occhi sulla notte (Hegel) e il «sole» ha crepato il lungo buio del solstizio d’inverno (Platone). Nuova domanda in cui sprofondo.
Terza Domanda Sul Fondamento, sul destino della cultura:
Come fa tutta la complessità del mondo a finire nel semplice?
Sigillai: a splendervi sarà l’argot d’una Filosofia assorbente il caos.
9. Conclusione
Anche se «la previsione è difficile, specialmente per quanto riguarda il futuro» (Bohr), segue ciò che so sul fondamento, o «primo motore» (Aristotele), o bussola per non perdersi, o redini per cavalcare l’infinito «divenire» (Eraclito) e gli immobili «eterni» (Severino). “Segue” salvo imprevisti, come per esempio questo racconto che mi ha fatto fare stazione lungo la strada, ad allunare una storia di un’altra cultura.
Bibliografia paradigma
Percepire il mondo, in Filosofia e nuovi sentieri, aprile 2021.
Fisica e Psiche. Una teoria preliminare e strumenti di lavoro, in Filosofia e nuovi sentieri, dicembre-gennaio 2021-2022.
Principio di non contraddizione. Matematica e Teoria, in Filosofia e nuovi sentieri, aprile 2022.
Le tre meditazioni e l’accesso al mondo dell’invisibile, in Filosofia e nuovi sentieri, ottobre 2022.
Senso e Significato. Teoria del riferimento linguistico, in Sfi Società Filosofica Italiana, Bollettino filosofico n.50, pp. 94-117, maggio 2023.
Bibliografia introduzione paradigma
Mondo. Strutture portanti. Dio, conoscenza, essere, ed. Il Prato, Saonara (PD) 2016.
Verità. Unione fra realismo e costruttivismo, in A.P.P.F. Associazione Professionisti Pratiche Filosofiche, ConFilosoFare, febbraio 2017.
Teoremi di Coerenza e Completezza. Epimenide, Gödel, Hofstadter, in Filosofia e nuovi sentieri, maggio 2017.
Dieci argomenti di filosofia, in Filosofia e nuovi sentieri, luglio 2017.
Mondo. Inferenze. Libertà, ed. IfPress, Roma 2018.
